Su gentile segnalazione di Alessandro Barbato, collaboratore del professor Fabre presso la cattedra di Antropologia delle Religioni dell’Università di Roma “Tor Vergata”, invitiamo alla lettura del suo saggio L’alternativa fantasma. Pasolini e Leiris. Percorsi antropologi (ed. Libreria universitaria.it 2011). Un libro per riflettere sull’alterità attraverso il pensiero antropologico di Pasolini e Michel Leiris (1901-1990), scrittore ed etnologo francese, formatosi nell’ambito del surrealismo, da cui poi prese le distanze, e autore di una nutrita serie di testimonianze e contributi scientifici di alto valore per la conoscenza di popoli e civiltà, soprattutto africani.
Sul saggio di Barbato, pubblichiamo qui di seguito la scheda che compare sul blog ufficiale di libreria universitaria.it, www.paperback.it/blog. A seguire una rassegna organizzata da Andrea Cortellessa circa la produzione di Leiris uscita in Italia a partire dal 1964, quando il suo nome, fino ad allora semisconosciuto, cominciò a circolare anche da noi.
www.paperback.it/blog
blog ufficiale di libreria universitaria.it
Mai come oggi la società in cui viviamo, sempre più aperta all’incontro (spesso allo scontro) tra culture, lingue e religioni diverse, anche opposte, ci costringe a riflettere sull’altro, il diverso da noi. Troppo spesso, però, e la cronaca di tutti i giorni ce lo conferma, l’altro è visto come un nemico, una minaccia per la nostra storia e identità, piuttosto che come una preziosa occasione e opportunità di confronto con chi vive, e ha vissuto, esperienze completamente diverse dalle nostre. Certo, lo scambio, se si vuole che il dialogo sia autentico, dev’essere reciproco.
Per approfondire queste tematiche, vi proponiamo l’ultimo libro di Alessandro Barbato, L’alternativa fantasma, edito da libreria universitaria.it edizioni, il progetto editoriale di libreriauniversitaria.it.
Un testo che (non abbiamo dubbi) stimolerà le vostre domande su questi problemi “scottanti”! Michel Leiris e Pier Paolo Pasolini messi a confronto sul tema del sacro sul retro di uno sfondo comune: l’Africa, terra che incarna il paradigma dell’altro e dell’altrove rispetto alla civiltà occidentale. Come si legge dalla Prefazione al testo, l’autore “riesce a ricostruire lo straordinario impatto che l’incontro con l’alterità ha avuto nella vita, nell’opera e nella scrittura dei due intellettuali”, che, in momenti diversi e con un background culturale altrettanto differente, decidono di spingere la propria ricerca artistica al di là dei confini della pura espressione letteraria per incontrare discipline, potremmo dire altre, come l’etnologia e la storia delle religioni, desiderosi di decifrare un presente sempre più difficile e minaccioso. Un’Africa “mitica” che per Leiris e Pasolini rappresenta un’attraente fuga dalla “decadente civiltà borghese” ma che si rivelerà, invece, solo un’alternativa fantasma, lo sbiadito riflesso di una realtà estremamente diversa dall’idea romantica che li aveva convinti a intraprendere il viaggio: un viaggio che li porterà a scontrarsi concretamente con l’alterità, vivendo così un’esperienza che, forse, li ha aiutati a mettersi ancora di più in discussione.
Ecco, allora, che accettare l’incontro tra culture diverse non significa fermarsi alla semplice giustapposizione multiculturale, mettere “mondi” diversi su due strade che non si incontreranno mai o scegliere le “qualità” che ci piacciono e scartare quelle più lontane dal nostro modo di pensare. Significa, invece, intendere la diversità come un confronto, una relazione, che affronti le differenze dell’altro senza annullarle o neutralizzarle alla stregua di semplici termini, che, uno alternativo all’altro, si escludono a vicenda. Tantomeno, dobbiamo assimilare l’altro a noi, solo come fosse un oggetto della nostra comprensione. L’altro va accolto nella sua irriducibile alterità e differenza, va accettato nella sua diversità, che deve essere vista non come ostilità ma come opportunità di confronto e di arricchimento nel rispetto delle reciproche tradizioni culturali e religiose.
