A Riccione in scena “La rabbia”, storica dedica di Pippo Delbono a PPP

Al Teatro del Mare di  Riccione la rassegna teatrale “La bella stagione” rende omaggio a Pasolini nel quarantennale della scomparsa, proponendo il 13 marzo 2015 lo spettacolo La rabbia di Pippo Delbono, uno degli artisti più significativi e creativi del teatro italiano. Pippo Delbono è un acuto conoscitore dell’opera di Pier Paolo Pasolini (di alcuni dei suoi scritti più coraggiosi ha curato la recente antologia Urlare la verità, Edizioni Clichy), ma è anche autore, regista e interprete di questo storico omaggio teatrale al poeta corsaro, appunto  La rabbia. Portato in scena per la prima volta nel 1995 e accolto con entusiasmo dalla critica italiana ed europea, lo spettacolo è uno dei lavori-simbolo di Delbono, che ora, nel nuovo riallestimento, è affiancato dai volti più noti della sua compagnia (Pepe Robledo, Bobò, Piero Corso, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio), cui si è unita anche Vladimir Luxuria, per una presenza del tutto inedita.
“Credo che non ci sia modo peggiore di ricordare Pasolini che facendo di lui un santino», ha detto l’attore e regista genovese, in vista della rappresentazione di Riccione (www.romagnagazzette.com –  5 marzo 2015). Proprio per questo La rabbia non è una commemorazione  ma una dedica, un omaggio che nasce da un’intima corrispondenza con l’uomo e l’artista e da quella vitale necessità che da sempre è l’ispirazione prima dei lavori di Delbono e Robledo.
Se ne accorse subito Franco Quadri, che sulle colonne di “Repubblica” del 2 dicembre 1995  scrisse: “Lo spettacolo, che distilla con grazia leggera una protesta esistenziale, procedendo sul filo delle associazioni, rispetta le regole del cabaret e lo spirito di una ricerca che non si fanno più, ma senza aliti commemorativi a contaminare la bellezza”.
A suggerire il titolo dello spettacolo è il docufilm del 1963 in cui Pasolini analizzò con occhio critico i fenomeni sociali e politici del mondo contemporaneo. Ai suoi tempi  “ero molto piccolo” – dichiara Delbono- ”erano gli anni Sessanta, il boom economico degli anni Sessanta, quando tutti si compravano le prime lavatrici, i primi televisori, le Fiat”. La rabbia nasce da questo ricordo ma va molto più in là, traendo spunto dalla frase con cui inizia Il fiore delle Mille e una notte: “‘La verità non sta in un sogno, ma in molti sogni”. Ed ecco mescolarsi a testi come questo non solo  i sogni più vari, ma anche le parole di Rimbaud e dei Vangeli, il cinema di Chaplin e la musica pop, in un lavoro che coniuga teatro, danza, poesia e realtà vissuta, portando all’estremo l’idea dell’attore che non interpreta ma si avvicina alla vita e al mondo dell’autore.

"La rabbia" di Pippo Delbono. Una scena
“La rabbia” di Pippo Delbono. Una scena

La rappresentazione di Riccione fa seguito ad una precedente replica, avvenuta al TAU dell’Università della Calabria il 18 febbraio 2015 all’interno di un progetto  focalizzato sul lavoro teatrale e cinematografico di Pippo Delbono e della sua storica Compagnia.
Qui di seguito la scheda sullo spettacolo La rabbia pubblicata sul sito dell’Università della Calabria (www.unical.it) e una recensione di Valeria Bonacci scritta in occasione della ripresa calabrese (http://fattialcubo.blogspot.it- febbraio 2015).

