“Rosa in forma di musica”: tra parole e suoni per PPP a Montescaglioso (MT)

Sabato 11 luglio 2015, alle ore 21, nel magnifico chiostro dell’Abbazia San Michele Arcangelo di Montescaglioso (Matera), è stato proposto lo spettacolo ispirato a Pasolini  Rosa in forma di musica (produzione Associazione Phonetica) del jazzista barese e ideatore del lavoro Aldo Bagnoni, presente in scena con la sua “musica improvvisata” ( batteria, percussioni elettroacustiche) insieme allo strumentista Gianni Vancheri  (chitarra, laptop, live electronics ) e all’attrice Giusi  Zaccagnini.
Il lavoro è parte del  progetto “Il nulla lucente” (durata fino al 18 luglio) curato dall’artista Claudio Vino, sostenuto dal Comune di Montescaglioso (MT) e patrocinato da Università degli Studi “Aldo Moro” di Bari – Facoltà di Lettere e Filosofia, Centro Studi “Pier Paolo Pasolini” di Casarsa della Delizia (PN), Regione Puglia, Comune di Bari e Arci Puglia.
Sullo spettacolo pubblichiamo la scheda di presentazione e una recensione, apparsa per la firma dello scrittore e giornalista Costantino Dilillo sul blog http://giornalemio.it del 12 luglio 2015

“Rosa in forma di musica”. Scheda di presentazione

Lo spettacolo intende essere una sorta di “ritratto dell’artista da adulto”: Pier Paolo Pasolini viene trasportato in un contesto onirico e contrastato, dove alla concretezza della sua poesia ed alla intransigenza della sua prosa viene contrapposto una sorta di sonante viatico contemporaneo, che ne amplifica l’intima spiritualità e cerca di restituirne la voce unica, mai allineata, in cui il rigore e la disciplina del pensiero e della creazione non sommergono e non alterano lo slancio e la visionarietà della poesia e del sentimento stesso (In fin dei conti, in tutto lo spettacolo non si parla che di amore, seppure in forme differentemente articolate).
L’utilizzo di materiali musicali in parte “astratti” e di sparsi gesti scenici, interpolato da frammenti melodici che fanno parte della storia personale dello scrittore friulano (ma in effetti compendio incarnato di italianità), è complementare alle descrizioni dei suoi struggenti, ma asciutti e mai retorici, stati d’animo personali, comunque sempre processati attraverso una stringente visione sociale, e quindi politica: nel più ampio e forse perduto senso si intenda questo termine. Libero pensiero filosofico e libera azione musicale si tendono la mano e provano a trovare i loro nessi. Il vecchio adagio “il personale è politico” viene qui inteso proprio al contrario: non si può (o almeno, non si dovrebbe) sfuggire nella propria vita personale alla propria visione generale delle cose.
I testi poetici, trattati anche in maniera puramente sonora e riassemblati in ordine differente, provengono quasi tutti da Poesia in forma di rosa, e sono a volte interpolati da testi scritti dallo stesso Aldo Bagnoni, che inoltre guida la musica improvvisata in scena, insieme al decisivo contributo sonoro del musicista Gianni Vancheri: unico elemento già dato, come riferimento ideale, la celebre canzone pasoliniana presente nel film  Che cosa sono le nuvole? (su musica di Domenico Modugno, il quale anch’egli seppe rileggere Meridione ed Italia non convenzionalmente). L’apporto interpretativo della voce dell’attrice Giusi Zaccagnini dà vita ai testi e aggiunge infine musica a poesia.
La finalità non è certo quella di disegnare un’ “icona sacra dell’artista”; né di definirne un’appartenenza che lui stesso negò in vita a chi ne avrebbe voluto imbrigliare e strumentalizzare la profondità e la sincerità del pensiero; né tanto meno di “rendere attuale” Pasolini (non ne ha certo mai avuto bisogno), ma semplicemente di sottolineare quanto tempo sia purtroppo occorso a noi per essere consapevoli della sua totale preveggenza (anzi: della sua evidente chiaroveggenza) su cosa saremmo divenuti, in questa epoca di “nulla” nemmeno troppo “lucente”. E pentirci di non aver realmente ascoltato per tempo la sua voce.

