Da Chaplin a Pasolini: cinema e cibo in un libro di Stefano Giani

Stefano Beltramin recensisce il recente saggio Cinema à la carte, il cui autore, Stefano Giani,  organizza  un originale itinerario nei film che sono legati al cibo, riprodotto nelle più diverse modalità e secondo le più diverse intenzioni. L’argomento appartiene alla categoria del comico, ma c’è chi, come Pasolini nella Ricotta, vira il tema al sacro o chi, come Kubrick in Shining, ne fa materia di horror perturbante  per palati forti. Il libro che ne parla è evidentemente tutto da leggere e da gustare. 

Da Chaplin a PPP, il cinema da mangiare
di Paolo Beltramin

http://marilyn.corriere.it/ – 2 gennaio 2017

Che si mangia oggi al cinema per cena? In tempi in cui i giudici-chef dei food reality hanno più spazio della cara vecchia critica cinematografica, non resta che apparecchiare la tavola prima di mettersi davanti al grande schermo. E allora ecco spuntare sulla dispensa, pardon, sullo scaffale, l’ultimo libro di Stefano Giani, Cinema à la carte (edito da Gremese, 158 pagine), un saggio di storia del cinema che lascia anche il sapore di un ricettario gourmet. Del resto, «la Settima arte nasce pasteggiando – spiega l’autore nell’aperitivo introduttivo –. Alimentando un neonato come neonata, in fondo, era lei stessa. E da allora non ha mai più smesso. A dimostrarlo sta un sterminata moltitudine di pellicole, eterogeneo universo di opere nelle quali si assiste a pranzi di varia natura o vocazione. In ricorrenze tradizionali e quotidianità. Sul grande schermo, insomma, si mangia in mille modi e mille maniere e i pasti attraversano i vari generi cinematografici».

Mario Cipriani in "La ricotta" (1963) di Pasolini
Mario Cipriani in “La ricotta” (1963) di Pasolini

Cent’anni di sapori in celluloide
Al cinema può succedere di tutto, dagli scarponi a pranzo gustati dal Vagabondo Charlie Chaplin nella Febbre dell’Oro, al labirinto di imprevisti che lascia a bocca asciutta per tutto il film i convitati nel Fascino discreto della borghesia. Ma il cibo è anche realtà, come quello avariato che scatena la rivolta della Corazzata Potemkin, o i pasti consumati in carovana dai protagonisti di Furore, nel loro viaggio disperato dall’Oklahoma alla California. Di più, sullo schermo il cibo diventa anche elemento religioso, come nella Ricotta di Pier Paolo Pasolini. «Il formaggio di Stracci ha il sapore amaro dell’innocente, sacrificato sull’altare dell’opulenza – scrive Giani – E’ la vittima di una società che non eleva chi soffre, ma lo calpesta. Come la beffarda indifferenza dei ricchi camerlenghi dell’industria cinematografica, presenti distratti che nemmeno si avvedono della morte di uno straccione sotto i loro stessi occhi».

Arrosti al sangue e cioccolate avvelenate
Se in cucina lo chef ha il talento di Alfred Hitchcock, c’è da aspettarsi una cena mozzafiato. Come quella del suo virtuosistico Nodo alla gola, girato tutto nello stesso piano-sequenza. Il menu della serata, nel film, prevede vol au vent, paté, pollo arrosto, insalata, gelatina, innaffiati da abbondante Champagne. Il tutto servito sopra la cassapanca che nasconde il cadavere del primo commensale, strangolato dai padroni di casa a inizio serata. Deliziosa ma pericolosissima è la cioccolata calda preparata con tanto amore da Isabelle Huppert in Grazie per la cioccolata, forse il più inquietante dei film di Claude Chabrol. Né c’è da fidarsi se a invitarvi a tavola è un altro interprete raffinato come Anthony Hopkins / Hannibal Lecter, la cui memorabile battuta finale nel Silenzio degli innocenti lascia immaginare un pasto da Grand Guignol: «Vorrei che potessimo parlare più a lungo, ma sto per avere un vecchio amico per cena stasera. Addio…».

Menù (dietetico) post natalizio
Da ultimo, con le festività natalizie e le conseguenti abbuffate appena trascorse, per i lettori di Marilyn non resta che proporre un contro-menù dietetico, dove la celluloide prende il posto delle calorie. La ricetta è semplice, il risultato garantito: basta mettersi davanti allo schermo invece che sedersi a tavola. Per esempio davanti a una deliziosa commedia agrodolce come Risate di gioia di Mario Monicelli: l’anno vecchio sta per finire anche nei vagoni deserti della metropolitana. Proprio una giornataccia per Tortorella, di professione comparsa a Cinecittà, una Anna Magnani biondo platino: non è neanche riuscita a scendere alla fermata giusta. E allora, timido timido, ci prova il conducente a tirarle un po’ su il morale: «Permette signora…? Se vuol favorire almeno ce stanno un po’ de lenticchiette. L’ha fatte la signora mia, come Dio comanda: col sedanuccio, la cipolletta…».

"Shining" di Stanley Kubrick
“Shining” di Stanley Kubrick

Dal Poseidon all’Overlok Hotel di Shining
Per espiare la porzione di cotechino, si consiglia invece il polpettone stracult L’avventura del Poseidon di Ronald Neame, campione di incassi nel 1972 e oggi abbondantemente oltre la data di scadenza. Basti anticipare che a questo sfortunato veglione, in crociera sul mare Egeo, sono invitati anche una Shelley Winters nuotatrice subacquea oversize, e Gene Hackman reverendo col parrucchino. Ma questo enigmatico 2017 non può non cominciare davvero senza un bourbon ghiacciato nell’elegante hall dell’Overlock Hotel. «Mio Dio, che voglia di bere qualcosa…». Il barman Lloyd (il migliore tra tutti i dannati barman tra Timbuctu e Portland Maine, o Port on Oregon se preferite) è sempre a disposizione, alla fine di tutti i veglioni, da qui all’eternità. E poi, alzi la mano chi riesce a dormire dopo aver visto Shining. Per evitare di sfogarsi davanti al frigorifero, non resta che mettersi a vedere un altro film.