La rabbia di Pippo Delbono
Una scheda
www.unical.it

La Rabbia, attraverso un percorso che, muovendosi ai margini del teatro abituale, coniuga teatro e danza, drammaturgia e improvvisazione, realtà vissuta e poesia, porta all’estremo l’idea dell’attore che non recita, non interpreta ma si avvicina alla vita, avvicinandosi così al mondo pasoliniano. “Ma non è uno spettacolo su Pasolini”, precisa Delbono, “sono immagini che possono richiamare momenti della sua opera, della sua vita, ma soprattutto della nostra: solo così mi sento in grado di offrire qualcosa a Pasolini, alla sua memoria.” Lo spettacolo non è, dunque, una commemorazione ma una dedica, un omaggio che nasce da un’intima corrispondenza con l’uomo e l’artista Pasolini e da quella vitale necessità che da sempre è l’ispirazione prima dei lavori di Delbono e Robledo. Lo spazio scenico è nudo, semplice. Di una semplicità che deriva da anni di scavo e ricerca formali. Al suo interno si materializza un gioco in cui gli attori entrano ed escono con la leggerezza di angeli. Il tutto avviene in scena: Pepe Robledo dirige a vista luci e fonica, intervallando il ruolo di ‘tecnico’ con quello di attore. Il risultato è un evento di grande intensità e poesia, di un’essenzialità di forme e contenuti. 

“…innocenza. Parlare con gli uccelli. Correre e urlare nel deserto. Il mondo di Charlot.
…Mi ricordo che negli anni ’70, quando c’era il boom economico e tutti parlavano di macchine, di mode, di pubblicità, di prodotti nuovi, mio padre si ostinava a parlarmi in dialetto genovese, e questo mi faceva vergognare…
…Mi ricordo che quando ero in Argentina si viveva ascoltando la Carrà, e dietro c’erano i desaparecidos…
…Spesso quando penso a Pasolini mi viene in mente mio papà, e il suo modo di essere fuori posto in tutte le circostanze.
E mi ricordo di aver letto che Pasolini si era presentato a un premio letterario sporco dopo aver giocato a pallone, e rideva.
Mi ricordo le recite all’oratorio, 
mi ricordo il circo, 
i presepi con finti angeli
, mi ricordo il fiore delle Mille e una notte
 e il Gesù 
e il grande bisogno d’amore
 e Rimbaud
 e Salò.
La Rabbia non è uno spettacolo sull’opera di Pasolini, ma si rifà a sue parole, a sue immagini che hanno toccato me nella vita e le persone che lavorano con me. Un evento che forse non è teatro; suggestioni che possono richiamare momenti della sua vita, ma soprattutto della nostra. Come Pasolini stesso dice nel Decameron “Perché realizzare un’opera se è meglio sognarla soltanto?”, oppure nelle Mille e una notte “La verità non sta in un sogno ma in molti sogni”. Ecco, solo così mi sento in grado di offrire semplicemente, sinceramente qualcosa a Pier Paolo Pasolini. E le sue parole, unite a quelle di un poeta da lui amato, Rimbaud, vorrei che fossero come un’eco, una memoria che diventa viva e presente.
“Stiamo andando verso lo spirito. È una cosa certa. È l’oracolo, oracolo quel che dico. Io capisco, e siccome non mi so spiegare con parole pagane, vorrei tacere…”. Arthur Rimbaud.
“La rivoluzione vuole una sola guerra: quella dentro gli spiriti, che abbandonano al passato le vecchie sanguinanti strade della terra“. Pier Paolo Pasolini, La Rabbia.

"La rabbia" di Pippo Delbono. Una scena
Bobò e Pippo Delbono in”La rabbia”. Una scena

 La rabbia di Pippo Delbono
Una recensione di Valeria Bonacci
http://fattialcubo.blogspot.it- febbraio 2015

