Omaggio a Marilyn, la “sorellina minore” di Pasolini
Ha un titolo pasoliniano la bella mostra dedicata a Marilyn Monroe a Palazzo Vitelli a Sant’Egidio, Città a Città di Castello (Perugia), come parte della 22.ma edizione di “Tiferno Comics”. Per la gioia dei visitatori, fino alla chiusura del 9 novembre, saranno visibili circa 120 opere, tra disegni, pitture, decollage e fumetti, creati dalla fantasia di tanti artisti contemporanei (tra essi, Hugo Pratt, Guido Crepax, Carlo Jacono, Milo Manara, Enrique Breccia, Mimmo Rotella), tutti variamente ispirati dall’icona femminile per eccellenza del secolo breve, sfacciatamente bella, infantile, infelice, un impasto irripetibile di innocenza e malinconia. The candle in the wind, cantò Elton John nel 1987, consegnando la leggenda all’immortalità delle “stelle”.
Poteva chiamarsi, questa mostra, Il destino di essere bionda, che è il titolo peraltro incantevole di un’opera di Gianluca Colin, presente lui pure tra gli artisti sedotti da questa bellezza bionda e dolorosa, inconsumabile e imprendibile, fuori dal tempo e dalle mode. E invece si chiama Sorella Marilyn, sull’eco della magnifica poesia che Pasolini scrisse nel 1962 per quel mito glorioso, fragile e triste, morto in circostanze misteriose a Hollywood il 4 agosto 1962. Ne affidò poi l’esecuzione cantata a Laura Betti nel recital Giro a vuoto.3 e infine la riutilizzò nel 1963 come commento in versi al film La rabbia. Alla Monroe, a sentire Ranieri Polese (“La lettura”-“Corriere della Sera” di domenica 5 ottobre), solo pochi eletti hanno realizzato le dediche più ispirate: in narrativa, Truman Capote e Anthony Summers; per il cinema, Nicholas Roeg con Insignificance; in musica, naturalmente Elton. Ma nella poesia Pasolini svetta da solo e allora è il caso di lasciare spazio alla sua parola.
MARILYN
Del mondo antico e del mondo futuro
era rimasta solo la bellezza, e tu,
povera sorellina minore,
quella che corre dietro ai fratelli più grandi,
e ride e piange con loro, per imitarli,
e si mette addosso le loro scarpette,
tocca non vista i loro libri, i loro coltellini,
tu sorellina più piccola,
quella bellezza l’avevi addosso umilmente,
e la tua anima di figlia di piccola gente,
non ha mai saputo di averla,
perché altrimenti non sarebbe stata bellezza.
Sparì, come un pulviscolo d’oro.
Il mondo te l’ha insegnata.
Così la tua bellezza divenne sua.
Dello stupido mondo antico
e del feroce mondo futuro
era rimasta una bellezza che non si vergognava
di alludere ai piccoli seni di sorellina,
al piccolo ventre così facilmente nudo.
E per questo era bellezza, la stessa
che hanno le dolci mendicanti di colore,
le zingare, le figlie dei commercianti
vincitrici ai concorsi a Miami o a Roma.
Sparì, come una colombella d’oro.
Il mondo te l’ha insegnata,
e così la tua bellezza non fu più bellezza.
Ma tu continuavi ad essere bambina,
sciocca come l’antichità, crudele come il futuro,
e fra te e la tua bellezza posseduta dal potere
si mise tutta la stupidità e la crudeltà del presente.
Te la portavi sempre dentro, come un sorriso tra le lacrime,
impudica per passività, indecente per obbedienza.
L’obbedienza richiede molte lacrime inghiottite.
Il darsi agli altri,
troppi allegri sguardi, che chiedono la loro pietà.
Sparì come una bianca ombra d’oro.
La tua bellezza sopravvissuta dal mondo antico,
richiesta dal mondo futuro, posseduta
dal mondo presente, divenne così un male.
Ora i fratelli maggiori finalmente si voltano,
smettono per un momento i loro maledetti giochi,
escono dalla loro inesorabile distrazione,
e si chiedono:”E’ possibile che Marilyn,
la piccola Marilyn ci abbia indicato la strada?”
Ora sei tu, la prima, tu sorella più piccola,
quella che non conta nulla, poverina, col suo sorriso,
se tu la prima oltre le porte del mondo
abbandonato al suo destino di morte.
(P.P.Pasolini, Tutte le poesie, a c. di W. Siti, “Meridiani”, Mondadori, Milano 2003, vol. II, pp. 1322-1323)