Un incrocio tra intelligenze incandescenti, mobilitate dal fantasma del pensiero pasoliniano e dalla sfida della sua multiforme e fluviale attività espressiva. E’ questa l’intrigante premessa per un appuntamento ad alta tensione speculativa che al Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia, giovedì 10 giugno 2010, alle ore 18, vedrà impegnata la scuola filosofica del pensiero cosiddetto “debole”, capitanata dal maestro Pier Aldo Rovatti, docente di Filosofia Teoretica e Filosofia Contemporanea all’Università di Trieste, e da alcuni dei suoi brillanti allievi, Raoul Kirchmayr, Damiano Cantone, Massimiliano Roveretto e Massimiliano Nicoli. Al centro è il tema comune dell’”inattualità di Pasolini”, come dice il titolo provocatorio del numero 2010 della prestigiosa rivista “aut aut”, edita da il Saggiatore e diretta da Rovatti, che sarà appunto presentata nel Centro casarsese e che raccoglie una bella serie di interventi dei partecipanti ad un lavoro di gruppo per un corso di Estetica, guidato nel 2009 dallo stesso professor Rovatti.
Tante le questioni sul tappeto del dibattito: le caratteristiche della scrittura corsara, per il maestro Rovatti; la capacità semiotica di Pasolini di leggere i segni del reale e collegarli in reti di significato, per Cantone; la componente della “passione” vitale come chiave di volta dell’opera pasoliniana, per Kirchmayr; l’incursione in quella “mutazione antropologica” che tormentò la sensibilità civile pasoliniana, per Roveretto; l’inferno e il fascino del potere consegnato al libro-testamento Petrolio, per Nicoli. Tanti approcci possibili e un’unica certezza: la lancinante mancanza della figura pasoliniana, della sua testimonianza civile, della sua visione anticipatrice e di quella straordinaria capacità – pienamente espressa negli Scritti corsari – di leggere il proprio tempo e di prefigurare gli scenari venturi, mantenendo insieme una assoluta non assimilabilità come uomo e come artista e, appunto, una eretica inattualità. “Ci è sembrato –dichiara Rovatti nella premessa alla rivista- che la parola “inattualità” fosse la migliore chiave di entrata nel mondo di Pasolini da parte di alcuni che non sono addetti ai lavori, ma pensano che Pasolini abbia un posto importante nella coscienza critica di oggi. Pasolini già in vita è stato un inattuale perché si era messo radicalmente di traverso nei confronti della cultura del tempo, compresa quella di sinistra. Perciò abbiamo rischiato di perderlo nei decenni che sono seguiti, e proprio per questo stesso motivo, cioè la sua inattualità che tuttora permane, è essenziale per noi riguadagnarlo, in un momento in cui –come oggi- le coscienze sembrano addormentarsi nella trionfante omologazione che lui aveva lucidamente anticipato nei suoi ultimi scritti”. Arricchirà questo importante incontro anche una breve illustrazione dei Dialoghi in friulano (due sono pubblicati sulla rivista) che sono custoditi nell’archivio del Centro Studi e su cui si soffermeranno Piera Rizzolatti, per gli aspetti filologici, e Angela Felice, per l’esempio protodrammaturgico che da essi viene fornito.