Montescaglioso, successo per “PPP: il volto icona”, mostra dei ragazzi di Matera

Franco Martina recensisce con entusiasmo la mostra Pier Paolo Pasolini: il volto icona. Claudio Vino e gli allievi del liceo artistico, che fino all’11 marzo, negli spazi suggestivi dell’Abbazia di Montescaglioso, darà modo di ammirare le opere ispirate da Pasolini ad un gruppo di allievi di talento del Liceo Artistico “Carlo Levi” di Matera, sotto la guida del maestro-docente Claudio Vino. Ragazzi in controtendenza per rigore, creatività artigianale e profondità di studio, come rimarca anche Angela Felice, direttore del Centro Studi di Casarsa, che patrocina il bel progetto.

Per i ragazzi dell’Artistico cantiere aperto nell’abbazia di Monte
di Franco Martina

http://giornalemio.it – 25 febbraio 2017

Quando si incontrano voglia di fare, disponibilità, cultura e prospettive di guardare oltre il proprio futuro che per Matera, Montescaglioso, la Basilicata, il Mezzogiorno, sono i giovani e allora qualcosa di buono può venir fuori, anche sul piano occupazionale. Una conferma e uno stimolo, allo stesso tempo, è venuta dall’incontro proficuo che l’assessore alla cultura di Montescaglioso, Anna Maria Scaramuzzo, ha avuto con la preside del Liceo artistico ” Carlo Levi”, gli studenti e i docenti nel corso della inaugurazione della mostra Pier Paolo Pasolini:il volto icona. Claudio Vino e gli allievi del liceo artistico.

Matera. Una tavola della mostra "Pasolini: un volto icona"
Una tavola della mostra “Pasolini: un volto icona”

I ragazzi hanno lavorato bene e sodo nella raffigurazione di una icona scomoda del nostro Novecento, che in periodi bui come questo- popolato da intrallazzatori boy-scout, affaristi massoni della peggior risma e di politiche isolazionistiche e accentratrici che riducono spazi di libertà e di movimento- avrebbe contribuito a denunciare e a interpretare meglio quello che sta accadendo nel BelPaese macchiato da ipocrisie e corruzione. Storia vecchia che traspare dai quadri dei ragazzi, realizzati con tecniche diverse e tagli differenti. Anche un abito di scena come quello di Medea, altra reinterpretazione pasoliniana, è servito allo scopo e vi invitiamo a visitare la mostra. Tanto più che l’invito rivolto dall’assessore Scaramuzzo, a nome della Amministrazione guidata dal sindaco Vincenzo Zito, può proseguire anche nei prossimi mesi. Gli spazi e gli spunti per lavorare dentro e fuori l’Abbazia non mancano, magari con l’attivazione di laboratori, summer school aperte ai giovani creativi di mezzo mondo. L’arte non deve avere confini e Monte offre tutte le opportunità per fare bene. Del resto la preside Patrizia Di Franco ha ricordato le esperienze di alcuni allievi del Liceo che hanno fatto fortuna e si sono affermati in Italia nel settore del trucco di scena, del doppiaggio, nella moda e nella animazion ”3D” negli Stati Uniti. E allora ragazzi, soprattutto voi dell’Artistico che la creatività c’è l’avete anche nel sangue, tirate fuori idee e progetti Monte e l’Abbazia possono essere i vostri ” Studio’S” per emergere e trovare lavoro.
Del resto la mostra su Pasolini, a leggere quadri e a vedere alcune installazioni, senza dimenticare la produzione letteraria e audiovisiva, offre ulteriori spunti di lavoro anche in vista della ”vetrina” che ci sarà nei prossimi mesi a ”Casa Pasolini’ di Casarsa del Friuli. Non dimenticate gli altri spunti di Angela Felice con il ” pensiero per i ragazzi-artisti di Claudio Vino”, il vostro docente che vi ha introdotto con entusiasmo nell’opera di un maestro e di un intellettuale tra i più interessanti e ”devastanti’ della storia del Novecento.

