Sabato 5 marzo 2016, alle ore 18.30, presso il Cinema Lumière, il Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna presenta la rara registrazione audio dello spettacolo teatrale Orgia di Pier Paolo Pasolini, una vertiginosa evocazione delle pulsioni più oscure e laceranti, dal sadismo al masochismo, andata in scena nel 1968 al Teatro Stabile di Torino per la regia dello stesso Pasolini.
A introdurre la proiezione saranno Roberto Chiesi, responsabile del Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna, Stefano Casi, critico teatrale e direttore artistico di Teatri di Vita, e Tolmino Marianini, interprete della musica creata da Ennio Morricone per lo spettacolo del 1968. Nato a San Piero in Bagno (Bologna), il musicista ha collaborato, oltre che con Pasolini, con Giorgio Strehler per Arlecchino servitore di due padroni. Con Luca Flores e Sandro Di Puccio ha fondato a Firenze il Bee Boop Quintet e nel 2001 ha partecipato alla tournée statunitense di Paolo Conte.
Dello spettacolo Orgia, nella storica messinscena diretta da Pasolini, è rimasta solo una documentazione audio di cui, nell’incontro bolognese verranno presentati alcuni estratti, accompagnati da fotografie originali che ritraggono gli interpreti Laura Betti e Luigi Mezzanotte e da altre immagini dallo spettacolo diretto nel 1984 da Mario Missiroli con Laura Betti e Alessandro Haber.
Di Orgia ha scritto Stefano Casi nel suo fondamentale libro I teatri di Pasolini (Ubulibri, 2005, con prefazione di Luca Ronconi): «Concetto portante e oggetto dell’opera è la diversità, qui trasformata nella categoria assoluta – e perciò maiuscola – della Diversità, che avevamo visto comparire per la prima volta nel Récit ispirato a Racine, intesa come terza via ‘rivoluzionaria’ tra l’asservimento all’autorità e la morte, da manifestare attraverso lo stravolgimento pubblico di funzione degli oggetti nello spettacolare e rituale suicidio conclusivo.
Proprio la spettacolarità del suicidio mostra come Orgia non sia propriamente la tragedia della Diversità ma piuttosto la tragedia della rappresentazione della Diversità, a cui il travestimento e il trucco finale dell’Uomo danno esplicita forma».