Il tecnico in divisa cosparge di segatura la scena, ne segna un cerchio con i piedi e una “X” al centro,  le luci in platea rimangono accese, la regia è posizionata su un lato del palcoscenico. Nell’immediato l’impatto è metateatrale  all’inizio di La rabbia, lo spettacolo ventennale di Pippo Delbono dedicato a Pierpaolo Pasolini, (in scena al Teatro Auditorium dell’Università della Calabria, Campus di Arcavacata, lo scorso 18 febbraio 2015). Il cinema poetico pasoliniano  e il teatro cinematografico di Delbono si contaminano per fondersi in una costruzione  sequenziale di poesia, musica e danza dai rimandi onirici, come lo stesso regista spiega citando una frase del film di Pasolini  Il fiore delle Mille e una notte: “La verità non sta in un sogno, ma in molti sogni”.
Il cinema muto di Chaplin, la poesia di Rimbaud, le preghiere del Vangelo, i testi di Pasolini si animano per immergersi in scenari di vita che ci appartengono, ora nel sociale, ora nell’intimo, come la frase ripetuta da Delbono “dimmi che mi ami”, scandita a volte con implorazione e violenza, per poi velarsi, in altri momenti, di una pudica tenerezza. Gli attori sul palco (Piero Corso alla chitarra, Pepe Robledo, Vladimir Luxuria e Pippo Delbono)  ai limiti dell’insolito si distaccano dalla recitazione per avvicinarsi alla vita, ricerca tipica di Delbono sia nel cinema che in teatro, che per certi versi rimanda al neorealismo del Secondo Dopoguerra mentre  per altri ne segna i tratti pasoliniani, per mescolarsi in dissonanze sempre attuali e visionarie (una Luxuria vestita di paillettes entra dal fondo della scalinata del teatro e sulle note di Tanti auguri della Carrà comincia a esibirsi nel tipico balletto, mentre sullo sfondo un uomo viene torturato da un carnefice nazista).
Nel teatro di Delbono le parole diventano sempre una ricerca linguistica. “C’è un altro tempo rispetto al cinema – racconta lui stesso dietro le quinte del Teatro Auditorium a fine spettacolo – nel cinema capita che arrivi in un campo rom e trovi qualcosa che può diventare il film. In teatro, lavoro di grande tecnica, trovi un movimento ma metterlo in scena richiede un lungo lavoro, cioè la scena la costruisci col tempo. In teatro le  parole diventano musica, diventano canto. Il teatro è un rito, quindi non bastano le idee”.
Eppure La rabbia sembra costruito su sequenze, proprio come nel cinema: “Un po’ in tutti i miei spettacoli io guardo le scene come se fossero inquadrature: montaggio, sequenze, primi piani e piani lunghi. Forse in questo spettacolo più che in altri. – ammette l’attore-regista –  Mi piace che le cose nascano, vivano e muoiano, poi rischio, perché fondamentalmente è spietato questo montaggio, basta un attimo di distrazione per perderne la poesia. È una composizione, anche un po’ vicina alla musica”. E il finale festoso di La rabbia sembra echeggiare  un altro capolavoro cinematografico, quello di Otto e mezzo di Fellini. D’altronde, l’incontro tra testi e generi diversi caratterizza tutta l’opera artistica di Delbono.

[info_box title=”Pippo Delbono” image=”” animate=””]formatosi con figure storiche come Iben Nagel Rasmussen dell’Odin Teatret e Pina Bausch, ha conquistato i maggiori riconoscimenti nazionali e internazionali. Con Barboni nel 1997 si è aggiudicato il Premio speciale Ubu ‘per una ricerca condotta tra arte e vita’, mentre il suo Dopo la battaglia ha vinto l’Ubu come miglior spettacolo dell’anno nel 2011. L’Enrico V ha invece ottenuto il più grande onore per un adattamento shakespeariano, venendo rappresentato alla Royal Shakespeare Company di Stratford-upon-Avon. Caso unico nella storia del nostro teatro, la Compagnia Pippo Delbono ha inoltre fatto tappa in più di cinquanta Paesi al mondo, si è esibita più volte al Festival di Avignone ed è stata protagonista di retrospettive al Théâtre du Rond Point di Parigi, al CCB di Lisbona, al Palais des Beaux Arts di Bruxelles, al Berliner Festpiele e al Festival di Otono di Madrid. [/info_box]