Attilio Giordano, il direttore del “Venerdì di Repubblica”, parlerà oggi del grande fotografo Mario Dondero alle ore 13.45 e 19.45 sul Canale 50 del DT e 139 di Sky. Un racconto a 360 gradi su un “angelo necessario”, come ama definirlo l’amico e “collega” Danilo De Marco. Ma ogni etichetta va stretta a Mario (basta dire il suo nome e si sa già chi sia), genovese di nascita, ma poi milanese nella bohème della vita agra di Luciano Bianciardi (che gli fu amico e lo inserì tra le pagine iniziali del romanzo), parigino, cosmopolita, oggi di stanza nella marchigiana Fermo, 86 anni benissimo portati e sempre con un’invidiabile miscela di nonchalance, ironia, eleganza naturale e simpatia umana.
Il più francese, si è detto, dei nostri artefici dello scatto memorabile, che nel suo caso è lievitato da uno sguardo curioso, colto ma soprattutto attento a cogliere la scintilla umana e affettiva dei suoi soggetti, con cui, conoscendolo, è facile immaginare abbia intrecciato relazioni, lunghe ore e ore e condite di parole o anche di canzoni, la vie en rose e les feuilles mortes mescolate all’Internazionale. Perché Dondero, che ama la vita e canta niente male, è sempre andato in cerca non della bellezza fine a se stessa ma della verità, non di personaggi ma di persone, che ha saputo far emergere anche in fotografati illustri, il cui elenco sarebbe lunghissimo. Tra essi, anche Pasolini, di cui Mario fu amico nei primi anni Sessanta e che immortalò in momenti intimi di vita privata come in situazioni di lavoro (sul set de La ricotta o a Viareggio al tempo di Comizi d’amore).
Fotografie che ora, in un complesso di 250 meravigliose immagini a documento di una carriera e di una vita da leggenda, saranno esposte in una imperdibile retrospettiva alle Terme di Diocleziano a Roma (dal 19 dicembre). Per rendere finalmente omaggio, come ha scritto Gianluigi Colin (“la Lettura” del “Corriere della Sera” di domenica 14 dicembre), ad “uno tra i più sofisticati narratori della commedia umana, appassionato interprete di una fotografia, ormai rara, in cui convivono testimonianza e impegno ma soprattutto poesia”.