reading: “Il sogno di una cosa”

Il sogno di una cosa di Pier Paolo Pasolini
di e con Angela Felice e Paolo Patui
con la partecipazione straordinaria di Paolo Gaspari
interventi musicali alla fisarmonica di Giannino Fassetta
immagini di Duilio Jus
proiezioni a cura dell’ Associazione Culturale MODO
con l’adesione di Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa
Comune di Casarsa della Delizia / Comune di San Vito al Tagliamento
lunedì 19 agosto, ore 21.00
Corte interna di Palazzo Morpurgo
Via Savorgnana – Udine
Si è chiuso nel nome di Pier Paolo Pasolini il fortunato ciclo in tre puntate di “Letture in corte” che, per UdinEstate 2013 del Comune di Udine in collaborazione con il Teatro Club, ha richiamato anche quest’anno nel giardino interno di Palazzo Morpurgo un pubblico sempre numerosissimo, attento e sensibile al valore insostituibile della letteratura. Merito della formula rodata ormai da sette anni dai due ideatori e conduttori, Angela Felice e Paolo Patui: lui che legge con partecipazione delicata alcune pagine selezionate dagli autori del cuore, lei che commenta con scioltezza non didascalica gli snodi narrativi, ed entrambi coadiuvati di volta in volta dall’intervento di un ospite  e da alcune suggestioni musicali dal vivo.
Lunedì 19 agosto alle ore 21 è stato dunque alla ribalta Il sogno di una cosa, il romanzo-gioiello che Pasolini pubblicò a Roma nel 1962, ma che aveva iniziato a stendere nel 1948-49, negli ultimi anni di una stagione giovanile  e casarsese  ricca di esperienze esistenziali, incontri umani, scritture febbrili e già geniali. Se con la poesia in friulano Pasolini elevò la parlata dialettale alla coscienza linguistica e ai piani altissimi della grande lirica, con quel racconto lungo egli dotò la storia locale di un’inedita sostanza epica, ritagliandola da una vicenda di popolo e trasfigurandone il destino sul palinsesto dei fatti del dopoguerra e sul fondale del paesaggio incantato della Destra Tagliamento. Se ne staccano e se ne fanno portavoci tre giovani amici, Nini, Milio e Eligio, che compiono un esemplare itinerario di maturazione a partire dalla miseria, atavica e storica, delle origini contadine: dapprima con l’avventura picaresca della ricerca di lavoro all’estero, per due di essi perfino in Jugoslavia, presunta terra promessa della libertà e del riscatto dalla fame; poi con il ritorno deluso al paese; infine con il coinvolgimento nelle lotte contadine del 1948 per l’applicazione del Lodo De Gasperi, in un impegno pre-politico, di slancio più etico che ideologico, destinato anch’esso allo scacco.
Nell’intreccio tra le vicende individuali e la storia collettiva, la parabola del romanzo disegna un curva chiara dall’entusiasmo iniziale al disincanto finale, dal pieno al vuoto, dalla speranza al ripiegamento solitario, in cui la “meglio gioventù”, anche quella col fazzoletto rosso al collo, deve registrare infine il fallimento di ogni “sogno di una cosa”. Romanzo di formazione alla rovescia, dunque, ripensato dal Pasolini romano con struggente sensibilità non idilliaca, ma elegiaca, anche a riflesso delle proprie personali disillusioni e insieme dell’amore per quell’Eden friulano dei poveri e dei loro sogni da cui nel 1949 era stato traumaticamente espulso […].