Allievo del celebre critico d’arte Roberto Longhi, suo professore all’università di Bologna, Pasolini amò visceralmente l’arte pittorica, cui si ispirò per le scenografie dei suoi film e praticò la pittura prima negli anni giovanili e poi negli ultimi anni della maturità. I primi consapevoli esperimenti pittorici pasoliniani sono disegni a inchiostro, bozzetti di figure che ritraggono la vita quotidiana della gioventù con la netta e semplice evidenza, dal sapore pascoliano, di una realtà familiare, tenera, a tratti idillica. A distanza di qualche anno, ecco altri tentativi che risentono dell’influenza dei paesaggi alla De Pisis, o a una verificata ammirazione per alcune opere di Bonnard.
«Per molti anni anche se in modo saltuario Pasolini è stato attratto dall’idea di diventare pittore, unendo magari strettamente l’attività pittorica a quella poetica…Cominciò a dipingere a Casarsa nell’estate del 1941: quadri dipinti a olio e con l’acquaragia secondo le antiche ricette della pittura impressionista che si ispiravano al mondo friulano…Come un vero vedutista usciva di casa con il cavalletto e la cassetta dei colori legati alla canna della bicicletta e si inoltrava nei campi che circondano il paese».
Così lo scrittore e cugino Nico Naldini scriveva nel 1991 introducendo il catalogo di una mostra di disegni e dipinti di Pasolini allestita a Vienna. Quei preziosi materiali da qualche tempo, grazie alla lungimiranza della Provincia di Pordenone che li ha acquisiti, fanno parte dell’importante patrimonio del Centro Studi Pasolini di Casarsa e solo recentemente sono stati sottoposti ad un accurato intervento di pulizia e restauro.
Complessivamente si tratta di 19 opere fra disegni a china e a tecnica mista e dipinti a tempera e a olio: di particolare interesse i due grandi cartoni dipinti sui due versi – Giovani con strumenti musicali, Pantera e Due giovani – rintracciati fortunosamente nell’atelier dell’amico pittore sanvitese Federico De Rocco. Tale delicata operazione si è svolta fra il 2019 e l’anno in corso, ottenuto il parere e sotto la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia.
Il lavoro è stato svolto presso uno studio di restauro friulano, grazie al prezioso sostegno del Bando riservato al Restauro delle opere d’arte della Fondazione Friuli. La presidente del Centro Studi Pasolini Flavia Leonarduzzi nel ringraziare in particolar modo il presidente della Fondazione Friuli Giuseppe Morandini ha anticipato la volontà di realizzare nella sala dell’Academiuta di lenga furlana, debitamente riallestita, una vera e propria Pinacoteca con l’esposizione delle opere pittoriche di Pier Paolo Pasolini assieme ad una scelta di quadri degli artisti friulani con i quali negli anni quaranta si sviluppò un’amicizia e una fattiva collaborazione: Giuseppe Zigaina, Federico De Rocco, Virgilio Tramontin, Anzil e Renzo Tubaro.