Comunicato stampa
“Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini” nelle fotografie di Divo Cavicchioli e Angelo Novi: sarebbe sufficiente il solo titolo della nuova mostra che sarà inaugurata sabato 27 ottobre, alle 18, nel Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa, per dire del notevole interesse che l’evento espositivo è destinato a suscitare, portando i visitatori sul set del celebre film diretto nel 1962 da Pasolini e interpretato da una superba Anna Magnani. Ancora una volta protagonista di una pellicola destinata ad attraversare la storia del cinema, certamente uno dei suoi film più celebri, in un ruolo di vibrante passione (il nuovo grido finale lancinante “Francesco!!” di Roma città aperta qui diventa “Ettore…” e la Magnani si riconfermò la Mater Dolorosa italiana, tragica e poderosa) per il quale Pasolini l’aveva cercata e voluta. E lei aveva accettato con convinzione quella parte.
La trilogia romana – Accattone, Mamma Roma, La ricotta – nasce dall’ amore di Pasolini per i sottoproletari, gli stessi che ha descritto e ai quali ha dato voce nei primi romanzi. I quartieri di Testaccio, del Pigneto, del Tuscolano e del Parco degli Acquedotti fanno così il loro ingresso poetico nel cinema italiano. Per il suo secondo film, Mamma Roma, Pasolini volle Anna Magnani, “la romana” per antonomasia del cinema italiano grazie ai film realizzati nella capitale con Roberto Rossellini e altri registi. Il suo personaggio è quello di una prostituta con un grande cuore di madre, che tenta un riscatto per sé e per il figlio sedicenne Ettore (Ettore Garofolo). Abbandona la zona popolare di Casal Bertone per trasferirsi nel nuovo quartiere INA-Casa al Tuscolano, in un’area edificata nel 1961 grazie alla legge Fanfani per l’edilizia sociale. Tuttavia il desiderio, tutto materno, di elevarsi socialmente non salverà il figlio dal suo crudele destino.
Le 62 foto in mostra, suddivise in sei sezioni e accompagnate da didascalie che documentano tutti i luoghi un cui sono ambientate, sono state selezionate a partire da un fondo di ben 1.330 negativi dell’archivio Cavicchioli conservati presso il Centro Cinema Città di Cesena diretto da Antonio Maraldi, e l’eccezionalità dell’esposizione di Casarsa risiede nel fatto che alcune delle fotografie si vedranno per la prima volta. Fino ad oggi sono infatti circolati gli scatti di Angelo Novi, che con Pasolini costruì poi un duraturo sodalizio. Ma su quel set fu in azione anche Cavicchioli, celebre fotografo di scena e titolare di un avviato studio per il quale Novi lavorava. Non potendo seguire direttamente il film mandava in sua sostituzione Novi, che in quel periodo muoveva i primi passi nel mondo del cinema. Ecco, dunque, che al Centro Studi Pasolini saranno esposte le foto di entrambi.
Le citazioni narrative che scandiscono la mostra sono state tratte da due diari di lavorazione del film – di Pasolini e di Carlo Di Carlo, suo aiuto regista – e guidano il visitatore fra le varie fasi delle riprese, sottolineando il rapporto fra Pasolini e la Magnani, che non fu facile, soprattutto all’inizio. Non tanto per questioni caratteriali ma per un problema tecnico-professionale, legato al diverso modo di recitare cui Nannarella era abituata (si sentiva stretta dentro il modo di girare di Pasolini per inquadrature così brevi che non le consentivano di entrare nella parte e dare il meglio di sé), via via superati, con il risultato che tutti conosciamo.
La mostra, che rimarrà aperta fino al 24 febbraio 2019, è corredata da un catalogo ed organizzata dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini in collaborazione con Centro Cinema Città di Cesena e Cinemazero con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e del Comune di Casarsa.
Il catalogo della mostra
Sabato 27 ottobre, alle 18, all’inaugurazione interverranno Antonio Maraldi , direttore Centro Cinema Città di Cesena, Luciano De Giusti, Università degli Studi di Trieste, Tiziana Gibelli, assessora alla cultura Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Lavinia Clarotto, sindaca di Casarsa della Delizia e il presidente del Centro Studi Piero Colussi.
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle Chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
dimenticati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
Su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
Più moderno d’ogni moderno
A cercare i fratelli che non sono più.
Pier Paolo Pasolini,
Mamma Roma, Rizzoli, 1962, p. 160.