A Trieste (Biblioteca Statale “Crise”, Largo Papa Giovanni XXIII 6), lunedì 13 ottobre, alle ore 17, è in programma un incontro dal titolo “Pasolini, da Casarsa a Roma. Scrivere una biografia” , con la presenza di Nico Naldini, insieme a Angelo Battel e Antonio Di Bisceglie e per il coordinamento di Elvio Guagnini. L’appuntamento, inserito nel ricco programma autunnale del Circolo triestino della cultura e delle arti, è legato alla presentazione del volume di Nico Naldini, Pasolini, una vita, che, dopo la pubblicazione Einaudi del 1989, è stato riedito nell’aprile 2014 dall’editrice Tamellini di Verona, per la curatela di Simone Gianesini e in versione riveduta e ampliata con documenti inediti, tra cui alcune lettere di Pasolini degli anni Cinquanta e, in una sezione iconografica, alcuni disegni recentemente ritrovati del giovane poeta. Si tratta di un “classico” indispensabile tra le biografie pasolinane, che spicca rispetto ad altri esempi del genere per rigore documentario, rimando a fonti certe e chiarezza raffinata di scrittura.
“Un diario involontario –si legge nella quarta di copertina-, selezioni di corrispondenza privata, i ricordi degli amici, le interviste e le polemiche giornalistiche, le dichiarazioni di un poeta, e poi verdetti di tribunali, di premi letterari e cinematografici, articoli di cronaca nera: la vita di Pasolini, evocata da un testimone di eccezione, il cugino Nico Naldini e uno dei suoi principali collaboratori, si ricompone così per frammenti precari e perentori insieme, come in un mosaico”.
Su questa imprescindibile biografia pasoliniana riportiamo qui di seguito una recensione di Massimo Bray (già Ministro della Cultura nel governo Letta, 2013-2014), allegata all’edizione Tamellini.
Pasolini, una vita restituisce al lettore, tramite il racconto annalistico, da parte del cugino Nico Naldini, dell’esistenza di un intellettuale antagonista sin dagli esordi, il senso profondo del pensiero e dell’azione di Pier Paolo Pasolini. E lo fa attraverso i frammenti dei Quaderni rossi –diario inedito autografo contenuto in cinque quaderni scolastici a righe-, alcuni estratti di interviste, testimonianze di amici e letterati, frammenti dei ricchissimi rapporti epistolari intrattenuti nei decenni con i familiari e con alcune tra le più forti personalità del milieu culturale dell’epoca, riproposti dall’autore in un tessuto narrativo che non trascura, anzi esalta l’osmosi profonda tra vita e creazione propria della poetica pasoliniana. Ripercorrere i cinquantatré anni che trascorrono dalla nascita di Pasolini a Bologna alla sua morte al Lido di Ostia significa rivivere, attraverso il suo acuto e originale punto di vista, la trasformazione profonda del paese: da nazione con poco meno di quaranta milioni di abitanti in un contesto prevalentemente rurale, innervata da un’economia agricola e retta dalla dittatura in seno a un regime monarchico, l’Italia diviene in pochi decenni una realtà popolata da cinquantacinque milioni di abitanti in gran parte inurbati, caratterizzata da un’economia industriale manifatturiera e dotata di una Costituzione repubblicana. Un mutamento radicale che ha come crinale la sconfitta bellica e la guerra civile, due tragedie che avranno ripercussioni dolorose sulla vita privata di Pasolini. La lettera del fratello Guido –scritta pochi giorni prima dei fatti di Porzùs e del tradimento della frazione titoista della brigata Garibaldi- , che possiamo leggere quasi integralmente in queste pagine, è un resoconto inequivocabile di che cosa significarono i dissidi ideologici e le lotte per il predominio tra le diverse anime della Resistenza: scontri durissimi, che portarono tra il 1943 e il 1945 a conflitti sanguinosi, tradimenti e delazioni; fatti in cui, tra i molti, lo stesso Guido trovò la morte per mano dei partigiani garibaldini.
Nelle pagine di Naldini traspare con nettezza l’urgenza, da parte di Pasolini, di denunciare e contrastare la “trasformazione antropologica” del Paese, una sensibilità destinata a tradursi in alcune delle testimonianze più alte del suo agire poetico e civile: la difesa del paesaggio. Come lo stesso Naldini ricorda riportando le parole di Gianfranco Contini, “una chiave del suo ideale di paesaggio Pasolini la fornì in una trasmissione televisiva […]. La rubrica si intitolava Io e …, era gestita con vera intelligenza da un’allieva di Longhi ed era dedicata a un monumento o a un’opera d’arte di cui un intellettuale denunciava la sopravvivenza minacciata. Pasolini scelse la forma di Orte. E denunciò gli oltraggi edilizi inflitti a questo luogo della Teverina un tempo frugalmente ma nobilmente compatto nella sua pensilità rupestre: un campione dunque dell’ideale bellezza italiana secondo Pasolini, povero, genuino, assoluto, ai limiti del deserto e dell’arsione vulcanica”.
Questa passione, questo slancio sono ciò che più mi piace sottolineare della figura di un intellettuale come pochi ve ne sono stati in Italia, capace di esprimersi al meglio in diverse tra le molteplici forme del linguaggio creativo –dalla poesia al teatro, dalla narrativa al cinema- senza mai cedere alla tentazione di un formalismo fine a se stesso, ma tenendo sempre presente il senso etico e civile del proprio lavoro di artista. Una passione autentica, che prorompe con forza da queste pagine meritoriamente restituite al pubblico e che può essere ancora oggi di ispirazione nell’indicare la strada di un impegno della cultura per la rinascita del nostro Paese.
[info_box title=”Nico Naldini” image=”” animate=””]nato a Casarsa della Delizia (in Friuli) nel 1929, poeta e saggista, ha lavorato a lungo nell’editoria, nel giornalismo e nel cinema. È, tra l’altro, autore delle biografie di Leopardi (Garzanti 1981), del sodale – e cugino – Pier Paolo Pasolini (Nei campi del Friuli (La giovinezza di Pasolini), Scheiwiller 1984, Pasolini, una vita, Einaudi 1989 – con traduzioni in tutta Europa -, e, edita anche in giapponese, Breve vita di Pasolini, Guanda 2009), di Giovanni Comisso (Einaudi 1985, finalista del Premio Strega) e di Goffredo Parise (Archinto 1989). Di Pasolini ha curato pure i due volumi einaudiani delle Lettere (1986 e 1989) e raccolto e commentato i molti inediti giovanili (Un paese di temporali e di primule, Guanda 1993).Tamellini ha recentemente ripubblicato il suo De Pisis. Vita solitaria di un poeta pittore (2013).[/info_box]