Da sx, Aldo Bagnoni, Giusi Zaccagnini e
Da sx, Aldo Bagnoni, Giusi Zaccagnini e Gianni Vancheri

“Rosa in forma di musica”. Una recensione di Costantino Dilillo
http://giornalemio.it – 12 luglio 2015

Sabato 11 luglio 2015 nell’Abbazia di San Michele Arcangelo a Montescaglioso (Matera) ho avuto la rara fortuna di assistere alla rappresentazione Rosa in forma di musica di Aldo Bagnoni con l’ottima attrice Giusi Zaccagnini e lo strumentista Gianni Vancheri.
Aldo Bagnoni è un artista impegnato da sempre nella ricerca musicale e nella interazione della musica con le più diverse attività artistiche, dalla poesia al teatro, dalla danza al cinema e questa volta ha saputo trasmettere al pubblico la sua profonda conoscenza e ammirazione per l’intellettuale che fu Pier Paolo Pasolini, creando e rappresentando un’originalissima performance di recitazione e musica davvero riuscitissima per la forza dell’idea e per l’affiatamento assoluto fra i tre artisti, ciascuno portatore di vaste esperienze teatrali e musicali.
La raccolta  Poesia in forma di rosa di Pasolini, con Aldo Bagnoni diviene Rosa in forma di musica e musica e poesia si fondono in quello spettacolo a creare un clima di attenzione crescente che si alimenta dei ritmi sempre più incalzanti, dapprima soavi poi tonanti, del recitativo e del suo conforto ritmico, autonoma voce – si comprende presto – nella scansione delle potenti suggestioni pasoliniane. Non solamente la musica è ritmo, non solamente la poesia è colore e tempo e scansione di strofe, non solo l’incalzare delle emozioni e la loro mutevolezza è susseguirsi di colpi ed accenti,  ma anche il pensiero, anche la più severa meditazione, anche la scepsi che si fa acutezza logica e dolorosa discesa nelle evidenze mortali del reale, hanno ritmo, secernono tempi,  impongono cadenze, si avvalgono di battiti, suggeriscono frequenze ritmiche. Le pagine che scorrono fra i leggii sono ora poesia ora saggistica, ora sogno ora nitida analisi raziocinante, i martelli di Aldo ce ne scandiscono il pulsare vivo della unitarietà dell’uomo, del pensiero, della passione.
La bacchetta della scuola repressiva di PPP diviene in aria la bacchetta di Aldo che frugando nelle pelli dei suoi tamburi evoca i brontolii di terre antiche; da lì le sincopate parti del discorso pasoliniano rullano consequenziali eppure sognanti. I peripli battenti sulle membrane tese dei tom, le pedate in cassa svelano i polsi che battono nelle notti senza sonno, raccontano la dannazione del non amare, la dimensione esistenziale a una voce, qui, ora: “Morirò senza aver conosciuto il profondo senso d’esser uomo, nato a una sola vita, cui nulla, nell’eterno corrisponde”.
I ritmi di Aldo, la forte voce e accorata di Giusi Zaccagnini, le atmosfere discrete e d’amalgama delle tastiere di Vancheri, fanno emergere pian piano la poetica più intensa di Pasolini, le radici, le madri, i padri, i figli. Si delinea orribile il profilo della creatura che siamo, avvilita a svolgere quale unico ruolo nella società quello di consumatore inconsapevole e alienato, ma si scorgono fra le note e le righe i figli del popolo, portatori di una cultura antica, pre-borghese, dove alberga l’innocenza, “la gente ai tavoli, la gioventù con le sue ignare bellezze”, raffigurazione iconografica di quella “disperata vitalità” che sgorga prepotente da tutte le opere di Pasolini.
Grazie, Aldo, grazie a te e ai tuoi compagni d’arte di averci riportato “a rispondere del selvaggio dolore di essere uomini”.