Il cinema, la censura e la concorrenza della Tv, di David Grieco

Torna a Matera, dal 15 al 19 marzo 2017, il Mici, VI Meeting Internazionale del Cinema Indipendente, nato per iniziativa dell’Agpc (Associazione Giovani Produttori Cinematografici Indipendenti) che riesce ogni anno a coinvolgere in numero sempre maggiore altre associazioni importanti (Fice, Anec, Agis) che raggruppano a loro volta i sostenitori storici del “cinema d’essai”, gli esercenti italiani, e altre categorie. Durante il Mici, verranno presentati film italiani e stranieri ancora inediti in Italia e si terranno dibattiti sul futuro del cinema indipendente con partecipanti illustri provenienti anche da altri paesi europei. A parlarne David Grieco, regista del film La Macchinazione sulla morte di Pasolini, che non manca di riflettere sulla crisi del cinema italiano, sui persistenti boicottaggi della censura nellโ€™immediato ย dopoguerra e sulla esiziale concorrenza subita in seguito dallo strapotere televisivo.

Solo gli indipendenti possono salvare il cinema italiano
Riflessioni a margine del VI Meeting Internazionale del Cinema Indipendente
di David Grieco

www.globalist.it โ€“ 9 marzo 2017

Questa รจ davvero una bella notizia. Il cinema indipendente italiano sta alzando la testa e puรฒ diventare una realtร  con cui il Ministero dei Beni Culturali (Mibact) e la cricca che monopolizza quel poco che resta della gloriosa industria del cinema italiano dovranno prima o poi fare i conti, anche alla luce del clamoroso fallimento della privatizzazione di Cinecittร . I prestigiosi stabilimenti che tutto il mondo ci invidia (Cinecittร  รจ uno dei marchi italiani piรน conosciuti all’estero) sono improvvisamente tornati ad essere di proprietร  dello Stato e Cinecittร  dovrร  pertanto essere rilanciata in termini esclusivamente cinematografici, al fine di sventare le manovre “palazzinare” che da anni mirano a farne l’ennesima foresta di cemento urbano.
Tutto ciรฒ non a caso accade proprio nel momento in cui si stanno discutendo i decreti attuativi di una nuova legge sul cinema che sembra essere riuscita (un miracolo alla rovescia) ad essere ancora una volta peggiorativa della precedente. Una legge, ancora una volta, tutta piegata in favore della televisione, nell’obiettivo di ridimensionare una volta per tutte, diciamo pure per sempre, il cinema italiano e ciรฒ che rappresenta.
รˆ una tendenza, questa, che viene da lontano. Tutto iniziรฒ nell’immediato dopoguerra, quando Giulio Andreotti vide Ladri di biciclette di Vittorio De Sica e disse che i panni sporchi si dovevano lavare in casa. Ma nonostante il suo anatema, il neorealismo italiano conquistรฒ il mondo.
E allora vennero gli anni della censura e dei sequestri, anni di scandalosi rigurgiti fascisti che durarono fino alla fine degli Anni Settanta.
Anche in quella occasione, i vari Andreotti vennero perรฒ clamorosamente sconfitti. Se un film veniva sequestrato, e poi dissequestrato, la gente correva in massa a vederlo. Senza contare che l’industria del cinema si era fatta furba e presentava sempre in prima battuta i film “pericolosi” all’Aquila, dove c’era una Procura illuminata che si batteva contro la censura e li “scarcerava” rapidamente.
Qualcuno si chiederร  il perchรฉ di un tale accanimento della destra italiana nei confronti del cinema. Non รจ difficile da spiegare. Il cinema รจ un mezzo straordinario, un film รจ la metafora piรน potente per raccontare la realtร  che si evolve, con tutti i suoi problemi e tutte le sue ingiustizie. Film come Le mani sulla cittร  di Francesco Rosi o Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri si sono dimostrati molto piรน efficaci di qualunque articolo, reportage o opera letteraria nel denunciare intrighi e storture. Il cinema รจ potente e inviso a chi detiene il potere. Oggi come ieri. Ho personalmente avuto modo di verificarlo in questi mesi con il film La Macchinazione sulla morte di Pier Paolo Pasolini.

