Sullo scaffale. Un saggio di Antonella Tredicine sulla pedagogia in PPP

Una nuova pubblicazione integrerà a breve gli scaffali già ricchissimi della bibliografia critica pasoliniana. Nel marzo 2015, per le edizioni “ombre corte” di Verona, uscirà infatti il saggio Pier Paolo Pasolini, “scolaro dello scandalo”, che sull’esempio dell’esperienza e del pensiero del Pasolini pedagogo ambisce a tracciare una nuova antropologia dell’educazione. Ne è autrice Antonella Tredicine, che, seguita da Laura Faranda e Alberto Sobrero, si è di recente laureata su queste tematiche all’Università La Sapienza di Roma e nella vita professionale è impegnata sui temi e le pratiche dell’interculturalità. Un grazie all’autrice per la segnalazione  della sua pubblicazione (prefàta da Ian Chambers), di cui qui di seguito anticipiamo  uno stralcio dal testo che correderà la quarta di copertina.

Dalla quarta di copertina
Antonella Tredicine, laureata in lettere e in discipline etno-antropologiche, vive e lavora a Roma dove insegna materie letterarie da oltre un ventennio e da un decennio è referente per l’intercultura e la scolarizzazione degli alunni Rom. Quest’ultima, intensa esperienza costituisce la ragione che l’ha ancor più avvicinata al “sentire pasoliniano”, le ha fatto scoprire una pedagogia che, se non nuova nel metodo, è certo nuova nella passione, nell’intensità dell’impegno e nell’ostinata volontà di smascherare l’indifferenza del potere. Il lavoro nasce dalla convinzione che nell’opera di Pasolini vi siano gli strumenti critici per contrastare un processo di progressiva omologazione delle menti e per cogliere le “sfumature rischiose ed emozionanti delle differenze”.
In questa direzione la Scuola è il primo fronte contro il pregiudizio; su di essa grava il compito difficile ed esaltante di produrre uomini e donne uguali e diversi. In questo volume l’autrice, con le opere di Pasolini sotto il braccio, ci permette di seguire la sua pratica quotidiana nell’esperienza interculturale, fra ragazzi che spesso sono considerati, per usare un’espressione di Pasolini, poco più che “stracci della storia” (…).