Un viaggio ideale nei luoghi di Roma che hanno fatto da sfondo alla biografia di Pasolini e da metafora spaziale per la trasfigurazione della sua visione del mondo. Con efficace sintesi lo scrittore Leonardo Marino conduce per mano un immaginario visitatore, in un percorso alternativo rispetto alla capitale dei Papi, dei monumenti e del Palazzo.
I dieci luoghi di Pasolini a Roma
di Leonardo Marino
www.romatoday.it – 12 dicembre 2016
Dal cuore della città alle periferie, il rapporto di Pier Paolo Pasolini con la città di Roma è sempre stato quello di una controversa storia d’amore segnata da sentimenti contrastanti. La Roma delle borgate ma anche quella di quartieri più borghesi come l’Eur ha influenzato profondamente Pasolini ed è entrata in ogni forma espressiva da lui sperimentata.Il legame tra Pasolini e la città di Roma non è limitabile soltanto alla pura e semplice rappresentazione artistica o al domicilio, ma è qualcosa di più profondo, una fonte di ispirazione e al contempo una sua personale rappresentazione di Mondo. È l’idea stessa della città di Roma che entra nella poetica pasoliniana e ad essa si lega indissolubilmente.
Pasolini arriva a Roma nel 1950, lasciandosi alle spalle le campagne friulane, e – a parte le parentesi di Sabaudia e di Chia – vi resterà fino alla morte nel 1975. La sua Roma è quindi quella vissuta in età adulta, una città in completa trasformazione, negli anni del grande cinema ma anche della speculazione edilizia.
Numerosissime sono le zone della città eterna che mantengono ancora dei forti collegamenti con la figura di Pasolini, e forse ancor di più sono i locali, i bar, le trattorie che rivendicano una sua assidua frequentazione.
1- Il Ghetto e Trastevere
La vita romana di Pasolini ha inizio nel centro di Roma, ed in particolare nel ghetto ebraico, nella sua prima abitazione in Piazza Costaguti, a due passi dal Portico d’Ottavia. In questa casa affittatagli dallo zio Pasolini e la madre resteranno pochi mesi, ma è già chiara la predilezione per le zone più popolari a discapito della Roma borghese e giubilare. Poco più in là, in Piazza Mattei, i ricordi dei primi contatti con dei giovani ragazzi di vita romani riaffiorano nell’amata Fontana delle Tartarughe che Pasolini descriverà in Alì dagli occhi azzurri.
2- Rebibbia, Ponte Mammolo, Pietralata
La disoccupazione e una situazione sempre più difficile costrinsero Pasolini al trasferimento dal ghetto ebraico al “ghetto delle borgate” in una condizione di estrema povertà. La misera abitazione si trovava tra Ponte Mammolo e il carcere di Rebibbia, non aveva tetto né intonaco, era fredda e estremamente periferica. Fu proprio a Rebibbia che Pasolini entrò in contatto con l’animo più popolare delle borgate e con il dialetto romano e fu da questo particolare punto di vista che studiò la Pietralata che avrebbe poi fatto da sfondo a Una vita violenta e in percentuale minore anche a Ragazzi di vita.
3- Monteverde
È nella zona di Monteverde però che, dopo aver messo da parte qualche soldo insegnando in una scuola di Ciampino, Pasolini troverà una stabilità e condizioni di vita migliori. Qui Pasolini cambiò casa due volte, vivendo prima in Via Fonteiana 86 a Monteverde Nuovo e successivamente in Via Carini 45 a Monteverde Vecchio, nel palazzo in cui vivevano anche Attilio e Bernardo Bertolucci. Fonte di studio per la Donna Olimpia di Ragazzi di vita, il quartiere di Monteverde con il suo stabilimento Ferrobeton (o “Ferrobedò” nel romanzo) e i suoi cantieri era il luogo ideale per le scorribande del Riccetto.
4- Torpignattara, il Mandrione e la Borgata degli Angeli
Il percorso dei ragazzi di vita ci conduce poi ad est, verso Via del Mandrione, il quartiere Torpignattara e la Borgata degli Angeli. Si tratta di uno dei luoghi più caratteristici della Roma pasoliniana e tra quelli che il poeta, scrittore e regista era più solito frequentare. Qui, in una trattoria, incontra i fratelli e imbianchini Franco e Sergio Citti, con i quali nascerà una lunga collaborazione artistica. Il forte legame di Pasolini con la zona è oggi testimoniato dalla presenza di numerosissime ed eccellenti opere di street art, tra cui la monumentale Hostia di Nicola Verlato, che continuano poi lungo tutta la Via Casilina.
