Dall’archivio storico di “Pagine corsare” una agile scheda del 2002 sul quartiere romano del Pigneto, per un confronto tra gli anni Sessanta, quando Pasolini lo scelse come luogo naturale per l’esordio cinematografico di Accattone (1961), e la contemporaneità, che lo sta riconvertendo in laboratorio di nuove esperienze umane.
Il Pigneto tra passato e futuro
Lo storico quartiere alle spalle di Porta Maggiore, famoso soprattutto per aver ospitato le esplorazioni periferiche di Pasolini negli anni ’60, dopo essere stato per molti anni abbandonato a se stesso, sta vivendo un nuovo periodo di fermento sociale e culturale. Le casette vengono ristrutturate e le saracinesche rimaste chiuse per tanto tempo si rialzano con nuove attività. Per fortuna questo processo non ha ancora allontanato gli abitanti storici del Pigneto e i nuovi arrivati si mescolano con discrezione a chi nel quartiere è nato.
Il quartiere Pigneto è situato nel VI Municipio, compreso fra Porta Maggiore ad Ovest, via Acqua Bulicante a Est, la ferrovia Roma-Pescara a nord e la consolare Casilina a Sud. Il quartiere Pigneto appartiene, storicamente e urbanisticamente, alla periferia romana storica. Verso la fine dell’Ottocento si era insediato sulla Prenestina un agglomerato industriale in cui funzionavano lo scalo merci ferroviario, i depositi della nettezza urbana e dei tram e gli stabilimenti della Cisa-Viscosa, maggiore industria romana. Sarà questo agglomerato a determinare l’espansione edilizia e popolare della zona: grazie allo sviluppo di cooperative edilizie di ferrovieri, netturbini, tranvieri, si costruiranno le prime case popolari.
Si tratta di una ex borgata sorta spontaneamente per volontà di singoli risparmiatori e di cooperative, al di fuori di qualsiasi disegno unitario di pianificazione. Un luogo denso di relazioni e di umanità, scelto come scenario significativo per alcuni dei più importanti film del neorealismo e non solo: da Roma città aperta (Roberto Rossellini, ’45) a Bellissima (Luchino Visconti, ’51); da La domenica della brava gente (Anton Giulio Majano,’53) a Il ferroviere (Pietro Germi, ’56); da Audace colpo dei soliti ignoti (Nanni Loy, ’59) per arrivare ad Accattone di Pasolini (’61). La vocazione naturale del Pigneto ad essere scenario cinematografico è ascrivibile alla particolarità della storia che nelle sue vie si è stratificata: una storia fatta di gente semplice, di ferrovieri e operai, di botteghe artigianali che pullulavano in una periferia sorta a pochi passi dal centro di Roma. Quella periferia che affettuosamente lo stesso Pasolini chiamò «la corona di spine che cinge la città di Dio».
Addentrarsi oggi nelle vie del Pigneto, significa accostarsi alle tracce di quei fotogrammi incarnati nelle memorie e scolpiti nelle forme della città. Ma è anche scorgere inediti processi di significazione degli spazi e nuove dinamiche urbane che fanno del Pigneto un osservatorio privilegiato attraverso cui osservare la contemporaneità, fatta di identità cangianti e comunità in movimento. Il Pigneto si offre oggi come una vera e propria isola urbana, un quartiere-paese, una piccola città nella città: un tessuto edilizio minuto, un’isola pedonale, un panorama di capannoni industriali, edifici intensivi, casette isolate e viuzze d’altri tempi popolate da umanità multiformi. Le storie dei residenti storici si mescolano con le voci dei nuovi abitanti, attratti in massa dal carattere così inusuale del quartiere, dal suo passato così presente. Si assaporano inediti intrecci sonori che impongono di guardare all’oggi: all’incredibile commistione di lingue, stili di vita, compresenze, modalità relazionali e stratificazioni di senso.
