“Orgia” di Pier Paolo Pasolini al Teatro Biondo Stabile di Palermo
di Silvia Buffa
Palermo 24Ore http://www.palermo24h.com/
E’ andata in scena al Teatro Biondo Stabile di Palermo dal 9 al 21 aprile 2013 Orgia, una delle opere più provocatorie di Pier Paolo Pasolini, per la regia di Fabio Sonzogni, con Sabrina Colle, Giovanni Franzoni e Silvia Pernarella, produzione Elsinor ed eseguito nell’accogliente Sala Strehler dello Stabile.
Prima di sei tragedie composte alla fine degli anni ’60, Orgia è una vera e propria denuncia dell’insopprimibile mal d’essere dell’uomo, che non riesce più ad accettare il rapporto di subordinazione e obbedienza nei confronti dell’autorità sociale.
Sul set del Teatro Biondo di Palermo un grande tavolo rosso, che durante le diverse scene simboleggerà anche un letto, che divide da una parte una Donna, dall’altra un Uomo. Sono moglie e marito, appartengono ad una mediocre borghesia, stanca e avvilita, rinchiusa nella propria diversità e lontananza, incapace di tornare ad essere ciò che era in passato.
Un Biondo di Palermo dove i dialoghi fra i due sono in realtà pochi, più che altro l’opera è strutturata su una serie di monologhi da parte dei due protagonisti. Monologhi astratti e quasi deliranti, che a tratti impressionano e impauriscono per la violenza raggiunta dal linguaggio e dalla provocazione pasoliniana.
Un teatro a Palermo di straordinario impatto, in grado di sconvolgere attraverso il solo uso della parola. Un uso forte, che lascia il segno e che scuote le coscienze, sullo sfondo di una denuncia che potrebbe risultare fin troppo attuale e vicina a noi.
E’ la notte di Pasqua e la coppia, nel buio della propria camera da letto, discute del rapporto sessuale al quale desiderano abbandonarsi. Ma la loro stanchezza sociale si riflette su ogni aspetto della loro vita, anche sul sesso, che per esprimersi fa appello, adesso, al sadomasochismo e all’umiliazione.
Una sorta di rito – in cui, però, è assente ogni simulacro divino – improntato sul sacrificio e sulla consapevole accettazione, su un’obbedienza che vuole essere specchio e testimonianza dell’atteggiamento spontaneo e inconsapevole del cittadino. Un rito che rivela la vera natura dei rapporti sociali, attraverso di esso entrambi i coniugi scoprono come la violenza dei rapporti di potere sorregga ogni realtà sociale.
Incapace di ripristinare il legame originario con l’autorità, la Donna deciderà di suicidarsi, gesto estremo al quale, d’altronde, giungerà anche l’Uomo sul finale dell’opera. Ma sul palco è atteso anche un altro personaggio: si tratta di una prostituta, sulla quale l’Uomo tenterà nuovamente di attuare il rito di violenza e abuso di cui aveva solo discusso con la moglie.
La parola, complessa e violenta, è la vera protagonista di quest’opera, intercalata in un tripudio di pulsioni e tensioni pronte ad esplodere da un momento all’altro e a dirigersi verso una fine tragica e drammatica. Il corpo è un mero strumento metaforicamente utilizzato come allusione al corpo sociale, umiliato e straziato, e che oramai non attende nemmeno più una svolta salvifica.
Un consiglio: recarsi allo spettacolo del Teatro Biondo Stabile di Palermo (via Roma, 258), a fare i conti con una realtà che ci appartiene e ci riguarda da vicino.