Liliana Cavani e PPP. Cronaca di un’amicizia

A Pordenone l’edizione 2016 del  Festival “Le voci dell’inchiesta”, organizzato da Cinemazero tra il 13 e il 17 aprile 2016, ha dedicato un articolato omaggio alla regista Liliana Cavani,  che ha presenziato a questa dedica in suo onore.  Sono stati proiettati molti suoi film, anche recenti, come Clarisse girato nel 2012, e soprattutto è stato presentato il libro, edito da Cinemazero, Follia, Santità, Potere, Povertà che, per la cura di Fabio Francione, raccoglie un’ampia selezione degli interventi saggistici sul cinema proprio e altrui che la  Cavani ha prodotto tra il 1960 e il 2016. Tra questi compare anche il raro articolo uscito nel 1976  nell’Annuario de “La Biennale” in cui la regista ricostruisce i suoi rapporti, professionali e di sincera amicizia, con Pasolini.
Della manifestazione pordenonese e del legame tra la Cavani e l’amico Pier Paolo dà conto la giornalista Cristina Savi in un articolo uscito su “Il Messaggero Veneto” del 16 aprile 2016.
 

Cavani, la regista scomoda a “Le voci dell’inchiesta”
di Cristina Savi

http://messaggeroveneto.gelocal.it – 16 aprile 2016

È il giorno di Liliana Cavani, oggi (16 aprile 2016, ndr.), a “Le Voci dell’inchiesta” di Pordenone. La regista che con film come Portiere di notte, La pelle, i tre Francesco, solo per citare i più celebri, ha reso onore al cinema italiano d’impegno. L’autrice scomoda, l’ intellettuale lucidissima che non si è mai piegata agli interventi della censura, alle interpellanze parlamentari, che non ha mai rinunciato alla verità, alla carica polemica, all’audacia sessuale, di cui è simbolo il celebre seno nudo fra le bretelle di Charlotte Rampling, in testa il cappello da ufficiale nazista.
L’omaggio tributato dal Festival a Liliana Cavani sarà suggellato dalla sua presenza: incontrerà il pubblico a Cinemazero dopo la proiezione del cortometraggio Clarisse (in sala alle 18.45), girato nel 2012 nel Monastero di Santa Chiara, un racconto intimo e inedito sulla vita quotidiana delle suore di clausura, co-prodotto con Claudia Mori.
L’incontro sarà anche l’occasione per presentare il volume Liliana Cavani. Follia, Santità, Potere, Povertà. Scritti e interviste 1960-­2016, edito da Cinemazero e curato da Fabio Francione, in cui è raccolta un’ampia selezione della produzione pubblicistica e saggistica della Cavani, con articoli, interventi, interviste, commenti su religione, condizione della donna, rapporti fra cinema e tv e molto altro. A fare da corredo importante gli scatti inediti raccolti da Deborah Beer sul set della regista.

Liliana Cavani e Marcello Mastroianni sul set de "La pelle" (1981). Foto di Deborah Beer. Archivio Cinemazero Images
Liliana Cavani e Marcello Mastroianni sul set de “La pelle” (1981). Foto di Deborah Beer. Archivio Cinemazero Images

