Sullo scaffale. Tra Foscolo, Moravia e PPP. L’ultimo saggio di Alberto Granese

Con pura passione. Dall'”itale glorie” di Foscolo all'”umile Italia” di Pasolini (Edisud, Salerno gennaio 2015) è un saggio recente di Alberto Granese, docente di Didattica della Letteratura italiana all’Università di Salerno. «L’aspetto più squisitamente letterario della prima parte di questo libro – si legge nella scheda di presentazione della casa editrice-  è rivolto a indagare le strutture profonde e le forme espressive delle opere foscoliane, in un continuo scambio con il contesto socio-politico e con le coordinate culturali del loro tempo, così che poesia e storia ricevono reciprocamente da questo tipo di analisi spessore, respiro e significato. Nella seconda sezione del volume, partendo da un’intuizione originale sull’amicizia “underground” di Moravia e Pasolini, Granese rileva che i personaggi de La ciociara subiscono la guerra, non la incontrano direttamente: Moravia racconta non particolari eventi bellici, ma i loro riflessi fisici, psichici ed etici, connotati da un’irreversibile profanazione della personalità umana».
Il saggio si segnala anche per l’originale lettura critica dell’opera e della figura di Pasolini. Egli è analizzato non solo per i rapporti di profonda amicizia con Moravia, ma anche per la sua opera, di cui nel libro si coglie  il duplice volto visionario e civile e si valorizza la particolare sensibilità verso il Sud Italia. Sulla lettura critica che Granese offre di Pasolini si sofferma il giovane studioso Stefano Pignataro, con un   rapido appunto uscito l’11 febbraio 2016 in http://lacittadisalerno.gelocal.it
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Pasolini e il Mezzogiorno. Una rilettura inedita nelle pagine di Granese
di Stefano Pignataro

http://lacittadisalerno.gelocal.it – 11 febbraio 2016

La figura di Pier Paolo Pasolini continua a suscitare dibattiti e a ispirare studi. Uno dei più recenti è Con pura passione. Dall’”itale glorie” di Foscolo all’”umile Italia” di Pasolini (Le Civiltà Letterarie, Edisud, Salerno, pp. 380), scritto da Alberto Granese, docente di Didattica della Letteratura italiana all’Università di Salerno. Il libro offre posizioni interpretative particolarmente inedite su Pasolini. Granese indaga molti aspetti interiori di Pasolini a cominciare dalla sua profonda amicizia con Alberto Moravia. I due ebbero in comune diversi aspetti, a partire dal fatto che raccontarono l’Italia del dopoguerra attraverso le crisi psicologiche ed esistenziali dei protagonisti dei propri romanzi. Granese studia a lungo questa loro amicizia che definisce “underground”, partendo dall’articolo in cui Moravia espresse grande consenso al primo film di Pasolini, Accattone, (“L’Espresso” del 1° ottobre 1961).
Moravia, secondo Granese, fu anzi uno dei pochi che lodò il cinema di Pasolini. Lo scrittore di Agostino, infatti, ritenne che con il cinema Pasolini fosse riuscito a pieno nell’ idea di trasferire i suoi stati d’animo, le sue idee e gli stessi protagonisti dei suoi romanzi in un altro mondo, in un altro linguaggio trovato, appunto, nel cinema. Granese nel libro analizza la sintonia tra Moravia e Pasolini definendola immediata, intuitiva: una sintonia «ineluttabile delle loro sensazioni, dei loro sentimenti e della loro indole sempre in limine nonostante le differenze – viscerali in Pasolini, razionali in Moravia – tra utopia e realtà».

"Con pura passione" di Alberto Granese. Copertina
“Con pura passione” di Alberto Granese. Copertina

Una novità negli studi pasoliniani è quella che concerne lo studio sullo sguardo di Pasolini verso il Mezzogiorno d’Italia, (…) verso quelle terre che egli definiva straniere. Pasolini verso il paesaggio meridionale prova una “deformazione visionaria” e una “trasfigurazione lirica”. Granese afferma che Pasolini, prima di incontrare Totò (per i film Uccellacci e uccellini, Che cosa sono le nuvole?  e La Terra vista dalla Luna) e poi Eduardo per il progetto di Porno-Teo-Kolossal, «sente la lingua del Sud come i suoni di una misteriosa lingua, un’enigmatica aura mistica». Il professore si sofferma anche sugli “odori del Sud”, che per Pasolini erano spiragli di una civiltà ormai scomparsa. Granese afferma anche che per Pasolini esiste quasi una leopardiana “meridionalità del tempo”. Fa l’esempio dell’Adriatico, mare “dolce” per Pasolini, e dello Jonio, mare “selvaggio”. Ma esso è il mare di Odisseo, della sua Itaca e quindi per Pasolini assume una risonanza simbolica: lo sprofondamento nelle sue acque significa vivere «una dimensione prenatale».
Lo studioso studia e analizza in toto l’opera pasoliniana e in particolare il personaggio Pasolini. E’ convinto che l’opera del poeta non debba essere studiata secondo i “generi” di cui lo scrittore si è occupato: letteratura, cinema, poesia, giornalismo. Il suo studio porta a far scoprire una duplice funzione, una componente visionaria e una componente storica, in un poeta di tensione e insieme di impegno civile.
Granese, nel libro, fa riferimento anche al Pasolini interprete di Dante. Così La Divina Mimesis (1975), secondo lo studioso, «non è un rifacimento o una riscrittura del poema di Dante (anche questa una valutazione errata), ma è un’intelligente reinvenzione del senso autentico del messaggio della Commedia, colto nella sua essenziale profondità e calato nell’ambigua modernità».