Su il sipario anche per il nuovo cartellone 2013-2014 di Akrópolis, la stagione con cui il Teatro Club di Udine, da 14 anni, porta in evidenza le migliori espressioni contemporanee del teatro di impegno civile, trovando in quella scelta di campo il senso specifico e profondo del proprio progetto. Grazie al tradizionale sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e del Comune di Udine, oltre che al prezioso contributo della Fondazione Crup, saranno nove le proposte di spettacolo, che si snoderanno al Teatro Palamostre tra l’apertura del 19 novembre 2013 e la chiusura di metà aprile 2014 e che, inoltre, saranno accompagnate da due originali progetti culturali, in equilibrio tra l’azione divulgativa e la presentazione agilmente accattivante. Che si tratti di una proposta forte e inconfondibile tiene a ribadirlo anche il direttore Angela Felice, che ha selezionato – spiega – “una rosa di spettacoli qualitativamente coerenti, orientati a curvare la scena in occasione problematica di riflessione sulle urgenze del presente, ma anche attenti a salvaguardare la forza artistica del linguaggio scenico e a non cedere al rischio della pesantezza didascalica o dimostrativa. E’ anzi attorno ad un motivo centrale che ruotano le proposte, come per una perlustrazione organica a più specchi riflettenti. Il tema della diversità percorre infatti il cartellone, screziato tra esempi umani di non-conformismo, anche al confine della resistenza eroica al degrado etico contemporaneo, e spaccati più vasti di marginalità collettive”. Una donna diversa, e destinata alla sconfitta, è la protagonista Aleluja della tragedia ‘L’ùali di Diu’ dell’ungherese Miklós Hubay, che, in apertura della rassegna (martedì 19 novembre 2013), inscena il genocidio culturale e linguistico del popolo minoritario che scompare con lei, vittima di guerra e ultima testimone della sua gente. Il potente lavoro, alternativo anche per il codice usato nella variante carnica della Val Pesarina (su traduzione audace di Carlo Tolazzi) corona lo sforzo produttivo di una rete di strutture regionali (anche il Teatro Club, produttore esecutivo insieme a Associazione Colonos, Comune San Vito al Tagliamento, Forum, Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli, vicino/lontano) e ora, dopo il debutto a vicino/lontano e una seconda replica per Avostanis, ripropone ad Akrópolis la sua cruda metafora tragica, diretta da Massimo Somaglino e restituita con superba prova d’attore di un trio di intensi artisti della scena friulana, Fabiano Fantini, Marco Rogante e Aida Talliente. Una vera perla, lunedì 25 novembre 2013, va poi in scena con l’allestimento della “favola” drammatica I fanciulli e gli elfi di Pier Paolo Pasolini, proposta dagli undici artisti del Gruppo Roccaltìa di Chia nel viterbese, su regia di Ilaria Passeri e in collaborazione con Graziella Chiarcossi, erede del poeta. Un unicum, in questo caso, dato che quel testo, inedito, non è mai stato rappresentato dopo il 1945, quando il giovane Pasolini lo inscenò a Casarsa con i suoi allievi di Versuta, interpretando lui stesso una parte e rappresentando nel copione il problematico incontro-scontro tra natura e cultura, barbarie e civiltà, chi sta fuori ed è diverso e chi invece è integrato e già educato. Campione umano di diversità è anche il pittore Ligabue, in cui, nel nuovo e già osannato spettacolo Un bès, cioè “un bacio” (martedì 10 dicembre), il bravissimo Mario Perrotta si immedesima con straordinaria adesione, abitandone la lacerazione traumatica tra follia, genio artistico, scherno sociale e sete permanente e inappagata di amore.
