A marzo si concluderà la retrospettiva integrale dedicata al poeta-cineasta Pasolini dal Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini della Fondazione Cineteca di Bologna. L’ultima parte della rassegna è intitolata Il Cristo degli ultimi ed è incentrata sull’originale visione pasoliniana della figura di Cristo e dei Vangeli.
Il primo appuntamento è al Cinema Lumière giovedì 3 marzo, alle 20.15, con La ricotta (1963), lo stupendo episodio di Ro.Go.Pa.G. che subì assurde persecuzioni censorie, e con Sopralluoghi in Palestina per “Il Vangelo secondo Matteo” (1963-65), film che raramente viene proiettato nelle sale cinematografiche.
A presentare i due film sarà padre Virgilio Fantuzzi, critico cinematografico della rivista “La Civiltà Cattolica” nonché docente di Analisi del Linguaggio Cinematografico alla Pontificia Università Gregoriana e autore di molti saggi, tra i quali ricordiamo Cinema sacro e profano (Civiltà Cattolica Edizioni,1983), Il vero Fellini (Ave, 1994), Paolo Benvenuti (2004). Amico e studioso di Pasolini, Fantuzzi ha dedicato all’artista numerosi articoli, saggi, il volume Pier Paolo Pasolini (Mensajero, 1978) e recentemente un significativo contributo nel volume collettaneo Cristo mi chiama ma senza luce. Pier Paolo Pasolini e “Il Vangelo secondo Matteo” (2015, Le Mani-Amici dell’Osservatorio della Pro Civitate Christiana di Assisi).
E’ interessante e non molto nota la vicenda legata al documentario Sopralluoghi in Palestina. Infatti, quando Pasolini lo terminò, nel 1965, non ebbe una distribuzione regolare nei cinema ma venne proiettato solo in particolari manifestazioni (rassegne e cineclub). Il girato risaliva però all’estate del 1963, quando Pasolini, prima delle riprese del suo Vangelo, Pasolini intraprese un viaggio in Galilea, Giordania e Siria per vedere i luoghi reali della vita di Gesù. Era già convinto di girare il suo film nell’Italia meridionale, ma volle ugualmente confrontarsi con la realtà di quelle terre e di Israele. Soltanto nel 1965, dopo aver terminato il Vangelo, realizzò il montaggio e aggiunse un commento, così da conferire a quel diario di viaggio un carattere retrospettivo.
E’ Pasolini stesso a ripercorrere la genesi del film: «Per combinare Il Vangelo, distribuzione, noleggio, ecc. ecc., Bini ha avuto un giorno l’immediata urgenza di mostrare, a un gruppo di persone, del materiale che documentasse il lavoro già fatto e i suoi possibili sviluppi. L’operatore Martelli aveva seguito me e don Andrea Carraro nel viaggio in Palestina: ma io non mi ero mai occupato della cosa, lasciandola completamente nelle mani dell’operatore (salvo a dirgli ogni tanto di riprendere dei paesaggi o dei personaggi che avrebbero potuto servirmi per le scene o i costumi). […] Le facce degli arabi sono precristiane: indifferenti, allegre animalesche, e un po’ funeree, su di esse non è passata, neanche da lontano, la predicazione di Cristo. Dapprima ho pensato che avrei potuto usarle, ma poi, subito dopo, è cominciato ad apparire il kibbutzim, e lavori di rimboschimento, agricoltura moderna, industria leggera, ecc., e mi sono reso conto che era tutto inutile; questo dopo poche ore che viaggiavo. Così è nato il materiale del Sopralluogo.
Tornato a Roma, io mi ero dimenticato tutto, quando è sopravvenuta l’immediata urgenza di Bini a fare quella proiezione che dicevo. Il materiale non era neanche montato: era stato solo aggiuntato, quasi a caso, da qualche aiuto montatore, che non so chi sia. Io ho preso quel materiale aggiuntato, e, poiché non avevo tempo per montarlo, l’ho lasciato così (eccettuato qualche taglio, per farlo materialmente rientrare nella durata del cortometraggio). Non ho avuto tempo di scrivere neanche il commento: siamo andati nella saletta di doppiaggio, e, man mano che quel materiale mi passava davanti agli occhi, mi improvvisavo speaker. […]
Tutto [Il Vangelo secondo Matteo] è stato girato nell’Italia meridionale. L’avevo deciso già prima di andare in Palestina, cosa che ho fatto solo per mettermi in pace la coscienza. Sapevo che avrei rifatto il Vangelo per analogia».