A Bologna, nei locali di Spazio e Immagine, in viaSolferino 6/A, sarà inaugurata giovedì 29 giugno 2017 una mostra di trenta fotografie originali d’epoca su Silvana Mangano, una delle più grandi ed enigmatiche attrici italiane, cara anche a Pasolini che la volle in Edipo re, La terra vista dalla luna, Teorema, Il Decameron. Dell’esposizione, curata da Matteo Giovannelli, dà conto un comunicato che qui riprendiamo.
“Silvana Mangano in foto” – La mostra a Bologna
redazionale
www.cinemaitaliano.info -26 giugno 2016
La mostra presenta, attraverso una selezione di 30 fotografie originali d’epoca incentrate su Silvana Mangano, il ruolo giocato dalla fotografia nel rinnovamento, in senso moderno, dell’orizzonte visivo dell’immaginario di massa italiano in rapporto con il cinema. Si va dalla fotografia di scena al fotoreportage, passando per la fotografia di cronaca, analizzandone le particolari qualità estetiche a partire dal ’48 fino agli anni Settanta.
Una giovanissima Silvana Mangano, già modernamente ritratta da Elirio Invernizzi, è il soggetto della fotografia di scena di Augusto di Giovanni, qui rinnovata nei modi e nei temi del neorealismo nel film Riso Amaro (1949) di Giuseppe De Sanctis. I fotografi Angelo Novi e Mario Tursi si misurano rispettivamente nella ripresa fotografica della Mangano in b/n e a colori sui set di Teorema (1968) e del Decameron (1971) entrambi di Pier Paolo Pasolini.
Due serie fotografiche di Federico Patellani del 1954 tratte dai suoi special cinematografici, con una Silvana Mangano sempre al centro dell’obbiettivo, testimoniano l’incontro tra cinema e fotoreportage sul set del primo kolossal italiano del dopoguerra, Ulisse di Mario Camerini, e attraverso la sequenza del ballo nel film Mambo di Robert Rossen.
Alcune fotografie di cronaca di Agenzia e di Fotoreporter italiani e francesi, che trovarono ampio spazio nelle pagine dei rotocalchi dell’epoca definendo la cosiddetta cronaca rosa, riportano al clima apparentemente spensierato degli anni Cinquanta e Sessanta e rivelano una Mangano a metà strada tra divismo e quotidianità di affetti familiari, con backstage di film come La grande guerra (1959) e Crimen (1960) e suggestioni di dolce vita e di serate felici in Costa Azzurra.
Fotografi
Anonimo, Augusto Di Giovanni, Franco Fedeli, Giancolombo, Paul Guglielmo, Elirio Invernizzi, Angelo Novi,
Federico Patellani, Mario Tursi, Ever Foto, VEDO
[idea]Info[/idea]Silvana Mangano in foto
Modernità italiana nel dopoguerra tra cinema e fotografia 1948-1971
a cura di Matteo Giacomelli
Spazio e Immagini
via Solferino 6/A 40124 Bologna
opening: giovedì 29 giugno: h. 18.30
mostra: 29 giugno – 10 agosto. Riapertura: dal 1 al 16 settembre.
0rari: lun. h.16.30-19.30. mart. – sab.: h. 10.00-13.00 / 16.30-19.30. Anche su appuntamento
[info_box title=”Silvana Mangano” image=”” animate=””]«Una scultura egizia», «una donna ineffabile», «un personaggio misterioso che nessuno riuscirà mai a capire fino in fondo». Così descrivono Silvana Mangano, una delle più grandi attrici italiane, alcuni degli artisti che l’hanno incontrata sulla loro strada professionale.
Figlia di un ferroviere siciliano e di una casalinga inglese, Silvana giovanissima inizia a lavorare come modella per case di moda prima in Francia e poi in Italia. Partecipa all’edizione del 1947 di Miss Italia, un anno particolarmente cinematografico con la Lollobrigida, Eleonora Rossi Drago e Lucia Bosé che vinse.