Il costume di Medea. Montescaglioso
Il costume di Medea. Montescaglioso

Un pensiero per i ragazzi-artisti di Claudio Vino
di Angela Felice

È un dato di fatto che il nostro presente sia marchiato dalla velocità, dalla compressione di spazi e tempi, dalla facilità di accesso per iperconnessione a informazioni e notizie, vere o false che siano ma sempre a portata di smartphone sul palmo della mano. Ed è ancora un dato di fatto che, al crescendo accelerato dei processi conoscitivi e percettivi, contribuisca il vistoso predominio del visivo, capace di soppiantare la densità della parola, scritta e letta, e di condensare nella folgorazione sintetica dell’immagine, fotografica o filmica, i meandri ben più tortuosi e complessi delle argomentazioni verbali del passato.
Una civiltà, la nostra, che insomma pare connotata dai cinguettii mediatici e da una pervasiva iconicità da video-clip e alla quale paiono più sensibili o più vulnerabili soprattutto i giovani, anticamere generazionali di un imprevedibile futuro 2.0.
Ma è davvero un avanzamento delle possibilità conoscitive? O non è piuttosto un brusio da babele labirintica? O uno «sviluppo senza progresso», secondo il pensiero anti-moderno di Pasolini? Tra i primi il grande poeta-intellettuale corsaro presagì lo smantellamento dell’umanesimo culturale e la sua sostituzione con sistemi di comunicazione funzionale, certo utile e agilmente spendibile, ma anche impoverita e depauperata di espressività, spessore, problematicità. In poche parole, di umanità.
Non è il caso qui di spezzare una lancia, magari un po’ passatista, a favore degli apocalittici e a svantaggio degli integrati ottimisti, ma non si può negare che oggi la concentrazione, la lunga fatica della ricerca, la lenta meditazione sui fatti, l’impegno rigoroso a dare loro un’espressione non improvvisata paiono comportamenti obsoleti, anticaglie fuori moda nell’epoca dei quiz, dei test, delle lezioni a distanza e dei “saranno famosi” senza gavetta e studio.
E allora, se questo è il mainstream del nostro tempo, tanto più spicca il significato del lavoro che gli allievi-artisti di Claudio Vino hanno condotto intorno al volto misterioso e inafferrabile di Pasolini. Sono infatti ragazzi in controtendenza e in controtempo, perché dietro ognuna delle loro opere si avverte il sottofondo di un lungo impegno per la conoscenza reale del soggetto da restituire in immagine e poi della sua lenta, forse tormentata metabolizzazione.
E perciò, con esiti diversi e tutti sorprendenti, il fantasma del poeta dai tratti scavati e dagli occhi schivi e malinconici non è semplicemente rappresentato, come una maschera-pop banalizzata e facilmente riconoscibile, ma è interpretato, sentito, vissuto, in taluni casi anche abitato e com-patito, per una sorta di sovrapposizione autobiografica. Chi, con colori accesi, ne coglie la sottesa tragedia; chi ne sfuma l’immagine in visione onirica; chi lo proietta su fondali materani di croci e di ataviche emarginazioni; chi lo affonda nella pergamena vergata di parole scritte a mano; chi ne incide le fattezze marcate con graffi da street art. Ognuno propone il “suo” Pasolini. Lo sottopone al filtro non solo o non tanto dell’abilità tecnica, che pure c’è e anzi ci deve essere, ma soprattutto della sensibilità e dell’adesione emotiva. In molti casi, il risultato è talmente maturo che si potrebbe perfino immaginare una mano d’artista adulto, che abbia già imboccato la strada sicura di uno stile espressivo originale.
Non è così, invece. Gli autori sono giovani, poco più che adolescenti, e tutti insieme, portati per mano dai loro tanti PPP, compongono un autoscatto generazionale stupefacente per qualità, rigore, profondità immaginativa, ricchezza interiore. Una boccata d’ossigeno non da poco, nei nostri tempi smarriti o confusi da web, social e schermi perennemente in attività.

L'artista e maestro Claudio Vino
L’artista e maestro Claudio Vino