Al bivio tra identità e integrazione, e tra minoranza e maggioranza, si colloca anche l’ebreo Emanuele, protagonista dell’omonimo dramma giovanile in cui il ventunenne Ippolito Nievo nel 1852 prendeva posizione sul tema scottante del pregiudizio antisemita e vi opponeva il generoso appello democratico dell’egualitarismo. Su idea di Angela Felice e Paolo Patui, rodato duo di esploratori letterari, il testo sarà restituito lunedì 27 gennaio 2014 in forma di lettura con commenti a contrappunto all’interno dei percorsi udinesi in ricordo della Shoah e qui con la volontà di far scoprire una pagina poco nota non solo di Nievo ma anche della società italiana pre-unitaria. Due spaccati sociali di immiserimento morale, con rovesciamento abnorme di comportamenti e valori, articolano gli spettacoli in cartellone per il mese di febbraio. Mercoledì 5, per la regia di Andrea Collavino e l’interpretazione di quattro rodati attori (Adriano Giraldi, Riccardo Maranzana, Maria Grazia Plos, Maurizio Zacchigna) è la volta dello spettacolo prodotto dalla Contrada di Trieste Il metodo, un affresco al confine del grottesco sul perverso gioco al massacro organizzato sui posti di lavoro per la selezione del personale, in regime di spietata concorrenza tra aspiranti. Cupo, come una pagina di cronaca nera dei nostri tempi, è poi lunedì 17 febbraio il quadro offerto dalla scena di La palestra, su testo di Gianni Scianna e con un quartetto di vibranti giovani interpreti (Fulvio Pepe, Mariagrazia Pompei, Arianna Scommegna, Michele Sinisi) sotto la mano sapiente di Veronica Cruciani. Una tragica dimostrazione della perversione attuale dei valori e del prevalere dell’egoismo, dell’ipocrisia e della violenza sul senso, anche elementare, della verità e della giustizia. Ancora la diversità, ma esaltata a testimonianza di coraggio inflessibile, è il cuore dell’omaggio che l’attrice Isabella Ragonese e il drammaturgo fiorentino Stefano Massini dedicano con African Requiem (domenica 23 marzo) a Ilaria Alpi, luminoso esempio di giornalismo al servizio integrale dell’informazione corretta, che spicca sullo sfondo tragico della Somalia post-coloniale, tra loschi affarismi e guerra per bande. Giovedì 10 aprile 2014 sarà alla ribalta il pluripremiato spettacolo Radio Argo, quasi un concerto pop per voce sola con un superlativo Peppino Mazzotta, più noto al grande pubblico come l’ispettore Fazio del commissario Montalbano. In scena è una straordinaria rilettura dell’Orestea di Eschilo, lanciata nella notte da una fantastica emittente radiofonica, per una riflessione sullo scontro tra la violenza del potere insanguinato e l’esilio di chi vi si sottrae, come Oreste il matricida, declinazione antica d’umanità diversa e reietta.
La stagione si chiude a metà aprile (data in via di definizione) con l’impegnativo spettacolo Il violino del Titanic, che si fatica a circoscrivere nella sola dimensione teatrale e che semmai si colloca in modo più pertinente sul fronte della testimonianza – esperienza, fatta vivere anche al pubblico. Trenta attori di diversa provenienza geografica extraeuropea ed effettivamente rifugiati, raccolti da otto anni dal regista-drammaturgo Pietro Floridia in una originale Compagnia, interpreteranno la situazione del naufragio, ma allargandone il motivo anche a metafora di più ampi affondamenti collettivi e a monito per il pericolo di sprofondamento del Titanic, su cui di nuovo l’incosciente umanità del XXII secolo pare imbarcata. Da ricordare infine che due progetti speciali, curati da Marisa Sestito, ordinaria di Letteratura Inglese all’Università di Udine e grande traduttrice, arricchiscono il cartellone e si segnalano per la volontà di perlustrare e far conoscere in modo corretto ma leggero grandi pagine e grandi miti della letteratura occidentale. In continuità con il viaggio dickensiano già avviato con successo nel 2012, sarà presentata tra novembre e dicembre 2013 Una fantasia di Natale, nuovo titolo del racconto dickensiano L’invasato e il patto del fantasma adottato per una imminente ristampa Marsilio. Nel 1849 il grande autore inglese vi articolò il tradizionale argomento natalizio con una versione più inquietante e interrogativa, in particolare sul dilemma della scelta tra azzerare la memoria, con il suo fardello di dolori, o ricordare, e così recuperare una più piena umanità. Due gli appuntamenti in programma: sabato 23 novembre, alla Libreria Friuli, ci sarà la presentazione del libro, con il dialogo tra Pierluigi Di Piazza, lo psicoanalista Pierluigi Rocco, l’attrice Rita Maffei e la stessa Sestito; a metà dicembre, in data da definire e in collaborazione tra il Teatro Club e la Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe, ci sarà il reading non stop del testo, come per un copione affidato alle voci diverse di 70 lettori. Nel mese di gennaio 2014 partirà poi la prima tappa dell’escursione speciale Intorno a Edipo, mito fondativo del pensiero occidentale che, dopo Sofocle, ha attraversato i secoli e conosciuto le più diverse variazioni e sfumature. Tra le riletture va segnalata quella del drammaturgo inglese John Dryden che nella seconda metà del Seicento, con la sua personalissima e poco nota rielaborazione, sarà argomento di un particolare approfondimento, preliminare all’imprescindibile focus finale sull’Edipo re del cinema pasoliniano.