Neri Marcorè torna sul palco con un lavoro che, tra canto, recitazione e musica, si rifà ancora a Pasolini e, con lui, a De Andrè per riflettere e indignarsi sul nostro presente globalizzato e ingiusto. Lo spettacolo, diretto da Gìorgio Gallione e intitolato Quello che non ho, sarà in scena al Teatro dell’Archivolto di Genova dal 2 al 4 febbraio 2017, come segnala l’articolo di Massimiliano Salvo che qui riproduciamo.
Genova, favole indignate, Marcorè porta in scena “Quello che non ho”
di Massimiliano Salvo
http://genova.repubblica.it – 31 gennaio 2017
C’è un sesto continente, un’Atlantide fatta di rifiuti di plastica che galleggia a largo delle Hawaii. Una pizza da un euro, che in un mondo di decrescita felice è fatta sì con pomodoro e mozzarella, ma è grande come una moneta. E poi c’è la guerra del coltan: quel minerale africano che pochi conoscono, ma che fa andare i telefonini e, nell’indifferenza di chi li usa, causa soprusi e guerre civili.
Quello che non ho torna sul palco del Teatro dell’Archivolto di piazza Modena 3, a Sampierdarena, giovedì 2, venerdì 3 e sabato 4 febbraio 2017 alle 21. Al centro della scena c’è sempre lui, Neri Marcorè, con un teatro “alla Gaber” fatto di monologhi e canzoni. «Un teatro anomalo, reinventato», spiega il direttore artistico dell’Archivolto Giorgio Gallione, che ha scritto e diretto lo spettacolo con la collaborazione alla drammaturgia di Giulio Costa. «Un teatro che partendo dalla visione e dalla poetica di De André e Pasolini prova a raccontare il mondo di oggi».
Appuntamento principale della stagione, prodotto dal Teatro dell’Archivolto, Quello che non ho si ispira ai due giganti del nostro passato: Fabrizio De André ci mette le canzoni, Pier Paolo Pasolini il sentimento di indignazione civile. Protagonista è la nostra epoca, con il suo equilibrio instabile tra ansia del presente e speranza del futuro. E un tema di fondo: «A più di cinquant’anni dal documentario La Rabbia, cosa è che ci indigna?», domanda Giorgio Gallione. «Allora c’erano il colonialismo, il razzismo, la guerra di Algeria, la bomba atomica. E ora? Cosa è cambiato?» Ecco quindi la cronaca internazionale e le riflessioni di carattere economico e sociale, le storie di sfruttamento dell’uomo e dell’ambiente, di esclusione, ribellione, guerra, illegalità. Camorra, rom, miniere lontane. Storie che mettono a nudo le contraddizioni della nostra società globalizzata dove — come diceva Pasolini — continua a esserci «sviluppo senza progresso». Ma in Quello che non ho c’è anche il filtro grottesco e ghignante che De André aveva utilizzato nell’album Le nuvole, ed è proprio con questo fare aristofanesco che si favoleggia di quell’enorme Atlantide di spazzatura, di surreali ma autentiche interrogazioni parlamentari, di evoluti roditori che diventano padroni del mondo e con il regno di Emmenthal prendono quel posto che un tempo fu di Neanderthal. E’ a questo variegato mosaico che fanno da collante Khorakhané, Don Raffaè, Smisurata Preghiera, poesie in musica che passano dalle ribellioni e i sarcasmi giovanili alla visionarietà dolente dei non allineati.
A tessere le fila di queste storie Neri Marcorè, già protagonista nelle scorse stagioni di produzioni dell’Archivolto come Eretici e corsari, Un certo Signor G e Beatles Submarine.
Accompagnato dalle voci e dalle chitarre di Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini, Marcorè canta, recita, suona la chitarra. Gli arrangiamenti musicali sono di Paolo Silvestri, le scene di Guido Fiorato, le luci di Aldo Mantovani.