Per la Collana Woland dell’editore Albo Versorio di Milano, è uscito nel 2016 il saggio di Riccardo Antonangeli Ezra Pound e l’ultimo Pasolini. La poesia oltraggiosa di due voci fuori dal tempo.
Il libro ricostruisce le ragioni profonde per le quali Pasolini si avvicinò dagli anni Settanta al poeta americano, così lontano da lui, superando una radicale avversione iniziale e instaurando un dialogo poetico anti-moderno prima impossibile.
Qui di seguito la sinossi del libro che compare nella quarta di copertina e il profilo biografico dell’autore.
Cosa significò Ezra Pound per Pasolini? Due cose innanzitutto: l’esempio di un poeta “fuori norma” alle prese con la crisi della civiltà occidentale, e l’esempio di un mitico ritorno alle origini della storia, a quel mondo contadino, a quel tempo prima del tempo in cui l’uomo si adeguava alle leggi del cosmo, traducendone con sincerità il messaggio. Pound e Pasolini condivisero la stessa idea di poesia fatta di mito, di frammenti e di citazioni, “chiacchiera” più che discorso. Dal 1968 in poi Pasolini si riconobbe in Pound e ne ripercorse le orme. Questo libro è il racconto di questo cammino comune: di rottura con il presente e successiva mistica armonia con il cosmo.
[info_box title=”Riccardo Antonangeli” image=”” animate=””]nato a Roma nel 1985, attualmente è Ph.D vandidate e Teaching Assistant alla New York University, presso il Dipartimento di Italian Studies. Dopo la laurea triennale conseguita alla “Sapienza” di Roma in letterature comparate, ha conseguito la laurea specialistica a Lugano, presso l’USI, in letteratura italiana. Si interessa e scrive di teoria del romanzo, tempo e narrativa, formalismo russo, cinema. Ha pubblicato su “Strumenti critici”, “Intersezioni” e “Nuova Informazione Bibliografica”.[/info_box]