E’ tutto fermo al novembre del 1975. Io ero al cimitero. Di mattina presto. Questa è l’usanza da sempre della mia famiglia. Quella mattina pioveva, assai pure. Almeno qui, da noi, al sud. Tanto che i fiori che mia madre mi aveva messo in mano per portarli alla tomba del nonno si erano già tutti e belli afflosciati, bagnati. Se pur freschi sembravano già morti. Così giovani e già morti. Morti, per i morti. Televisione? No. Non c’era il telegiornale la mattina, né la televisione trasmetteva. E poi noi eravamo di corsa. In tanti. Al cimitero. Il 2 novembre è questa l’usanza, da noi. Si onorano i morti. Almeno una volta l’anno. Ma si onorano.
Così inizia lo spettacolo Pa, omaggio a Pasolini che andrà in scena il 27 maggio 2015 all’Auditorium Tarentum di Taranto, per l’interpretazione di Maurizio Ciccolella, Tiziana Risolo e Sandra Maggio. Alfredo Traversa, che ne cura la regia, così commenta:
“Lo spettacolo o meglio l’opera Pa nasce da alcune riflessioni ed input grazie all’incontro con Giuseppe Puppo, giovane studente che nell’ottobre del 1975 incontrò nel suo Liceo di Lecce Pasolini in una conferenza, la sua ultima conferenza. Da scritti e colloqui con Puppo nasce Pa, una scrittura scenica che mi ha permesso di parlare con Pasolini. Mai avrei fatto uno dei suoi testi teatrali, mai in questi decenni ho pensato di accostarmi teatralmente a Pasolini. Ora ho deciso di farlo perché ho deciso di spogliarmi, ho deciso di mettere la mia passione al servizio di Pasolini, tentando di soffermarmi su poche e semplici emozioni necessarie per continuare a leggere e a decifrare la vita che è intorno a noi: da quella politica a quella personale sino alle istituzioni che in qualche modo dovrebbero garantire la crescita individuale di ciascuno di noi. Ma soprattutto Pa vuole essere un’ulteriore esperienza di parole, sensazioni, sguardi e condivisioni, spesso scomode perché vere”.
Lo spettacolo, che gode del patrocinio del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, è onorato in locandina da un intenso primo piano di Pasolini, fotografato nel 1972 dalla grande Letizia Battaglia.
*Foto in copertina: © Letizia Battaglia