"La macchinazione" di David Grieco. Manifesto
“La macchinazione” di David Grieco. Manifesto

Negli Anni Ottanta, la destra italiana al potere concepรฌ dunque una nuova strategia per neutralizzare il cinema. Dopo essersi resi conto che qualunque attacco al cinema italiano finiva per ingigantirne il consenso popolare, i vari Andreotti capirono che occorreva potenziare l’unica, possibile alternativa al cinema, vale a dire la televisione. รˆ in questa prospettiva che nasce il sostegno all’emittenza televisiva illegale, privata e selvaggia e al suo piรน che torbido magnate, Silvio Berlusconi.
In quegli anni, l’Italia รจ l’unico paese europeo dove รจ possibile vedere sul piccolo schermo casalingo prima decine, poi centinaia di cosiddette “TV private”. Data la piรน che mediocre qualitร  delle trasmissioni, nessuno ce le invidia. Ma in quei giorni, gli altri cittadini europei si chiedono e chiedono spesso agli italiani come e perchรฉ sia nata nel nostro paese una simile giungla televisiva.
Il resto รจ storia. La Corte Costituzionale dichiara inammissibili tutte queste televisioni private e il 16 ottobre del 1984 tre pretori “spengono” le reti Fininvest, Canale 5, Retequattro e Italia Uno. Quattro giorni dopo, il Presidente del Consiglio Bettino Craxi emana un decreto legge per rimetterle in attivitร  legittimandone l’abusivismo. Il 28 novembre, il decreto legge viene giudicato anch’esso istituzionale. Ma il 6 dicembre del 1984, per far passare l’ennesimo decreto legge in favore di Berlusconi e delle due Tv (appoggiato anche da Biagio Agnes, dominus democristiano della Rai), Craxi pone addirittura la fiducia e ne ottiene l’approvazione.
Ciรฒ che accadde poi, non si puรฒ dimenticare. L’Italia divenne una Repubblica Televisiva, Silvio Berlusconi andรฒ al potere dopo la fuga di Craxi a Hammamet e sostanzialmente vi rimase per piรน di un ventennio. Nel frattempo, il cinema italiano esaurรฌ a poco a poco la sua spinta e, tranne alcuni brevi momenti di gloria, eccetto alcuni piccoli miracoli come La vita รจ bella di Roberto Benigni, scomparve dalla ribalta internazionale.
Ma l’attenzione di chi voleva fare del male al cinema italiano รจ sempre stata vigile. Vent’anni fa, in piena crisi del cinema, molte grandi, vecchie e importanti sale cittadine hanno chiuso i battenti. Anzichรฉ ristrutturarle e farle diventare multisale come hanno logicamente pensato di fare in tanti paesi europei a cominciare dalla Francia, in Italia sono state trasformate in parcheggi, in supermercati e il piรน delle volte in quelle famigerate “Sale Bingo” che non hanno mai funzionato e sono presto diventate piccoli regni della malavita. Ma le “Sale Bingo” sono state anche il prezioso cavallo di Troia di chi voleva introdurre in Italia la presenza massiccia delle slot machines, che oggi nel nostro paese sono assai piรน numerose di quelle che si possono trovare a Reno o a Las Vegas.
Come potete constatare, in nome del cinema in Italia si puรฒ fare tutto e il contrario di tutto.
Il tempo รจ trascorso, e oggi il cinema italiano versa in uno stato piuttosto pietoso. Eppure basta andare in un altro paese per sentirsi chiedere, in ogni momento, “ma che fine ha fatto il cinema italiano?”.
Il cinema indipendente, se continua a darsi da fare come al Mici che si terrร  dal 15 al 18 marzo a Matera, รจ l’unico che un giorno potrร  forse dare a questa domanda la risposta che tutti coloro che amano il cinema italiano stanno aspettando. Per questo motivo, non posso che rivolgere a loro i miei piรน sentiti auguri.