Dal film alla scena. “Comizi d’amore” a teatro

Comizi d’amore, straordinario film-inchiesta di Pasolini girato nel 1963 e poi uscito nel 1965, rivive a teatro con analoghe modalità di libero sondaggio e aperto dialogo con il pubblico, grazie alle intenzioni del regista/attore  Antonio Damasco e dell’attrice/intervistatrice Valentina Padovan.  Da loro la proposta di una scena che, sull’esempio del maestro Pasolini e per la produzione del Teatro delle Forme di Torino, interroga il presente  su temi che tuttora si scontrano con i tabù dell’amore e della sessualità e con le contraddizioni della penisola. L’interessante proposta, che ha debuttato il 17-18 novembre 2012 alla Cavallerizza Reale di Torino, prosegue ancora il suo viaggio, come è avvenuto di recente a Reggio Calabria. Sulle intenzioni degli artisti che lo hanno ideato pubblichiamo qui di seguito la scheda dello spettacolo (che si avvale anche delle musiche del cantautore Massimo Bubola), insieme alla recensione di Cristina Marra in occasione di due recenti  repliche di questo originale teatro-inchiesta nella sala di Spazio Teatro del capoluogo calabrese, all’interno del cartellone “La casa dei racconti” diretto da Gaetano Tramontana.

"Comizi d'amore" (1963-65)
“Comizi d’amore” (1963-65)

Teatro delle Forme
con il sostegno di Sistema Teatro Torino e Provincia

COMIZI D’AMORE
liberamente ispirato a Comizi d’Amore di Pier Paolo Pasolini

regia Antonio Damasco 
con Antonio Damasco, Valentina Padovan

responsabile tecnico Claudio Albano
progetto musicale in collaborazione con Massimo Bubola
interventi video e commenti di Tullio De Mauro
foto Massimo Nicolino
 montaggio videoClaudio Albano e soprattutto Live Events Video Service

Lo spettacolo
Nel 2012, quali sono quelle domande che possono risultare scandalose, imbarazzanti, difficili da fare pubblicamente?  Che impatto sociale possono avere le risposte se apertamente condivise?
Nel 1963 Pier Paolo Pasolini e il produttore Alfredo Bini devono girare l’Italia per trovare ambientazioni e volti per il nuovo film del regista friulano: il Vangelo secondo Matteo. Pasolini da un po’ di tempo ha un chiodo fisso: conoscere le opinioni degli italiani sulla sessualità, l’amore e il buon costume e vedere come sia cambiata negli ultimi anni la morale del suo paese.
Cinquant’anni dopo, le domande del poeta fanno ancora discutere e domande nuove si affacciano con altrettanto impeto e necessità.
Il nostro viaggio parte da qui…

Quello che più mi ha colpito, dopo aver partecipato, come cantastorie, allo spettacolo di Antonio Damasco  Comizi d’amore, era il clima finale tra il pubblico di allegrezza e di conforto, come dopo una confessione, pubblica in questo caso, cioè un riconoscimento di attori e di persone che partecipavano come un coro alle risposte e alle domande poste dai due attori Antonio Damasco e Valentina Padovan.  Sul grande schermo, le interviste televisive di Pasolini  dei primi anni ’60 a  persone comuni e conosciute, come Moravia, Musatti e il grande poeta Ungaretti, sono di una leggerezza profonda e questo aumenta la predisposizione della gente a rasserenarsi nell’apprendimento. L’interloquire di Valentina Padovan e i monologhi di Antonio Damasco, soprattutto quello di Bent, sono potenti e allo stesso tempo delicati, quindi il tutto diventa molto digeribile e il metabolismo delle parole entra sottopelle lieve, per arrivare al cervello ed infine al cuore.
Mi è molto  piaciuto  inserire le mie  canzoni in questo contesto, perché assumevano dei viraggi e quindi dei  significati nuovi anche per me. Questo credo sia  il piccolo miracolo del teatro: trasportare le persone in luoghi sconosciuti e renderli familiari ed anche e soprattutto l’inverso. E questo in  Comizi d’amore accade.
Massimo Bubola

Info
www.teatrodelleforme.it

"Comizi d'amore" (1963-65). Cartello
“Comizi d’amore” (1963-65). Cartello

 Recensione
di Cristina Marra
www.globalpress.it – 19 febbraio 2015

Reggio Calabria
Un microfono passa di mano in mano ed amplifica le voci e le opinioni in sala, a porgerlo è un’attrice insieme ad una domanda e a tenerlo per rispondere con poche battute o con un discorso bene articolato sono gli spettatori di Comizi d’amore, spettacolo teatrale d’inchiesta, ispirato al film di Pier Paolo Pasolini, con Antonio Damasco, che ha curato anche la regia, e Valentina Padovan. Dal film-documentario del 1965, quel microfono ha lasciato le piazze, i rioni, i luoghi di ritrovo, in giro per l’Italia ed è arrivato nei teatri insieme alle musiche di Massimo Bubola e agli interventi video di Tullio De Mauro. Pasolini ha voluto dare voce ma soprattutto interrogare gli italiani per conoscerne le opinioni su amore e sessualità. Dal nord al sud, uomini e donne hanno espresso giudizi, pareri, idee e commenti, più o meno al passo con i tempi, in fatto di amore, prostituzione, omosessualità. Spesso l’ignoranza e l’ipocrisia hanno creato muri invalicabili intorno a quegli argomenti, ma oggi com’è cambiata l’opinione pubblica? Quali domande “scomode” metterebbero in imbarazzo o in difficoltà gli italiani? Da quasi tre anni Antonio Damasco e Valentina Padovan portano nei teatri italiani Comizi d’amore e “interrogano” il pubblico, arrivato anche a Spazio Teatro di Reggio Calabria.
Ispirati a quelli pasoliniani, le cui immagini scorrono sulla scena e agli italiani comuni si intrecciano i volti di Moravia o Ungaretti, i nuovi comizi di Damasco, drammaturgo, regista e direttore artistico del Teatro delle Forme di Torino, partono dal palcoscenico con i monologhi sull’amore e si riversano sul pubblico che, intervistato da Valentina Padovan, ad ogni rappresentazione rende unico lo spettacolo. Si parla d’amore in modo partecipato e si inseriscono temi e tematiche della quotidianità creando con l’inchiesta uno spaccato della realtà sociale del nostro paese.

Arrivato a Reggio Calabria, nella sala di Spazio Teatro, con due repliche, Comizi d’amore è rientrato nel cartellone “La casa dei racconti” della stagione 2015 diretta da Gaetano Tramontana.
Con Il teatro delle Forme di Torino e Spazio Teatro, si è creato nel tempo una sorte di ponte artistico tra le due realtà culturali. «con il Teatro delle Forme ci siamo conosciuti circa sette anni fa – afferma Tramontana -, militavamo insieme in una rete di gruppi che provava a fatica a intrecciare contatti appunto in tutta Italia. Siamo rimasti in contatto e quest’anno si è concretizzata una visita reciproca: noi abbiamo portato le nostre Memorie di Antigone nell’hinterland torinese e loro ci aiutano nel gradito omaggio a Pasolini con Comizi d’amore. La nostra idea è quella di un teatro abitato prima di tutto da persone e da idee, il “grande attore” e la “produzione importante” vi trovano cittadinanza solo se rispondono a quelle caratteristiche primarie che ritroviamo in artisti come Antonio Damasco e Valentina Padovan».