Dopo alcune piccole parti arriva per Silvana il ruolo che la renderà famosa in tutto il mondo, Riso amaro di Beppe De Santis (1949). Dopo aver provato ad entrare nel cast tre volte, viene scelta dal regista quando la incontra per strada sotto la pioggia. Il capolavoro drammatico del maestro del neorealismo su un gruppo di mondine tra le quali si nasconde la complice di un ladro di gioielli la consacrerà come sex symbol del dopoguerra (quei pantaloni corto e le calze scure per andare in risaia campeggiano sulla locandina). Sul set del film di De Santis conosce il futuro marito, Dino De Laurentiis.
Dopo aver rifiutato le proposte di trasferirsi a Hollywood gira Il lupo della Sila con Gassman. A soli 19 anni, il 17 luglio 1949, sposa Dino De Laurentiis con cui avrà quattro figli. Il loro rapporto sarà d’aiuto alle carriere di entrambi, in un primo tempo sarà persino la dimensione di diva internazionale di lei ad aiutare gli affari del marito.
Negli anni Cinquanta la Mangano fa di tutto per affrancarsi dall’immagine sexy creata dal film di De Santis, scegliendo ruoli più complessi come la ballerina che si fa suora nel film di Alberto Lattuada Anna; la prostituta di L’oro di Napoli di Vittorio De Sica (Nastro d’argento) e quella di La grande guerra di Mario Monicelli (dove si misura con il tono della commedia accanto all’amico Vittorio Gassman). Il film è presentato a Venezia (dove vince il Leone d’oro ex aequo con Il generale della Rovere di Rossellini), Silvana arriva al Lido per presentarlo con la testa rapata, una scelta estrema per recitare nel ruolo di una ragazza iugoslava durante l’occupazione italo-tedesca in Jovanka e le altre.
Ne Il giudizio universale di De Sica (1961) stringe amicizia con Alberto Sordi, da cui nascerà una relazione intensa e profonda che li porterà a lavorare insieme in molti film (tra cui La mia signora, Scusi lei è favorevole o contrario? e Lo scopone scientifico). Il secondo Nastro d’argento e un David di Donatello arrivano con Il processo di Verona di Carlo Lizzani in cui presta il volto ad Edda Ciano, mentre a partire dal ’67 con Edipo re la Mangano inizia un’intensa collaborazione con Pier Paolo Pasolini.
Sarà il regista, autore di Ragazzi di vita, e il maestro Visconti a segnare la seconda parte della sua carriera; con Pasolini che non amava gli attori ma era pazzo di lei gira un episodio de Le streghe (secondo David), Teorema e Il Decameron. Con Visconti gira invece un episodio de Le streghe (film di cinque novelle di cui lei è assoluta protagonista), Morte a Venezia (altro Nastro d’argento come attrice non protagonista), Ludwig e Gruppo di famiglia in un interno, con Burt Lancaster ed Helmut Berger.
Segue qualche anno di pausa e di riposo, ma la depressione di cui soffre da anni si aggrava: il 15 luglio 1981, infatti, suo figlio Federico muore a soli ventisei anni in Alaska, per un incidente aereo durante la realizzazione di un documentario sui salmoni. Il dramma getta Silvana nella disperazione e mina il matrimonio con De Laurentiis (che negli anni aveva vissuto diversi periodi di allontanamento). Si trasferisce a vivere tra Parigi e Madrid con la figlia Francesca, dove produce arazzi e dove scopre di avere un tumore allo stomaco.
Nel 1987, intuendo la morte vicina, partecipa al suo ultimo film, il capolavoro Oci ciorne di Nikita Mikhalkov, dove lavora con l’amico Marcello Mastroianni, e si riappacifica col marito. Due anni più tardi, il 16 dicembre 1898 a soli 59 anni, muore a Madrid.[fonte: http://trovacinema.repubblica.it][/info_box]