Abbiamo già dato notizia della recente traduzione in albanese dei romanzi “romani” di Pasolini, Ragazzi e di vita e Una vita violenta. Ora una bella intervista di Paolo Riva ad Arlinda Dudaj, fondatrice della casa editrice Botimet Dudaj cui si deve questa nuova versione delle opere pasoliniane in una lingua straniera, svela i motivi che stanno alle spalle dell’operazione editoriale, nel quadro dell’Albania uscita dal comunismo e alle prese con i rischi del modello occidentale di sviluppo.
Leggere Pasolini in albanese
di Paolo Riva
http://lacittanuova.milano.corriere.it – 28 novembre 2017
Hanno ascoltato la nostra radio e guardato la nostra tv. Hanno cantato le nostre canzoni, visto i nostri film e amato la nostra cultura. Eppure la possibilità di leggere le opere di Pier Paolo Pasolini nella loro lingua ancora non l’avevano avuta. Ora, invece, grazie al lavoro di Arlinda Dudaj, le opere del grande intellettuale italiano sono diventate accessibili anche a tutti i lettori albanesi. La casa editrice Botimet Dudaj (http://botimedudaj.com/) , di cui Arlinda è la fondatrice, questo autunno ha pubblicato per la prima volta in albanese Ragazzi di vita e Una vita violenta. E la traduzione degli Scritti corsari è già in lavorazione.
«Nel nostro paese – spiega la stessa Arlinda a La Città Nuova – c’è un vasto pubblico che aspetta sempre la pubblicazione di nuovi autori italiani. E Pasolini è sicuramente uno di questi perché, durante l’epoca comunista, le sue opere cinematografiche venivano viste di nascosto grazie alla tv italiana. Il suo nome è noto, ma i suoi lavori non erano mai stati tradotti».
A colmare il vuoto ci ha pensato lei che, dopo la laurea in traduzione e interpretariato all’Università di Tirana, ha scelto la via dell’editoria, per far leggere a tutti quelle opere che, da studente, si era potuta gustare in lingua straniera. «Erano gli anni 2000: usciti dal comunismo, eravamo entrati in un decennio di transizione lunga e molto pesante. Botimet Dudaj è nata allora, con l’idea di pubblicare opere del passato censurate e opere contemporanee di successo».
L’impresa è cresciuta e con essa si è allungata anche la lista di autori italiani tradotti: Tabucchi, Calvino, Baricco, Saviano, Giordano, Cognetti, Piccolo, Ammaniti, Carofiglio, Leogrande e altri. «Possiamo dire che Pasolini è la ciliegina sulla torta. Era da tempo che volevo pubblicarlo, ma rendere in albanese la lingua usata, con il romanesco delle borgate, non era impresa facile. Poi ho trovato Shpetim Kelmendi, uno scrittore e traduttore che ha fatto un lavoro davvero splendido».
Ma a cosa si deve la scelta di partire proprio da questi due romanzi? Arlinda non ha dubbi. «Perché la loro straordinaria capacità di prevedere le conseguenze sociali della modernità ci spinga a riflettere sulla trasformazione che l’Albania sta ancora vivendo. Perché qui la modernità postcomunista non venga accettata senza spirito critico. Perché non ci lasciamo abbagliare dalle luci di uno sviluppo che, non di rado, porta con sé anche quel degrado che Pasolini definì un “genocidio culturale”».
Sono opere come queste che fanno dire ad Arlinda che leggere è un atto «alternativo e liberatorio». Anche oggi che l’Albania non è più uno stato chiuso e claustrofobico, che internet e i social media hanno annullato le distanze e reso remoto il remoto dei canali italiani captati di nascosto, che centinaia di migliaia di suoi concittadini sono emigrati in Italia, l’hanno conosciuta e, in certi casi, se la sono anche lasciata alle spalle preferendo tornare a casa.
«Faccio questo lavoro – conclude – perché credo che la lettura liberi la mente dagli stereotipi, faccia volare l’immaginazione e faccia sognare un mondo migliore. Certi libri fanno capire ai lettori che persone che vivono in luoghi diversi e hanno culture diverse, in realtà, hanno tanto cose in comune. I Ragazzi di vita di Pasolini e i giovani dell’Albania postcomunista, per esempio».