da Michel Leiris. La vita e il suo doppio
di Andrea Cortellessa
www. doppiozero.com – 20 agosto 2012
Michel Leiris da noi è ancora un semisconosciuto quando sul numero 13 del «verri», nel 1964, escono venti pagine di Biffures nella traduzione di Adriano Spatola. Due anni dopo nella «Medusa» Mondadori, nella versione di Andrea Zanzotto, viene pubblicato Età d’uomo, seguito dagli oneirogrammi di Notti senza notte e alcuni giorni senza giorno, e il giovane Mario Perniola ne scrive ampiamente nel suo Metaromanzo; nel ’67 Feltrinelli pubblica la grande ricerca svolta insieme a Jacqueline Delange sulla scultura africana (Africa nera. La creazione plastica). È un big bang. Fatto sta che nel 1980 lo stesso «verri» potrà dedicare un numero monografico, raccolto da Guido Neri, a quello che s’è nel frattempo imposto come un classico contemporaneo. Vi figurano, oltre a scritti di Leiris (tra i quali la conferenza tenuta nel ’38 al Collège de Sociologie sul Sacro nella vita quotidiana), saggi di Guido Guglielmi e Ivos Margoni nonché testi – convergenza che è forse un unicum – di Edoardo Sanguineti e dello stesso Zanzotto.
Sono decisamente, quelli, anni buoni per Leiris (del resto eravamo all’apice dell’editoria italiana). Fra le molte edizioni si segnalano Aurora (a cura di Paola Decina Lombardi, Serra e Riva 1980) e L’Africa fantasma (con introduzione di Guido Neri, Rizzoli 1984). Ma l’impresa decisiva, quella di Einaudi sulla tetralogia La Règle du jeu, iniziata nel 1979 con Biffures (tradotto da Eugenio Rizzi con prefazione di Guido Neri, nella bellissima collana «Letteratura» diretta da Paolo Fossati), s’è interrotta alla seconda puntata nel 1998 (nella moritura NUE) con Carabattole – cioè Fourbis. A questo ritmo l’impresa verrebbe terminata nel 2036… più verosimile che l’impresa ce la si sia scordata da un pezzo. Straordinario traduttore di Carabattole fu uno dei nostri studiosi più affascinanti e dimenticati, Ivos Margoni (1929-2006), docente tra l’altro a Napoli e a Siena e spettacolare traduttore-interprete di Rimbaud, Lautréamont, Laforgue …
Mentre in Francia continuano a uscire inediti e nuove edizioni (nel 2007 sono nati anche i Cahiers Leiris, diretti da Jean-Sebastien Gallaire e da poco giunti al terzo numero; molto ricco anche il sito http://michel-leiris.fr), da noi risultano disponibili solo due raccolte di scritti antropologici (La possessione e i suoi aspetti teatrali tra gli etiopi di Gondar, a cura di Mirella Schino, Ubulibri 1988 e L’occhio dell’etnografo, a cura di Catherine Maubon, Bollati Boringhieri 2005 ), Specchio della tauromachia e altri scritti sulla corrida (a cura di Catherine Maubon, Bollati Boringhieri 1999) e due lacerti dell’ampia produzione artistica (gli scritti su Francis Bacon, traduzione di Federico Nicolao e Roberto Rossi, Abscondita 2001; e quelli su Picasso, Il pittore e la modella, tradotti da Lucia Corradini e Roberto Rossi, Abscondita 2003; recentissima l’edizione organica, presso il CNRS, degli Écrits sur l’art a cura di Pierre Vilar).
Dell’opera letteraria si trova ancora – a esser fortunati – solo Età d’uomo (privato però delle Notti senza notte, SE 2003). Mai tradotti (a parte la terza e la quarta parte della Règle du jeu) restano il fondamentale Journal 1922-1989 (quasi mille pagine curate per Gallimard, nel 1992, da Jean Jamin), le poesie di Mots sans mémoire (un corposo assaggio lo offrì nel 1997, su «Testo a fronte», il primo e brillantissimo Flavio Santi), i saggi (raccolti dall’autore, senza partizioni tematiche, nei volumi Brisées e Zébrage), il carteggio con Bataille (sempre Gallimard 2004, a cura di Louis Yvert, con postfazione di Bernard Noël). Non conosco l’edizione italiana dei deliziosi frammenti sul melodramma, Operratiques (1992), che risulta uscita da Monteleone (Vibo Valentia) nel 1995.
Su Leiris, scrittore d’arte, si veda la bella monografia di Stefania Zuliani Michel Leiris, lo spazio dell’arte, Liguori 2002.
[info_box title=”Alessandro Barbato” image=”” animate=””]dottore di ricerca in Antropologia Sociale ed Etnologia (EHESS-Paris), si è è laureato in Storia delle Religioni sotto la guida di Marcello Massenzio e di Daniel Fabre, approfondendo tematiche legate all’opera di Ernesto De Martino e di Angelo Brelich. I suoi lavori hanno per oggetto i rapporti tra antropologia, storia delle religioni e il mondo delle arti e della letteratura. Attualmente svolge attività di collaborazione presso la cattedra di Antropologia delle Religioni dell’Università di Roma “Tor Vergata”.[/info_box]