L’occasione di un ricordo di Pasolini, apparso su “La Stampa” di Torino il 2 novembre 2008, diede modo ad Angela Molteni, curatrice di “Pagine corsare” di puntualizzare i modi scorretti, inesatti e sostanzialmente diffamatori con cui la figura e la vita del poeta sono stati presentati a lungo all’opinione pubblica. Ciò ancora a 33 anni dalla sua morte cruenta.Qui di seguito l’accorata precisazione della Molteni.
PPP. Un video denigratorio su “La Stampa” del 2 novembre 2008
di Angela Molteni
Il video – probabilmente tratto per lo più da un cinegiornale d’epoca – che “La Stampa” di Torino ha dedicato a Pier Paolo Pasolini nell’ambito della propria rubrica Accadde oggi fornisce una pessima immagine di Pasolini, degna delle peggiori critiche che sono state riservate ai suoi tempi, con intento denigratorio, allo scrittore e regista scomparso tragicamente il 2 novembre 1975 e di cui vi sono ulteriori, illuminanti esempi nell’ultima parte del film La rabbia di Pasolini – recentemente proposto da Giuseppe Bertolucci – di cui “Pagine corsare” ha parlato ampiamente in questo sito.
È riportata qui di seguito la”didascalia” (i corsivi sono miei) che il quotidiano torinese ha posto a commento del suddetto video che lascio ai visitatori di “Pagine corsare” il compito di giudicare. Tra l’altro, la “colonna sonora” del filmato propone in sottofondo Tanto pe’ canta’…
Il 2 novembre 1975 sulla spiaggia di Ostia viene ucciso Pier Paolo Pasolini; uno degli intellettuali italiani più significativi del XX secolo; bolognese, ma cresciuto nel Veneto cattolico; un prodotto di oratorio, istituzioni fasciste per i giovani e federazioni comuniste. Fin dagli anni ‘50 Pasolini vive permanentemente a Roma; colto, intelligente, curioso, ottimo scrittore e buon regista di cinema; bravo a giocare al pallone. Un nostalgico della Italia contadina tra le due guerre mondiali, nel 1963 Pasolini viene processato per vilipendio alla religione di stato nei suoi film. Scettico sulla rivolta giovanile del ’68, Pasolini è comunque tra i finanziatori di gruppi di estrema sinistra tra cui “Lotta continua”. Primo grande rappresentante del catto-comunismo, Pasolini, ironicamente, viene ancora oggi guardato con sospetto e freddezza sia dai cattolici che dai comunisti.
Pasolini, com’è noto, non è cresciuto in Veneto, ma in Friuli. E, come lui stesso ebbe a dire, «c’è una bella differenza». Non era una questione di “campanile”, naturalmente; era il rifiuto dell’antropologia da quattro soldi, del luogo comune e delle false etichette. Per tacere del resto. Se dev’essere ricordato così, si può farne a meno…
“Primo grande rappresentante del catto-comunismo”? Piuttosto, come scrisse Rossana Rossanda nel novembre 1975, era «l’intellettuale più scomodo che abbiamo avuto in questi anni. Diventato, anzi, scomodissimo. Non piaceva a nessuno quello che negli ultimi tempi andava scrivendo. Non a noi, la sinistra, perché battagliava contro il 1968, le femministe, l’aborto e la disobbedienza. Non piaceva alla destra perché queste sue sortite si accompagnavano a un’argomentazione sconcertante, per la destra inutilizzabile, sospetta. Non piaceva soprattutto agli intellettuali; perché era il contrario di quel che in genere essi sono, cauti distillatori di parole e di posizioni, pacifici fruitori della separazione fra “letteratura” e “vita”, anche quelli cui il 1968 aveva dato cattiva coscienza» (Rossana Rossanda, In morte di Pasolini, “il Manifesto”, 4 novembre ’75).
Pasolini era un poeta. Lo disse bene Moravia:«Abbiamo perso prima di tutto un poeta, e di poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre quattro in un secolo; quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe essere sacro».
Ringrazio in anticipo chi volesse esprimere un commento su quanto qui riportato.