A Fabriano, le foto di Paolo di Paolo per “Il Mondo” di Pannunzio
www.anconatoday.it – 28 novembre 2013
Giovedì 21 novembre è stata inaugurata a Fabriano, presso la sede del Museo Mannucci Ruggeri, in Via Gioberti 5, la mostra di opere fotografiche “La fotografia dal racconto alla storia” del maestro Paolo di Paolo (chiusura il 15 dicembre), curata da Francesco Maria Orsolini e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana. La mostra presenta le immagini pubblicate da Paolo di Paolo su “Il Mondo”, la più importante rivista culturale italiana del dopoguerra, diretta da Mario Pannunzio dal 1949 fino al 1966. Nei suoi diciassette anni di vita, “Il Mondo” ha rappresentato uno straordinario spaccato storico dell’Italia, nel periodo che va dai primi anni della Repubblica e della ricostruzione a quelli del boom economico, gli stessi anni in cui il nostro paese ha conosciuto la più impetuosa trasformazione della propria storia moderna.
La redazione della rivista ha svolto una funzione di orientamento politico e culturale, finalizzata alla creazione di una “terza forza” di tipo laico, schierata per un’Italia più civile e moderna, più europeista, che ha conosciuto la partecipazione di uomini politici, intellettuali e scrittori tra più autorevoli del momento, tra cui Benedetto Croce, Gaetano Salvemini, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Alberto Moravia, Ennio Flaiano. “Il Mondo” ha esercitato un altissimo magistero di giornalismo, al quale si è formato, tra gli altri, Eugenio Scalfari, un giornalismo attento alle “questioni sul tappeto”, più di opinione che di fatti, mosso dalla finalità etica di essere “il tormento degli ignoranti, dei disonesti, degli improvvisatori, e di tutti gli estremisti”.
In particolare Mario Pannunzio ha fondato con “Il Mondo” un vero e proprio laboratorio italiano di fotogiornalismo, utilizzando l’immagine fotografica per documentare gli aspetti della vita politica e gli atteggiamenti del costume. Ogni fotografia, come lui stesso ha scritto, “aveva lo scopo di cogliere in movimento un istante della vita reale, vista con occhio penetrante e spregiudicato”. In questo laboratorio si sono formati e affermati fotografi come Ferdinando Scianna, Fulvio Roiter, Gianni Berengo Gardin, Romano Cagnoni, Federico Patellani, Piergiorgio Branzi. Tra questi, Paolo di Paolo è stato senz’altro il fotografo prescelto da Mario Pannunzio, che sui 970 numeri della rivista ne ha pubblicato oltre 570 immagini.
Le opere esposte in mostra, tutte in bianco e nero, documentano uno stile fotografico molto lontano da quello del fotogiornalismo tradizionale, più allusivo e narrativo che descrittivo e informativo, uno stile che lascia grande spazio alla libera espressione creativa e interpretativa, con la quale Paolo di Paolo ha saputo cogliere e leggere l’apparizione della Storia, laddove il fotoreporter si sarebbe interessato soltanto alla cronaca dei fatti. Con la stessa sensibilità per il racconto evocativo e allusivo, Paolo Di Paolo ha realizzato ritratti di straordinaria intensità emotiva; molti di questi sono stati dedicati ad alcuni dei personaggi pubblici più acclamati della stagione de “Il Mondo”, come Anna Magnani, Sophia Loren, Alberto Moravia, Mario Mafai, Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti, Ezra Pound, Giorgio De Chirico.
Tra essi compare anche Pier Paolo Pasolini, con cui non va dimenticato che Di Paolo condivise nell’estate 1959 un celebre viaggio in Fiat Millecento lungo le coste italiane. Ne nacque un servizio-reportage di grande bellezza, che sarebbe apparso in tre puntate sulla rivista “Successo” dell’editore Palazzi, diretta da Arturo Tofanelli, e si sarebbe chiamato La lunga strada di sabbia. In un rapporto ormai di fiducia, seguì poi Pasolini durante le riprese di Mamma Roma e de Il Vangelo secondo Matteo, realizzando inoltre anche scatti privati. Sono sue molte celebri immagini di Pasolini in casa, con la madre, al “monte dei cocci” a Roma e in raccoglimento sulla tomba di Antonio Gramsci nel cimitero acattolico di Roma.
[info_box title=”Paolo di Paolo” image=”” animate=””]nato in Molise (1925), si trasferisce a Roma nel 1939, per conseguire la maturità classica ed iscriversi, dopo un breve passaggio a studi giuridici presso l’Università di Bari, alla facoltà di filosofia dell’Università “La Sapienza”, compagno di studi e fraterno amico di Lucio Colletti. Tra la metà degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta frequenta gli ambienti artistici della capitale, legandosi in rapporti di amicizia e di scambio culturale con Mario Mafai, Giulio Turcato, Antonio Corpora, Pietro Consagra e Carla Accardi. Negli stessi anni orienta i propri interessi per le arti figurative sulla fotografia, svolgendo contemporaneamente esperienze professionali nell’editoria e nel giornalismo. L’esordio in fotografia avviene da dilettante, “nel senso di fotografare per diletto”, come lo stesso Di Paolo ha più volte precisato. Nel 1954 inizia a collaborare con “Il Mondo”, il prestigioso settimanale culturale, fondato e diretto da Mario Pannunzio, sensibile e severo selezionatore di fotografi e di immagini di qualità. Tra il 1954 e il 1956, amplia le sua collaborazioni ad altre riviste, come la “Settimana Incom Illustrata” e il settimanale “Tempo”, realizzando numerose inchieste e servizi. E’ anche inviato speciale all’estero; nel 1959 in Russia, nel 1960 in Iran, alla corte di Teheran per la nascita dell’erede al trono, nel ’61 in Giappone, per un reportage sul boom economico, mentre nel 1964 si trova negli Stati Uniti. L’approccio con la professione, sempre discreto e garbato, complice la piccola e fedele Leica III C, gli permette di conquistarsi la fiducia dell’alta società italiana e del jet set internazionale. Viene così incaricato di documentare il viaggio di nozze in Italia di Ranieri di Monaco e Grace Kelly, come pure l’idillio romano di Yves Montand e Simone Signoret. Invece a Modena Enzo Ferrari si lascia fotografare in fabbrica tra i suoi operai e i suoi motori. Tra le sue inchieste sociologiche sul Paese Italia, resta memorabile quella intitolata La lunga strada di sabbia, sulle abitudini degli italiani in vacanza, firmata nel 1959 con Pier Paolo Pasolini.
Nel 1966, in seguito alla chiusura del settimanale “Il Mondo”, decide di smettere la professione di fotografo free-lance. L’8 marzo invia al direttore Pannunzio un telegramma in cui scrive: «Per me e per altri amici muore oggi l’ambizione di essere fotografi».
Nel 1970, il Comando Generale dei Carabinieri gli affida una serie di reportage sulle specialità dell’Arma, le cui immagini confluiscono in una serie di volumi, dei quali Di Paolo cura anche i testi e le edizioni. Contemporaneamente gli viene affidata la direzione artistica del Calendario storico dell’Arma dei Carabinieri, di cui ha curato la realizzazione dal 1973 ad oggi.[/info_box]