PPP: la forza della solitudine nei ritratti di Roberto Villa a Casarsa

Un commento della giornalista Cristina Savi a margine della mostra Portfolio Pasolini 1972-1973, che, negli spazi del Centro Studi Pasolini di Casarsa della Delizia, paese materno del poeta, espone 36 fotografie inedite firmate da Roberto Villa. La mostra è visitabile dal 18 aprile al 31 agosto 2015.

Il senso della solitudine di Pasolini
di Cristina Savi

http://messaggeroveneto.gelocal.it – 18 maggio 2015

«Vorrei che si cogliesse il senso della sua solitudine, di un’artista che non si circondò di yes-man, né si legò mai a gruppi consenzienti, di un intellettuale il cui divario con gli altri, del resto, era così grande, che non poteva non essere isolato”: è l’invito che rivolge al pubblico Roberto Villa, il maestro-fotografo e ingegnere, autore dell’inedita mostra fotografica Portfolio Pasolini 1972-1973 che si apre oggi nel Centro Studi Pasolini di Casarsa. Trentasei immagini, in bianco e nero, selezionate dal suo prezioso archivio. Ritratti che isolano il volto di Pasolini, icona inconfondibile del ’900, fotografato in due distinte occasioni: nel 1972, durante un dibattito pubblico tenutosi a Milano e nel 1973, sul set yemenita e iraniano dove Pasolini girò parte del film Il fiore delle Mille e una notte. Villa, su invito dello stesso Pasolini, ebbe il privilegio di essere coinvolto per cento giorni come fotografo indipendente. «L’avevo incontrato a un convegno. Mi occupavo di problemi linguistici e gli chiesi se fosse interessato a una conversazione sul linguaggio cinematografico. Mi spiazzò, invitandomi a seguirlo in Oriente. E io, che avevo uno studio fotografico e pubblicitario, anche di successo, lasciai tutto e partii». Per un’avventura in paesi arcaici, provati da una povertà totale nella quale si insinuava il consumismo, quasi in modo irreale. «Una situazione che Pasolini osservava con dispiacere».

Ritratti di Pasolini (1973) di Roberto Villa
“Portfolio Pasolini 1973”. Cuts di Roberto Villa

Come sottolinea Angela Felice, direttore del Centro studi casarsese, in un saggio a margine della mostra, che lo sfondo ai vari scatti sia diverso (per ambiente, momento storico e situazione) è evidente. Ma questi contesti sono cancellati, non servono nemmeno, «perché a Villa preme costruire un suo personale omaggio per immagini al volto seducente e misterioso del cineasta».
Villa ci racconta di un Pasolini che, contrariamente all’idea stereotipata del regista con megafono, «non alzava mai la voce, non insultava nessuno, era profondamente educato. C’è una foto, in mostra che amo particolarmente. Lui è sul set, sorride e alza un braccio. Poco prima una persona delle troupe aveva incautamente fatto cadere un fondale e il lavoro era stato interrotto. Mi sarei aspettato una reazione dura, ma il peggior insulto che uscì dalla bocca di Pasolini fu «salame!», accompagnato da un sorriso». Di lui è stato detto e scritto tutto? «Forse non tutti sanno che aveva la straordinaria capacità di farsi capire anche da persone meno capaci, di adeguarsi al loro linguaggio, ma senza atteggiamenti di superiorità e che era sempre disposto ad ascoltare».

[idea]Info[/idea]
Centro Studi Pier Paolo Pasolini, via Guido A. Pasolini 4 – 33072 Casarsa della Delizia (pn)
t. 0434 870593 / e-mail info@centrostudipierpaolopasolinicasarsa.it