Peter Greenaway critica molto cinema italiano, incluso quello di PPP

Forse non accadrà come nel caso di Gabriele Muccino, che suscitò un vespaio con le sue denigrazioni ai danni del cineasta Pasolini, reo di dilettantismo. Tuttavia una qualche eco polemica è da mettere nel conto per le bordate critiche del regista e pittore britannico Peter Greenaway nei confronti di molto cinema italiano, inclusa l’opera filmica di Pasolini sminuita per pressapochismo tecnico e, perfino, per inautenticità ideologica.
All’interno di una visione pessimista anche sul futuro del cinema, sono giudizi taglienti che Greenaway ha lanciato al Biografilm Festival di Bologna e che sono stati ripresi dalla stampa, come sul www.globalist.it del 16 giugno 2017.

Peter Greenaway critica Pasolini: la sua professione di socialismo era una posa
redazionale

www.globalist.it – 16 giugno 2017

Dai grandi pittori fiamminghi e olandesi del Seicento al revisionismo storico, dalla politica all’evoluzione del cinema: il regista e artista britannico Peter Greenaway, a Bologna per ricevere il “Celebration of lives award”  al Biografilm Festival, spazia a tutto tondo senza risparmiare giudizi taglienti.
«Il cinema è morto, o comunque sta morendo», ha affermato il regista de Il cuoco, il ladro, sua moglie, l’amante, aggiungendo che «la sua fruizione è frammentata, si può tornare indietro e andare avanti a piacimento, lo si può guardare su uno smartphone, in dvd, in televisione, su tablet e soprattutto, quando guardiamo un film, siamo soli. Il tentativo di fare cinema testuale è destinato a fallire, il suo futuro è diverso: mi auguro che la rivoluzione digitale lo possa far nascere, per ora è allo stato embrionale».
Critiche anche per la produzione italiana, anche se non mancano le lodi a Rossellini e Fellini («8 e mezzo è il più grande film di sempre, Fellini un maestro come Ejzenstejn»): «Come mai fra La dolce vita e L’ultimo imperatore è  scomparso tutto?», si è chiesto il maestro britannico, aggiungendo che il Pasolini regista era «sciatto nel montaggio e la sua professione di socialismo una sostanziale posa. Il credo di Rossellini era autentico, mentre in Accattone si percepisce il distacco, così come ipocrita era il Visconti di Rocco e i suoi fratelli“.

Peter Greenaway
Peter Greenaway