Roma, città “barzotta” sempre a metà, nel nuovo libro di Davide Desario

#Roma Barzotta è il titolo del nuovo libro (Avagliano editore) del giornalista romano Davide Desario,  firma autorevole  del “Il Messaggero”.  Proprio raccogliendo il meglio della sua rubrica settimanale su quella testata,  Desario ha voluto proporre un suo racconto sulla città eterna, con il suo fascino travolgente  e i suoi vizi atavici. “Barzotta”, cioè così così, capitale e città di provincia, bella ma impossibile, sacra però con un’anima pagana.
“Il suo è uno sguardo innamorato da sempre, che però non gli impedisce di cogliere difetti insopportabili, anzi, a volte si fa severo proprio come con qualcuno da cui non si accetta di venire delusi. Soffocata da traffico, abusivismo ed inefficienza, Roma ha visto tutto, guerra, terrorismo, corruzione, e a tutto ha resistito, come i suoi abitanti, perché, – scrive Desario -, “se sai sopravvivere a Roma vivi benissimo ovunque. E’ un allenamento quotidiano”. In questo i romani si servono di un’arma speciale, l’ironia: spiazzante, talvolta greve, ma imbattibile. Serve a sdrammatizzare, riderci su e ad affrontare i problemi di ogni giorno “. Sono le parole che Donata Zocche usa per commentare  questo nuovo libro, a premessa di un’intervista con il suo autore che qui di seguito riportiamo.
Da ricordare che Desario, classe 1971, ha raccontato la vita delle periferie romane tra gli anni ’70 e ’80 nel fortunato romanzo autobiografico Storie bastarde. Quei ragazzi cresciuti tra Pasolini e la banda della Magliana (Avagliano), scelto da EZ Rome come libro di luglio 2011. Ha ricevuto il riconoscimento speciale del Premio Cronista nel 2008 e ha vinto l’Amalfi Coast Media Award nel 2009. Dal 2013 guida la redazione de ilmessaggero.it.

La Roma “Barzotta” di Davide Desario
Donata Zocche

www.ezrome.it – 3 settembre 2015

"#Roma Barzotta" di Davide Desario. Copertina
“#RomaBarzotta” di Davide Desario. Copertina

Signor Desario, la Capitale è una donna sempre molto bella ma profondamente ferita. Da romano che ama visceralmente la propria città, anche alla luce delle recenti e tristi vicende, come vive questo rapporto?
E’ un rapporto altalenante, controverso. Roma ti abbraccia e ti illude con la sua bellezza e un secondo dopo ti prende a schiaffi con il suo degrado e la sua sciatteria. Roma fa rabbia perché è il festival delle occasioni perse: perché con i tesori che ha (nessuna città è un museo a cielo aperto come la Capitale),  potrebbe e dovrebbe essere valorizzata, essere una grande meta di turismo. E invece il mondo sempre di più ci conosce per le cose che non vanno. Vivere a Roma è diventato sempre più difficile. Da un lato, certo, è una palestra: se sopravvivi a Roma, scrivo nel mio libro, puoi vivere benissimo ovunque. Ma non è possibile che qualsiasi altra città del mondo funzioni meglio di Roma.

In #Roma Barzotta lei parla di una città che sa rendere spesso la vita impossibile a chi ci vive, ma poi, con un improvviso sprazzo di sole su una delle sue meraviglie, sa farsi perdonare. Tra i trambusti quotidiani c’è qualcosa che ha la capacità di rimetterla in pace?
Sicuramente. D’estate, per esempio, passeggiare di sera per Roma è fantastico. Non solo i vicoli di Trastevere. Ma è bello il ponte della Musica, certi angoli di Monti, Colle Oppio, per non parlare degli scavi di Ostia Antica e la Villa di Plinio a Castelfusano. E poi i romani, quando non sono sciatti e menefreghisti, sono fantastici. Nessuno generoso come loro. Nessuno ha tolleranza come i romani. D’altronde le hanno viste tutte. E poi quell’ironia, a volte greve, ma unica: un bar, un mercato, un barbiere dovunque, ascoltando le battute dei romani,  ti rimetti in pace.

Un giorno racconta di aver osservato dei bambini che giocavano al gioco del contrario. Ad un certo punto uno di loro ha detto: “Nel 2015 parliamo al contrario e facciamo tutto al contrario.” Come immagina una Roma cambiata?
Roma non ha bisogno di grandi cambiamenti. Se non uno: saper far funzionare quello che ha. E allora immagino delle strade senza buche, dei trasporti regolari dove tutti pagano il biglietto e forse si vedrebbero meno auto in giro, giardini e ville tenute in ordine e pulite, muri senza scritte, niente abusivismo commerciale per le strade a difesa del decoro ma anche dei piccoli e medi commercianti che pagano tasse e danno posti di lavoro.