All’interno di Palazzo Scarampi, lo storico edificio di Cairo Montenotte (frazione di Ferrania, in provincia di Savona) che si affaccia su piazza Savonarola e il cui recupero è in fase di ultimazione, è stato inaugurato il 3 giugno 2017 in via straordinaria il “Ferrania Film Museum”, un museo interattivo di cultura industriale e territoriale che sarà completato in via definitiva nell’autunno 2017. Al centro, più di cent’anni di vita di una eccellenza industriale italiana: la grande fabbrica Ferrania che produceva le pellicole usate dai maestri del cinema italiano, come Pasolini o De Sica, e che, dopo il declino a causa della micidiale concorrenza del digitale, potrà forse rinascere e riprendere la produzione, ovviamente per un mercato di nicchia.
Di questa importante esposizione, progettata dall’architetto Marco Ciarlo insieme a un un team di studiosi, archivisti e tecnici, dà conto Lucia Marchiò in un articolo che non manca di soffermarsi anche sulle vicende storiche della gloriosa fabbrica, le cui radici affondano nel tempo della Grande Guerra.
Ferrania, le pellicole dei film di Pasolini e De Sica
di Lucia Marchiò
http://genova.repubblica.it – 3 giugno 2017
Fu una grande eccellenza italiana, un colosso della fotografia e delle pellicole cinematografiche mondiali a fianco di altri prestigiosi nomi stranieri come Kodak e Agfa. Registi come De Sica, Totò, Rossellini, Lattuada e Pasolini girarono i loro film esclusivamente in pellicole Ferrania (o Ferraniacolor), dal nome del paesino valbormidese in provincia di Savona ove venne insediata la fabbrica ai primi del ‘900: era uno stabilimento talmente grande da divenire un vero e proprio villaggio pulsante di vita propria, con case operaie, mensa, dopolavoro e attività ludiche interne come la bocciofila, campi di grano, biblioteca, avveniristici solarium per il gentil sesso e molto, molto altro. Un mito che fece la storia della fotografia e del cinema, dapprima in bianco e nero e successivamente a colori, poi ucciso dall’invasione digitale. Proprio nel ricordo della leggenda che fu, intramontabile quanto i film che ancora vengono programmati in tivù – Roma città aperta, Miseria e Nobiltà, La ciociara o Il Vangelo secondo Matteo e Uccellacci e uccellini di Pasolini (che veniva personalmente a scegliersi le pellicole e poi andava a pranzo da Quintilio ad Altare) per citarne alcuni –nel centenario della nascita, è nato “Ferrania Film Museum”, prestigiosa esposizione anche interattiva che narra la storia sociale e culturale della fabbrica col territorio e col resto del mondo. Una lettura multidisciplinare insomma, che parte dalla seconda metà del XIX secolo al secondo dopoguerra condotta su fonti bibliografiche, archivistiche e iconografiche tra memoria, identità territoriale, archeologia industriale.
«In realtà quella di oggi è una apertura straordinaria aperta gratuitamente al pubblico al pomeriggio dalle 15 alle 20. L’inaugurazione permanente vera e propria avverrà in autunno con la nuova amministrazione comunale, dato che al momento si è ancora sotto restauro del Palazzo Scarampi», racconta Marco Ciarlo, l’architetto che ha progettato l’allestimento del museo. Che anticipa: «E’ stato un lungo lavoro, ma dalla molteplici convergenze positive: dal prossimo autunno il progetto verrà ampliato nella piazza e nell’ex chiesa sconsacrata di San Sebastiano antistanti al Palazzo, anche con una teca di vetro di 18 metri esterna che porterà il museo in piazza visibile a tutti, insieme a macchinari storici, reperti e documenti storici. Non è stato facile raccontare una azienda come la Ferrania, con 100 anni di storia e di eccellenze internazionali. In questo primo spazio di circa 400 metri quadri abbiamo creato stanze all’interno di altre stanze per diversificare l’offerta espositiva anche attraverso player multimediali interattivi, più una sala proiezioni. Tutto questo è stato realizzato anche grazie all’apporto fondamentale dell’antropologo Gabriele Mina e del suo team, i quali hanno curato invece la parte scientifica e di ricerca, senza dimenticare i grandi finanziamenti europei nonché quelli della Fondazione De Mari e della Fondazione 3M».
Non bastasse, in nome della tradizione e di un’arte da tramandare ai posteri, pare si stiano rimettendo in moto gli antichi macchinari per riprendere la produzione di pellicola: un mercato di nicchia e per appassionati, che però ha attirato l’attenzione internazionale. Dal canto suo, il professor Mina, coordinante un pool di persone specializzate come Enrico Bonino e Stefano De Felici di “seemars.it”, Alessandro Bechis e altri, ha svolto una minuziosa ricerca storica sul perché «nel 1917 nasceva “l’universo Ferrania”, una straordinaria industria, e siamo qui dopo cento anni a raccontare le vicende degli uomini e delle donne “al buio”, le energie e il sudore, la memoria storica di un territorio che ha segnato un’epoca». Nel museo sono/saranno presenti una sala di proiezione con contributi relativi alla fabbrica, gigantografie a parete, macchinari, oggettistica varia con la scritta “Ferrania”, i contatti con Cinecittà, la mascotte “Omino Ferrania”, le dediche di celebri attori e registi, 6 monitor con “touch screen” che racconteranno la vita in fabbrica e un secolo di attività produttiva. «Perché la Ferrania fu una delle realtà industriali italiane e mondiali di primissimo piano del ‘900, al pari della Olivetti – conclude l’architetto Ciarlo, orgoglioso – con oltre 200 ingegneri assunti nello studio progettazione e ricerca e 5600 dipendenti, molti di questi andavano a lavorare in bicicletta, altri prendevano il treno: venne fatta apposta la fermata “Ferrania”, per trasportare gli operai che arrivavano da fuori. Una memoria storica incommensurabile».
La storia delle pellicole Ferrania affonda le sue radici nella Val Bormida dei primi del ‘900, quando uno stabilimento di Cengio produceva “polvere B” per l’artiglieria russa durante la prima guerra mondiale. Terminato il conflitto, abbandonò la produzione della nitrocellulosa a favore della celluloide per pellicole cinematografiche, fotografiche e radiografiche, passando così negli stabilimenti costruiti a Ferrania. Nacque la Fabbrica Italiana Lamine Milano (FILM), legatasi poi alla prestigiosa Cappelli inventando il marchio Ferrania, ma durante gli anni del fascismo prese la denominazione di “Stabilimento Ausiliario Germanico”. Con la Liberazione la produzione decollò e nel 1947, riprese le ricerche sul colore, nacque la “ferraniacolor 12 ASA”, unica pellicola a colori realizzata in Europa nel dopoguerra. Fu l’inizio di un periodo d’oro.