Anche PPP fra i tesori del cinema restaurati dalla Cineteca di Bologna

http://trovacinema.repubblica.it/ – 09-08-2013

Grazie alla Cineteca di Bologna si rivedranno restaurati film storici come “Roma città aperta” e “La febbre dell’oro”. Un miracolo italiano

I volti segnati, allo stesso tempo dall’abisso della guerra e dalla speranza nel futuro, che Roberto Rossellini ha consegnato alla storia del cinema in “Roma città aperta”. Il valzer di Claudia Cardinale e Burt Lancaster nella scena madre de “Il Gattopardo”. O la passeggiata mattutina in cui Charlot fa il suo primo incontro con “Il monello”. E si potrebbe andare avanti all’infinito: perché il patrimonio di immagini custodito dalla Cineteca di Bologna comprende questo e altro. E dieci tra i capolavori restaurati nei laboratori dalla Cineteca ritorneranno nelle sale italiane a partire dall’autunno 2013: un classico ogni mese, proiettato il lunedì e il martedì in 25 sale di Circuito Cinema. L’obiettivo è restituire alla propria destinazione originaria alcuni tra i film più importanti della storia del cinema. Si parte il 23 settembre proprio con “Roma città aperta”. E tra i titoli in programma le versioni restaurate di “Hiroshima mon amour” di Alain Resnais, “Les enfants du paradis” di Marcel Carné e “La febbre dell’oro” di Charlie Chaplin.
Un progetto che si inserisce nella mission della Cineteca, un ente che fa della conservazione della memoria cinematografica la propria ragion d’essere: proteggere il grande cinema mettendolo a disposizione delle generazione future. E, soprattutto, creando economia dal patrimonio artistico. Perché a Bologna, con il cinema “si mangia”, si genera ricchezza. Nella Cineteca, nata nel 1963 e trasformatasi in Fondazione all’inizio del 2012 per poter ricevere anche finanziamenti privati, lavorano oltre cento persone, senza contare gli “stagionali” che vengono arruolati per le tante iniziative messe in cantiere. Un bilancio da tre milioni di euro per un archivio sterminato, fatto di oltre 60mila pellicole, 350mila immagini di scena, 200mila tra locandine e manifesti. Ancora: 6mila colonne sonore e ore e ore di lezioni e seminari sulla settima arte, da Carmelo Bene a Krzysztof Kieslowski, da Werner Herzog e Bernardo Bertolucci.
Poi il Centro Studi dedicato a Pier Paolo Pasolini e il laboratorio di restauro, uno dei migliori del pianeta. Tanto all’avanguardia che la Film Foundation di Martin Scorsese e la famiglia di Charlie Chaplin hanno consegnato a Bologna le proprie collezioni affinché fossero catalogate e restaurate.

«Abbiamo puntato sempre sulla qualità» dice Gian Luca Farinelli, direttore della fondazione «E abbiamo sempre cercato il dialogo in una dimensione internazionale. Il nostro Festival del Cinema Ritrovato, che ormai va avanti da ventisette anni, è la più grande rassegna di storia del cinema in Italia, paradossalmente più conosciuta all’estero che nel nostro Paese».
Un paradosso che, purtroppo, accomuna molte delle realtà italiane che si dedicano alla divulgazione del passato e del presente del cinema. Altra ragione del successo della Cineteca è «la continuità del lavoro». Parte tutto negli anni 60, con un progetto, «un po’ utopistico: un gruppo di intellettuali decide di dar vita a un luogo dove valorizzare la cultura del cinema». Un percorso che da allora non si è più fermato, anche grazie al sostegno «prima dal Comune, poi della Regione e dallo Stato», continua Farinelli.
Cinquant’anni di lavoro navigando sempre su una rotta: «Il punto centrale è la conservazione della memoria per la costruzione del presente: siamo un Paese allo stesso tempo straordinario e terribile », dice il direttore «Abbiamo una storia cinematografica importante, cineteche di livello altissimo, festival, un patrimonio di sale considerevoli. E nello stesso tempo, tutto questo viene spesso dimenticato, messo ai margini». Nonostante questo, il lavoro della Cineteca non si è mai fermato, generando anche dei miracoli, come il restauro di “C’era una volta in America”, «in cui abbiamo potuto restituire al pubblico l’idea originaria del capolavoro di Sergio Leone».
Per quanto riguarda il ritorno in sala dei vecchi capolavori restaurati, «non sappiamo ancora quali saranno le ricadute economiche del nostro progetto, vedremo. Ma le motivazioni che ci spingono a realizzarlo non sono di natura puramente economica. Una cineteca ha degli obblighi etico-morali rispetto al proprio ruolo», dice Valerio De Paolis, membro del cda della Cineteca e presidente della Bim. Perché l’importante è anche «distribuire un’idea, mostrare al pubblico un cinema pensante, che contenga materiali per interpretare la società ».
A presiedere la Cineteca, il regista e produttore Carlo Mazzacurati, il quale spiega: «Il lavoro della Cineteca serve moltissimo. Non vorrei dire una banalità, ma è così: dietro ogni cosa nuova che viene prodotta, traspare il passato del nostro cinema. Per esempio, se si parla con i registi americani che hanno iniziato negli anni Sessanta e Settanta il loro percorso, e penso a Martin Scorsese e Francis Ford Coppola, raccontano che la visione del cinema italiano del secondo dopoguerra è stato essenziale per la creazione del loro linguaggio cinematografico ». L’esigenza, oggi, è quella di tradurre quest’importanza in impegno anche da parte degli enti pubblici, a partire dal Ministero. E, magari, mettersi al lavoro per esportare l’esportabile del “modello Bologna”.