Il 28 luglio 2017 l’attrice Milena Vukotic, tra le più versatili artiste del cinema italiano, ha ricevuto a Salerno il Premio Charlot alla carriera, di recente impreziosita dalla partecipazione al film La Macchinazione di David Grieco nel delicato ruolo della madre di Pasolini, Susanna Colussi. Per l’occasione, in una intervista rilasciata a Stefano Pignataro, l’attrice ha ricordato il suo rapporto con il poeta-cineasta di Casarsa che proprio la partecipazione alla pellicola di Grieco le ha consentito di approfondire.
A tu per tu con Milena Vukotic: i mille volti di un talento
di Stefano Pignataro
www.globalist.it – 29 luglio 2017
Attrice eclettica, versatile, tra le più apprezzate del nostro cinema, teatro e televisione, Milena Vukotic ha attraversato da protagonista la storia dello spettacolo italiano. Ha lavorato con maestri quali Monicelli, Fellini, Lina Wertmüller rendendo ogni personaggio da lei interpretato indimenticabile. Milena Vukotic è stata a Salerno il 28 luglio 2017 nell’ambito della ventinovesima edizione del Premio Charlot. Il Patron Claudio Tortora ha voluto assegnare a lei il premio alla carriera e al film La Macchinazione diretto da David Grieco la Menzione speciale per il Cinema.
Signora Vukotic, lei in questo film molto importante per la storia e per la letteratura, La Macchinazione di David Grieco, interpreta un ruolo fondamentale e molto complesso: quello di Susanna Colussi, la madre di Pier Paolo Pasolini. E’ stato difficile immedesimarsi nel ruolo della maestra casarsese?
È stato un impegno maggiore rispetto ad altri personaggi, innanzitutto perché lei è un personaggio reale e non immaginario. È stata una bellissima esperienza, sia perché mi ha aiutato ad approfondire la poetica di Pasolini (la poesia Supplica a mia madre è meravigliosa) sia perché è un personaggio complesso: una donna colta, una donna che ha vissuto una vita molto difficile, avendo dovuto subire la morte violenta di ben due figli a distanza di esattamente trent’anni l’uno dall’altro. L’incontro con David Grieco è stato decisivo, una persona straordinaria.
Se lo sarebbe mai aspettato di dover interpretare la madre di Pasolini in un film dedicato allo scrittore bolognese?
No, mai. Anche se è avvenuta un’incredibile coincidenza. Ero in un ristorante e mi si avvicinò Sergio Citti. Mi disse che, casomai un giorno avesse voluto fare un film sulla vita di Pasolini, lui avrebbe avuto piacere che io avessi interpretato la madre. Interpretare Susanna Colussi è stato un doppio coronamento: professionale e affettivo verso il desiderio di Citti. Questo accadde molti anni prima della realizzazione de La Macchinazione.
Ha seguito il susseguirsi di indagini riguardo il delitto dell’Idroscalo di tutti questi anni o ne è stata esterna?
No, ne sono stata del tutto esterna. Ma ricordo che quel giorno del novembre del 1975 fu un giorno terribile per la nostra storia. Consideri che Pasolini lo conobbi solo una volta.
Lei ha lavorato con i più grandi registi, recitando in film entrati nella storia del cinema italiano e nazionale. Fu la signora Mascetti in Amici miei, Virginia in Il Giornalino di Gian Burrasca di Lina Wertmüller, Elisabetta in Giulietta degli Spiriti. Che ricordo ha di Mario Monicelli e di Federico Fellini? E come è stato recitare in uno degli sceneggiati televisivi più famosi di sempre come, appunto, Il Giornalino di Gian Burrasca?
Monicelli me lo ricordo come un uomo sempre giovane dentro, come ho avuto modo di dire in altre occasioni. L’incontro con Fellini, un vero maestro, mi comportò il trasferimento da Parigi a Roma. Il Giornalino di Gian Burrasca è realmente una delle più importanti opere della Wertmüller, Oltre la trama e la bravura della protagonista Rita Pavone, è un capolavoro per diversi elementi: i costumi di Piero Tosi, le musiche di Nino Rota. In quello sceneggiato vi sono inoltre tutti i più validi attori non solo del cinema, ma anche del teatro italiano: si pensi ad Ivo Garrani, ad Alfredo Bianchini, ad Arnoldo Foà, a Paolo Ferrari…
È doveroso chiederle un ricordo di Paolo Villaggio, che ci ha lasciati lo scorso 3 luglio. Lei ha interpretato il ruolo di Pina, la moglie del Rag. Ugo Fantozzi, in ben sette film della saga fantozziana. Che ricordi ha di Paolo Villaggio uomo ed attore? È convinta che i film di Neri Parenti non abbiano nulla da invidiare ai primi due film cult di Luciano Salce, anzi ne siano una degna, fondamentale e doverosa continuazione?
Sono perfettamente d’accordo sul pensiero che i film di Neri Parenti siano una degna continuazione della saga inaugurata da Luciano Salce. Il merito di Parenti è stato quello di aver saputo inventare e scrivere trovate geniali e mai banali. Il mio rapporto con Paolo Villaggio è stato di grande amicizia e cordialità. Ci volevamo bene e avevamo un grande rispetto l’uno per l’altro. Ricordo che era tanta la confidenza tra di noi ed era tale l’immedesimazione nel ruolo della signora Fantozzi che, quando mi presentavo a casa di Paolo, la domestica mi annunciava alla moglie Maura come “la moglie di suo marito”. Ricordo le cene a casa loro, alle quali molto spesso partecipavano anche Fellini e Giulietta Masina. Il film della saga alla quale sono più legata è il sesto, Fantozzi va in pensione, del 1988, film che mi vede molto attiva vicino ad “Ugo” dato che da quel film il ragioniere starà in pensione. Per Fantozzi in Paradiso vinsi anche il Nastro d’argento come migliore attrice non protagonista. Porterò sempre nel cuore un bellissimo ricordo di Paolo.
*Fotografia in copertina: Pasolini e la madre Susanna, Roma © autore Vittorio La Verde