A segnalare i cambiamenti in atto due recenti notizie. (AM)
1.Come cambia il Pigneto: il percorso pedonale protetto
I lavori stradali in corso al Pigneto fanno parte di un’opera complessiva che si chiama “Percorso pedonale protetto a misura delle bambine e dei bambini”. L’idea originaria nasce dall’iniziativa di un gruppo di mamme stanche di camminare con i loro figli su marciapiedi stretti e invasi dalle macchine, per strade fatte non a misura di bambini. Da quell’idea, mediante successivi passaggi, è scaturito un vero e proprio progetto che ha potuto usufruire dei finanziamenti stanziati dal Ministero dei Lavori Pubblici per la riqualificazione delle zone degradate nelle periferie delle grandi città (art. 2 della Legge 179/92). Ma, in dettaglio, che cosa è il percorso pedonale attrezzato? Esso è lungo 1 Km ed ha l’obiettivo di collegare – con partenza dall’isola pedonale di via del Pigneto e arrivo in piazza dei Condottieri, da dove si biforca in due diverse direzioni – tre agglomerati scolastici siti nel quartiere: 1) quello composto dalla scuola elementare “Toti” e dalla scuola media “Diaz”; 2) quello rappresentato dalla scuola elementare “De Amicis” e dalla media “D’Annunzio”; 3) la scuola elementare e materna “Giulio Cesare”.
Poiché i destinatari del percorso sono i bambini, il progetto prevede l’allargamento dei marciapiedi, la costruzione di scivoli sicuri e di piazzuole ampie di sosta pedonale agli incroci. In tutti gli incroci verrà installata, sulla carreggiata, una piastra in porfido che segnali agli automobilisti la presenza del percorso, invitandoli a moderare la velocità; saranno inoltre messe a dimora nuove alberature e installate panchine per la sosta. Gli scivoli saranno dotati di segnali per i non vedenti. Il restringimento della sede stradale avrà una funzione di traffic calming. Anche i materiali usati (porfido e peperino) sono di particolare pregio.
(Fonti: www.chiamaroma.it / www.carta.org)
2.”Premio Pasolini Pigneto” a Valerio Mastandrea (2002)
È andato a Valerio Mastandrea, per la sua interpretazione cinematografica in Velocità massima (regia di Daniele Vicari, 2002), il premio “Pasolini Pigneto” del Circolo Culturale Pier Paolo Pasolini. La premiazione è avvenuta a seguito del convegno dedicato all’intellettuale, scrittore e regista. Non a caso il premio intitolato a Pasolini nasce a Pigneto, la zona di Roma che infatti ha battezzato Pasolini alla regia: proprio in via Fanfulla da Lodi, al Prenestino, Pasolini diede il suo primo ciak.
Pasolini amava Tor Pignattara, la Maranella, il Pigneto, la Borgata Gordiani. Nella realtà dura e violenta della periferia degli anni ’60 aveva saputo cogliere una dimensione poetica inattesa e, per certi versi, ignorata da molti altri intellettuali. Là aveva conosciuto Franco Citti («Un giorno Sergio, mentre camminavamo, al semaforo della Maranella, per la Casilina, mi presentò suo fratello Franco che era un ragazzetto di diciassette anni»).
Là aveva voluto che si muovessero i suoi “ragazzi di vita”.
Tutt’intorno s’alzavano impalcature e casamenti in costruzione, e grandi prati, depositi di rottami, terreni fabbricabili; da lontano, forse dalla Maranella, dietro il Pigneto, si sentiva giungere la voce d’un grammofono ingrossata dall’alto parlante. […] quando ch’ebbero lasciato alle spalle, passa passo, Porta Furba e si furono bene internati in mezzo a una Shangai di orticelli, strade, reti metalliche, villaggetti di tuguri, spiazzi, cantieri, gruppi di palazzoni, marane, e quasi erano arrivati alla Borgata degli Angeli, che si trova tra Tor Pignattara e il Quadraro […].
Là aveva voluto girare Accattone, il suo primo film.
Erano giorni stupendi, in cui l’estate ardeva ancora purissima, appena svuotata un po’ dentro, dalla sua furia. Via Fanfulla da Lodi, in mezzo al Pigneto, con le casupole basse, i muretti screpolati, era di una granulosa grandiosità, nella sua estrema piccolezza; una povera, umile, sconosciuta stradetta, perduta sotto il sole, in una Roma che non era Roma.
(Fonte: www.repubblica.it)
*Foto in copertina: © Federico Garolla (1969)