Domenica 15 novembre 2015, alle ore 21, nella Chiesa di San Francesco a Lucca, lo scrittore Carlo Lucarelli, volto noto della tv “intelligente”, rende omaggio a Pasolini quarant’anni dopo la morte. “Una delle eredità che ci ha lasciato riguarda il mio genere letterario”, dice Lucarelli, che in vista della serata ha raccontato il suo incontro con l’opera dell’intellettuale “corsaro” in un’intervista rilasciata a Fulvio Paloscia per l’edizione fiorentina di “Repubblica”.
Il Pasolini noir di Lucarelli. “Così indagava la metà oscura”
di Fulvio Paloscia
http://firenze.repubblica.it/cronaca – 11 novembre 2015
Stavolta il Pasolini vittima di un omicidio, il Pasolini “giallo”, rimarrà nei ricordi televisivi di Blu notte. Nell’incontro che Carlo Lucarelli terrà domenica 15 novembre alle 21 nella Chiesa di San Francesco a Lucca, per la rassegna Conversazioni in San Francesco, lo scrittore racconterà il suo innamoramento per l’intellettuale “corsaro”. Ne testimonierà l’eredità, ne esaminerà l’impegno, alla luce dei significati vecchi e nuovi di questa parola che non può essere relegata ad un vocabolario vintage. Con punti di vista anche spiazzanti, che peraltro rendono la lettura dell’ultimo libro di Lucarelli, P P P Pasolini, un segreto italiano (Rizzoli) avvincente tanto quanto un thriller. “E uno dei lasciti pasoliniani – esordisce Lucarelli – riguarda proprio il genere letterario che io frequento. Il noir”.
Ovvero?
So che la cosa può risultare sconcertante perché Pasolini è un grande scrittore mentre noi che amiamo lo suspense siamo considerati dei minori. Però fu un grande interprete di quella realtà con cui noi autori di genere facciamo i conti: quella della metà oscura delle cose, degli uomini. Come noi che scriviamo noir, Pasolini racconta quello che non funziona mettendo in scena dei meccanismi non dissimili dal giallo. Tutto questo è evidente soprattutto in Petrolio, dove l’autore si riferisce in modo esplicito a certa politica criminale italiana. Di solito al noir non si attribuiscono padri nobili, però tra i miei, di padri, metto Pasolini, accanto a Scerbanenco e a Tenco: un mix di disperazione malinconica, cinismo e tristezza che viene dalla passione di farsi gli affari degli altri. E non si è mai arreso, Pasolini. Se oggi fosse vivo, magari sarebbe stato d’accordo con Gaber: “la mia generazione ha perso”.
Il suo sillogismo dunque è evidente: riconoscere un’essenza noir in Pasolini significa che anche la letteratura di genere può essere portatrice d’impegno.
Smascherare i meccanismi perversi della società confina col fare politica, o meglio, con quello che la politica dovrebbe fare. Che il noir sia letteratura sociale è fuori di dubbio, non è ancora abbastanza assodato che sia pure letteratura impegnata: ma ogni volta che guardi le cose che non ti piacciono e le racconti per capire come mai accadono, non fai altro che dichiarare un tuo schieramento, che stai da una parte.
Al di là del giallo sull’omicidio, cosa ci dice oggi la morte di Pasolini?
Il giallo, una buona volta, lo possiamo anche mettere da parte, con tutte le sue controversie e non perché, come sostiene qualcuno, potremmo fare un torto a qualcuno. E poi io continuo fermamente credere che la supposta verità a cui si è arrivati non sia accettabile, cioè che Pelosi sia stato l’unico assassino di Pasolini. Con l’incontro di Lucca e nel mio libro, voglio raccontare gli anni Settanta meravigliosi e violenti, con i loro delitti politici, quando ammazzavi qualcuno perché non ti piaceva, per chi votava, per cosa scriveva. Sia che il delitto Pasolini abbia fatto fuori un intellettuale scomodo o un giornalista che aveva scoperto qualcosa (e Petrolio è esemplare di questo, nelle sue pagine vi si prefigura persino la strage di Bologna), rimane comunque un gesto politico che racconta quel momento storico, ma anche il presente. La letteratura italiana ha spesso a che fare con scenari negativi, eppure releghiamo la riflessione sugli scrittori ad un fatto squisitamente estetico .
A proposito dell’eredità morale che Pasolini ha lasciato: nei giorni scorsi Gabriele Muccino ha definito “regista amatoriale ” l’autore di film capolavoro come Mamma Roma, quasi a segnalare il fastidio per un uomo così lungimirante da essere ancora oggi ingombrante. Tutti parlano di Pasolini, ma l’opera non è così conosciuta. I suoi libri non vendono poi tanto, è sempre più raro vedere i suoi film. Dovrebbe essere letto, guardato e anche criticato di più. Nei suoi confronti non esistono atteggiamenti intermedi: o c’è l’esaltazione acritica, o il rifiuto. Io l’ho sempre amato anche per le sue ambiguità, per le contraddizioni, per certe idee anche poco condivisibili. Però, fa pensare, e questo è importantissimo. Prendo Pasolini per quello che dice, e non per quello che è. Io mi fido della sincerità di un autore, anche se ha detto sciocchezze. Ma fa pensare. E ha pensato lui per primo. Vi sembra poco?.
*Foto in copertina: © Niccolò Caranti