Sullo scaffale. “Pasolini e la dittatura del presente” di Pasquale Voza

È uscito di recente, per i tipi dell’editore Manni di San Cesario di Lecce, un nuovo saggio di Pasquale Voza, professore emerito di Letteratura Italiana all’Università di Bari. Il libro, dal titolo Pasolini e la dittatura del presente, raccoglie dieci saggi che, in diversi ambiti, indagano l’impegno letterario e politico di Pasolini, in particolare negli anni Settanta e a confronto con la Nuova Preistoria della società dei consumi e del capitale.
Pubblichiamo qui di seguito la scheda pubblicata nella quarta di copertina.
 

"Pasolini e la dittatura del presente" di Pasquale Voza. Copertina
“Pasolini e la dittatura del presente” di Pasquale Voza. Copertina

“Pasolini e la dittatura del presente”
di Pasquale Voza

L’inedito totalitarismo del nuovo Potere dei consumi, su cui Pasolini, dalla fine degli anni Sessanta, richiamava disperatamente l’attenzione (in forme immediate o mediate, dai testi giornalistici e saggistici a quelli letterari, poetici, teatrali e cinematografici), presentava notevoli punti di contatto con la legge del godimento (come sfruttamento  compulsivo-consumistico del desiderio), creata dal “discorso del capitalista” di cui ha parlato Lacan. Senonché in Pasolini, in connessione con ciò, prendeva sempre più corpo una spasmodica tensione unipolare, quella che egli chiamava del “rifiuto”, dell’“urlo” (“assoluto” e “totale”, non assimilabile alle forme date di lotta e di contestazione).
Nasceva di qui quel “furore antropologico” – segnalato da Michel David e che si potrebbe definire più propriamente un furore biopolitico – circolante pervasivamente nelle fibre più intime di tutta l’ultima scrittura pasoliniana, volto drammaticamente ad interrogare il nesso corpo-potere.  Tale furore, nella sua formidabile inattualità, può parlarci ancora oggi, all’interno del compimento estremo dell’individualismo e del dispiegarsi diffuso della “razionalità neo-liberista”