Nel 2005 Fabio Capello, vincendo la nota riservatezza tutta friulana, ha dedicato belle parole di nostalgia in ricordo di Pasolini, conterraneo e compagno/amico di scorribande calcistiche per beneficenza e poi di gioiosi momenti post-partita. La testimonianza è uscita sulla “Gazzetta dello sport” e sul “Giornale” del 28 ottobre 2005.
Capello ricorda il vecchio amico Pasolini
di Stefano Boldrini
“La Gazzetta dello sport” – 28 ottobre 2005
archiviostorico
Mancherà un vecchio amico di Pier Paolo Pasolini, domani [29 ottobre 2005], nel quadrangolare di calcio che si giocherà sul campo della Cisco Roma, a San Basilio, per ricordare il poeta-scrittore-regista morto 30 anni fa: Fabio Capello. «Conoscevo Pasolini, era un amico. Giocavamo a pallone insieme e ci ritrovavamo a Grado: che nostalgia», racconta l’ allenatore della Juventus in un messaggio rivolto ai partecipanti. «Lo avevo scoperto leggendo i suoi articoli sul “Corriere della Sera”. L’ incontro tra Pier Paolo e me avvenne alcune estati prima della sua morte. Io in vacanza andavo a Grado, mare e fanghi per ritemprarci: si faceva così, a quei tempi. Pasolini organizzava delle partite, una vera nazionale della cultura e del cinema. Fu lui a chiamare me e altri giocatori. Era curiosissimo. Pier Paolo chiedeva tutto di noi calciatori, di come giocavamo, di come ci allenavamo, della nostra vita». Si finiva tutti a cena. Cene di cui Capello ricorda un particolare: il vino, «bianco del Collio».
Pasolini elogiò Fabio Capello in un’ intervista rilasciata pochi giorni prima di morire al “Guerin Sportivo”. Commentando il pareggio della nazionale azzurra di Fulvio Bernardini in Polonia contro i vari Lato, Deyna e Gadocha, esaltò lo juventino. Era una nazionale che per Pasolini andava a velocità doppia rispetto alle precedenti. «Questa velocità ha creato un nuovo, grande giocatore: Capello. Quando, secondo il mito del gioco all’ italiana, Meazza-Rivera, Capello andava al trotto o al piccolo trotto, era un buon giocatore e basta. Adesso che è costretto a correre, e anche tanto, è diventato un grande. Il segreto del gioco moderno, sul piano individuale, è l’ esattezza massima alla massima velocità: correre come pazzi ed essere nello stesso tempo stilisti. Ciò è successo a Capello: e poteva succedergli solo nel contesto bernardiniano».
Domani [28 saranno in campo, la Pasoliniana allenata da Giacomo Bulgarelli, l’ Osvaldo Soriano Fc degli scrittori, la nazionale dei registi e il Philosophy Football club. Tra una partita e l’ altra saranno letti brevi brani dedicati da Pasolini al calcio, quel calcio che – lo raccontò una volta ad Enzo Biagi – dopo la letteratura e l’ eros era uno dei suoi grandi piaceri.
Ho giocato con Pasolini all’ala
redazionale
“Il Giornale” – 28 ottobre 2005
Fabio in regia, Pier Paolo all’ala. E poi, al fischio finale, tutti attorno a un tavolo per un buon bicchier di vino. Non è il racconto di una partita normale, ma il romanzo di una vita. Anzi due, quella di Fabio Capello e di Pier Paolo Pasolini, così diversi e così vicini. «Lo conoscevo, era un amico, giocavamo a pallone insieme e ci ritrovavamo a Grado: che nostalgia», dice l’allenatore della Juve parlando del poeta e scrittore friulano, di cui ricorre il trentennale della morte.
[…] «Conoscevo Pasolini per gli articoli che scriveva sul “Corriere della Sera”», sono le parole dell’ex centrocampista della Juve e della nazionale, che con Pasolini condivideva la terra d’origine, il Friuli, e in misure diverse passione per il calcio e amore per la cultura. Erano gli Scritti corsari, un po’ come i colpi calcistici del campione Capello, che Pasolini esaltava in un’intervista al “Guerin Sportivo” del ’75: «Questa velocità ha creato un nuovo, grande giocatore: Capello. Quando, secondo il mito del gioco all’italiana, Meazza-Rivera, Capello andava al trotto o al piccolo trotto, era un buon giocatore e basta. Adesso che è costretto a correre, e anche tanto, è diventato appunto un grande».
Ma sono altre le parole dell’amico che Capello ricorda. «Ho avuto la fortuna di trovarmi con lui diverse volte a Grado – racconta -. Una persona piacevole, mite, quasi timida. Quando parlava, traspariva la sua grande cultura, il suo grande interesse per ogni cosa. Gli piaceva molto discutere di argomenti calcistici. E aveva una buona conoscenza e competenza del nostro mondo. Come giocatore, visto il fisico, non poteva che stare all’ala. Buon dribbling, buona tecnica, buona velocità. Poco tiro. Dopo le partite, delle bellissime cene tutti assieme, chiacchiere del più e del meno fra un piatto di pesce ed un bicchiere di vino bianco del Collio. Che nostalgia! Ciao Pier Paolo. Con affetto».