Alla Vallisa di Bari il ricordo teatrale di Lino De Venuto per Pasolini a 42 anni dalla morte

Nel centro storico di Bari, in piazza del Ferrarese 4, la Chiesa della Purificazione, meglio nota come la “Raveddise” e cioè dei ravellesi, è un monumento di origine romanica legato, come tanti altri, a una comunità etnica qui impiantatasi fin dal secolo nono. In un documento del Codice Diplomatico Barese, datato 1594, viene chiamata “S. Pietro della Vallisa” e, nel 1651, solo “Vallisa”. Situata nell’omonima via, all’ingresso del borgo antico, la “Chiesa della Vallisa” sorge alle spalle dell’ex convento dei Benedettini. Nel 1962 fu sottoposta, per opera dell’architetto  Schettini, a un radicale intervento di restauro che consentì di ripristinarne l’aspetto medioevale, tramite l’eliminazione delle soprastrutture barocche e la ricostruzione di alcune parti come il portico, la facciata e le tre absidi. Nel 1986 il progetto è stato portato a termine grazie all’impegno operoso dell’Arciconfraternita di S. Anna, con il coordinamento della Commissione Diocesana per la Musica Sacra, che ha consentito il recupero di uno dei più antichi luoghi di culto della città e la sua riconversione  in prestigioso contenitore culturale. Oggi è anche una struttura polifunzionale, (dotata di 150 posti a sedere) che serve da auditorium per la musicada centro di cultura e arte, da luogo di raduno, di incontro e di sperimentazione, a disposizione di tutti, in special modo dei giovani e di coloro che, pur avendo talenti, non trovano la possibilità di esprimerli e di metterli a disposizione della comunità.
Proprio in questo luogo l
‘Occhio del Ciclone Theater, nel ciclo di matinée scolastiche e di rappresentazioni serali, presenta il 2 novembre 2017 lo spettacolo teatrale Pasolini – prima e…dopo, con elementi scenici di Gianfranco Groccia  e per la drammaturgia e regia di Lino De Venuto. Con De Venuto, anche attore, sono in scena Simone Bracci, Giambattista De Luca, Emanuella Lomanzo, Pietro Matarrese, Tiziana Nuzzo e  Nicolò Restaini, non senza la partecipazione del pubblico, chiamato nel finale a un ruolo attivo.
Sulle intenzioni del lavoro, pensato come una sorta di ideale viaggio a stazioni, si sofferma lo stesso regista-interprete Lino De Venuto,  in una riflessione raccolta alla vigilia del debutto da www.affaritaliani.it.
 

Alla Vallisa di Bari Lino De Venuto e l’Occhio del Ciclone Theater portano in scena il 2 novembre 2017
“Pasolini – prima e…dopo”  
redazionale

www.affaritaliani.it   – 30 ottobre 2017

«L’unico modo per conoscere realmente Pier Paolo Pasolini è leggere e approfondire le sue opere – sottolinea con emozione Lino De Venuto – che nell’insieme costituiscono la sua biografia.
Lo spettacolo trae spunto da due elementi: il primo è Siamo tutti in pericolo, l’ultima intervista del giornalista Furio Colombo a Pasolini (sei ore prima della sua barbara uccisione), in cui il “corsaro”, con una incisiva similitudine con la pioggia, metteva in guardia il popolo italiano dal pericolo, appunto, di stragi e golpe.
Il secondo elemento riguarda la passione fin da piccolo dell’intellettuale Pasolini , specialmente nel periodo della giovinezza friulana, per i treni, per le locomotive a vapore, per i movimenti lenti dei vagoni che trasportavano lavoratori, studenti, rari forestieri e anche emigranti.
In qualche misura – anticipa De Venuto – il treno diverrà il protagonista inconsapevole dei momenti più importanti della sua vita.

Lino De Venuto
Lino De Venuto

Più della metà dei miei versi – scrisse Pasolini – sono stati pensati, o scritti, in treno”. La drammaturgia è quindi un immaginario viaggio su rotaie, strutturato nell’attraversamento di “stazioni ferroviarie”, idealmente rappresentate da diverse opere del poeta (Poesie a Casarsa, Una disperata vitalità, Calcio e letteratura, Il pianto della scavatrice da Le Ceneri di Gramsci, Profezia, La ballata delle madri…): un viaggio vissuto con coraggio e passione in aperta e continua lotta con la società del suo tempo, sotto costante “pericolo” e con l’intimo presentimento di un epilogo tragico.
Non diversamente, appunto, da una pioggia apparentemente innocua – ribadisce l’attore-regista pugliese – che lentamente e inaspettatamente si trasforma in un diluvio dagli esiti nefasti. Il tempo della fermata in ogni stazione consente agli interpreti, attraverso passi recitati e performance mimico-gestuali, di lambire, incunearsi, estrarre passi significativi della sfaccettata e multiforme scrittura del viaggiatore-poeta Pasolini.
L’ultima stazione è Ostia, luogo in cui Pasolini fu barbaramente ucciso proprio il 2 novembre del 1975: potrebbe sembrare la fine dello spettacolo – precisa De Venuto – ma non lo è. In scena viene introdotto un cavalletto con una grande foto di Pasolini con la quale gli attori simulano un dialogo, confessando, tra ironia e sarcasmo, quel che fino ad oggi, a 42 anni dalla sua morte, è accaduto e accade intorno a lui.
Preziose le testimonianze postume (lettere e poesie) di Laura Betti, Eduardo De Filippo, Elsa Morante, Panagulis, Bianchi, Oriana Fallaci, Caproni, Schierano (ex insegnante-collega di Pasolini) e di ex studenti: una di esse sarà scelta e letta da uno spettatore/spettatrice. Il finale è un rinvio al momento conclusivo del film Che cosa sono le nuvole?: le marionette di Totò e Ninetto Davoli (rispettivamente nei panni di Iago e Otello) celebrano un inno alla poesia,”«merce inconsumabile e inconsumata”».

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