La carriera della Cavani – a proposito del cinema del reale, che è la cifra del festival pordenonese – iniziò con la realizzazione di una lunga serie di servizi televisivi per la Rai di forte impatto, Storia del Terzo ReichL’età di Stalin, PétainGesù mio fratello, La casa in Italia, tutti diretti fra il 1960 e il 1966.
Ed è sempre del 1966 il suo primo lungometraggio, Francesco d’Assisi, ancora per la tv, profondamente influenzato anche dalle atmosfere tipiche dei film di Pasolini. Che Liliana aveva incontrato per la prima volta nel 1965, in una saletta dove si proiettava Francesco, come si legge, nel libro di Francione. «Una proiezione memorabile per il disastro che era: saletta caldissima, senz’aria, un solo proiettore e il film che veniva perciò interrotto otto volte; la proiezione durò quattro ore anziché due.  Fu Laura Betti a portare Pasolini e io soffrivo immaginando che a metà se ne andassero giustamente scocciati. Viceversa, paziente come era, Pasolini guardò il film con calma e alla fine, anziché l’aria seccata, aveva un sorriso e mi disse cose bellissime. Nacque un’amicizia che sarebbe durata sempre, fondata su stima sincera e affetto».
Un capitolo che intreccia ricordi ed emozioni, quello dedicato a Pasolini. Come quel viaggio in auto di ritorno dal Festival di Pesaro, di notte, dove per mantenersi svegli giocavano.  «Dissi di lui che se fosse stato un personaggio storico sarebbe stato Socrate e di me disse che sarei stata una via di mezzo tra Giovanna D’Arco e Pisacane. Io vedevo in lui il pedagogo e lui in me, una giovane idealista. E il pedagogo che in lui era amò intensamente il mio film Milarepa: volle farne una lunga e bellissima critica per “Cinema Nuovo”: un omaggio che raramente un collega fa a un altro; lui si sentiva molto Marpa, il maestro del film, e io, viceversa, Milarepa, l’apprendista: “Milarepa è poesia – mi disse a cena – e Portiere di notte, pur bello, è prosa”».
Pasolini, secondo Cavani, è stato «cineasta come pochi: uno dei rari autori, forse l’unico, le cui opere per così dire “minori” (Porcile, La ricotta, Appunti per un’Orestiade africana…) sono dei capolavori e comunque, capolavoro a parte, è una grande lezione per gli autori”.

[info_box title=”Liliana Cavani” image=”” animate=””]laureata in Lettere e interamente votata ad un cinema politico e rivoluzionario, nasce a Carpi il 12 gennaio 1933.
La sua carriera di regista inizia con la realizzazione di una lunga serie di servizi televisivi di forte impatto, Storia del Terzo Reich, L’età di Stalin, Pétain, Gesù mio fratello, La casa in Italia, tutti diretti tra il 1960 e il 1966. Proprio nel 1966 realizza il suo primo lungometraggio, Francesco d’Assisi, girato ancora per la tv e profondamente influenzato dallo stile di Rossellini e dalle atmosfere tipiche dei film di Pasolini. Due anni più tardi dirige Galileo, ancora un’opera destinata alla televisione ma poi vietata ai minori e quindi mai messa in onda, probabilmente a causa delle esplicite accuse della pellicola al potere repressivo delle gerarchie cattoliche.
Dopo I cannibali (1969) e L’ospite (1971), entrambi estremamente duri verso alcuni aspetti della società italiana, realizza nel 1974 Milarepa, ambientato in Nepal, e nello stesso anno ottiene un grande successo con Il portiere di notte, storia dell’ambiguo rapporto tra un ufficiale delle SS e una giovane deportata, che scatena le polemiche dei moralisti.
Ancora polemiche anche nel 1977, all’uscita del film Al di là del bene e del male, mentre nel 1981 La pelle, tratto dall’omonimo romanzo di Curzio Malaparte e interpretato da Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale e Burt Lancaster, viene accolto favorevolmente dalla critica e conquista una candidatura per la Palma d’Oro al Festival di Cannes.
Dopo il discusso Oltre la porta (1982), considerato il suo peggior film, Liliana Cavani realizza nel 1985 Interno berlinese, ispirato al romanzo La croce buddista di Junichiro Tanizaki. Il film è nuovamente bersagliato dalle critiche del pubblico cattolico, che poi qualche anno più tardi accoglie finalmente con entusiasmo (almeno in parte) l’uscita di Francesco, la nuova biografia del poverello d’Assisi realizzata dalla regista nel 1989. La pellicola, interpretata con stile impeccabile da Mickey Rourke, tratteggia in modo realistico l’umanità del Santo e rievoca con violenza e disperazione la miseria e la sofferenza di una vita spesa in nome dell’amore e della dedizione agli altri. Con Dove siete? Io sono qui (1993) Liliana Cavani ottiene un nuovo successo, soprattutto per la semplicità della narrazione e per l’estrema cura nella direzione degli attori, e nel 2001 torna al cinema con Ripley’s Game, tratto da un romanzo di Patricia Highsmith e presentato fuori concorso alla 59.ma Mostra del Cinema di Venezia. Dall’incontro con Claudia Mori nascono due lavori per RAI Fiction: De Gasperi (2005) e Einstein (2008). Nel 2009 fa parte della giuria della 66.ma Mostra del Cinema di Venezia. Del 2012 è infine il film Clarisse.[/info_box]