5- Pigneto
Denso di street art dedicata a Pasolini è anche il vicino quartiere del Pigneto, dove è facile scorgere tra i palazzi il suo volto o quello della giovane Maria del Vangelo Secondo Matteo. Prima che il Pigneto diventasse il centro della movida hipster romana, Pasolini lo conosceva come un quartiere proletario e popolare, una frazione di periferia nel centro di Roma. Per questo lo scelse per le riprese del suo primo film Accattone, ambientato soprattutto tra Via Fanfulla da Lodi, Via Giovenale e i tavoli del Bar Necci.
6- Testaccio
Nella sua parte finale Accattone torna invece verso Monteverde, fermandosi però a Testaccio, per la tragica conclusione della vicenda. A Testaccio Pasolini era solito visitare anche il Cimitero Acattolico, luogo di sepoltura dei poeti inglesi Keats e Shelley, di scrittori contemporanei e amici come Carlo Emilio Gadda e Dario Bellezza e infine di Antonio Gramsci. Il confronto con la tomba del politico e pensatore comunista gli ispirerà l’opera Le ceneri di Gramsci, un poemetto in versi ed un’omonima raccolta poetica che lo contiene, in cui Pasolini vaga per il quartiere, critica lo stato del comunismo contemporaneo e ne propone un nuovo personale modello.
7- Il Quadraro e il Parco dell’Appia Antica
Mostra le profonde trasformazioni sociali ed urbane Mamma Roma, il secondo film di Pasolini regista, raccontando la storia di una prostituta romana che per migliorare la propria situazione si trasferisce insieme al figlio da Guidonia (nel film Casal Bertone) al nuovo quartiere del Quadraro. Il personaggio iconico interpretato da Anna Magnani non riuscirà però a salvare il figlio nemmeno nell’ambiente moderno dei palazzi dell’Ina-Casa, di Cecafumo e del Parco dell’Appia Antica che fanno da sfondo alla seconda parte del film. Sempre nel Parco dell’Appia Antica, nei pressi della sorgente dell’Acqua Santa, è interamente ambientato La ricotta, episodio pasoliniano del film in quattro parti Ro.Go.Pa.G., presto censurato e accusato di aver vilipeso la religione di Stato.
8- Eur
L’ultimo decennio, dal 1963 alla morte, Pasolini lo trascorre poi in un quartiere parecchio diverso da quelli finora attraversati dall’inizio della sua esperienza romana. L’Eur non è certo una borgata popolare, anzi si potrebbe definire già in quegli anni una zona alto-borghese, con i suoi viali ampi e signorili e con la sua architettura fascista. L’appartamento residenziale di Via Eufrate 9 in cui Pasolini si trasferì con la madre e la cugina non è lontano infatti dalla Basilica di San Pietro e Paolo, da lui definita una «San Pietro falsa», emblema dell’architettura vacua del quartiere. La monumentalità bianca ed imponente dell’Eur si rivela comunque uno scenario ideale per il periodo più difficile, drammatico e tormentato di Pasolini.
9- Trullo e Portuense
In quella Via Portuense che in Una vita violenta e in Accattone era il simbolo della profonda trasformazione anche delle periferie più ricche di storia, Pasolini decide nel 1965 di ambientare buona parte di Uccellacci e uccellini. Nel famosissimo film con Totò e Ninetto Davoli è possibile riconoscere il Trullo degli anni Sessanta, Torre Righetti, la Borgata Petrelli, Montecucco. In un’operazione metaforica però le vie del quartiere si riempiono di cartelli surreali che rimandano a Cuba o ad Istanbul oppure ancora cambiano nome, venendo dedicate a personaggi improbabili e miseri.
10- Idroscalo di Ostia
Purtroppo il nostro tour non può che concludersi con l’ultimo dei luoghi di Pasolini, il litorale di Ostia dove venne ritrovato il suo cadavere il 2 novembre 1975. Massacrato sulla spiaggia e travolto dalla sua stessa macchina, il mistero della sua morte non verrà mai del tutto chiarito, nonostante l’arresto del giovane Pino Pelosi. Poco lontano da lì sorge oggi in sua memoria il Parco Letterario Pier Paolo Pasolini, oltre ad alcune sculture e opere di street art a lui dedicate.