Convince a Messina lo spettacolo “Adulto” di Giuseppe Isgrò, sulla traccia anche di “Petrolio”

A Messina, all’interno della sezione “Discordanze teatrali” di “SabirFest2016”, è stato presentato  il lavoro della compagnia milanese “Phoebe Zeitgeist” dedicato ai testi finali di Dario Bellezza, Pier Paolo Pasolini e Elsa Morante. Lo spettacolo, intitolato Adulto e diretto da Giuseppe Isgrò, si avvale della forte adesione fisica dell’interprete  Dario Muratore, come rimarcano le recensioni che qui di seguito pubblichiamo. Impresa non  facile dato il gorgo dei tormenti carnali, in una identità sessuale non pacificata e in urto con il perbenismo borghese, quali sono quelli che questa messinscena  traspone sul palco, attingendo in particolare all’Appunto di Petrolio del  “Pratone della Casilina”.

“Discordanze Teatrali” al “Sabir Fest”: l’azzardo “Adulto” di Isgrò punta su Dario Muratore e vince
redazionale

www.messinaora.it – 7 ottobre 2016

La sensazione, finiti gli applausi meritati del piccolo pubblico raccolto a semicerchio in file composte nel grande spazio aperto del Monte di Pietà, è di aver assistito ad un’operazione a cuore aperto. E di esserne usciti vivi.  Un intervento chirurgico con le parole di bisturi di Pier Paolo Pasolini, Elsa Morante e Dario Bellezza, che squarciano corpo e anima oltre l’identità sessuale che non trova equilibrio, dolorante tra la convenzione del pensiero borghese e l’intimità come unica forma di sopravvivenza.
Un azzardo portare in scena Petrolio di Pasolini, l’incompiuto per appunti, un testo postumo in cui lo sdoppiamento, l’ambiguità, l’esperienza della parte più oscura del sé hanno  il nome di Carlo e del suo doppio, che guardandosi allo specchio si accorge di essere donna e, come la Princesa di De Andrè, si osserva nel rito sociale del rapporto orale, di cui si fa strumento e portatore di “grazia”.
Commozione senza pianto, commozione per Dario Bellezza e quel dolore, quel grido disperato della solitudine che anche nella vita reale lo ha travolto, quell’adolescenza tormentata che è stata preludio di ricerca ossessiva della morte attraverso il sesso.
Per il regista Giuseppe Isgrò  Adulto è «una ricerca sulla parte maledetta della crescita, quella che non matura, che non si dichiara, che non si esprime e che non si arresta: un’energia sotterranea e magmatica, devastante quanto generatrice».
Un conflitto che ha trovato fisicità nel travolgente Dario Muratore, di una forza disarmante come la sua nudità, capace di entrare e uscire dai tanti personaggi emotivi che hanno calcato lo spazio di scena, circoscritto dai led di una periferia urbana mai così vicina. Un luogo dell’anima in cui ricercare il senso della realtà e prenderne possesso, nell’atto della creazione che è anche quello carnale dell’eiaculazione.
Il primo appuntamento teatrale di questa edizione del “SabirFest2016” conferma la qualità dell’intero progetto, che declina cultura e cittadinanza mediterranea in un intenso programma  fino al 9 ottobre 2016 a Messina e successivamente a Catania.

Muratore in "Adulto" (2016)
Dario Muratore in “Adulto” (2016)

“Adulto”, stato di tensione
di Domenico Colosi

www.tempostretto.it – 7 ottobre 2016

La metamorfosi come rivincita pansessuale. Un borghese degradato al rango di prostituta ritualizza una serie di fellatio con giovani proletari: la soddisfazione sgorga dai loro membri nel segno di un abbattimento della finta rispettabilità di matrice cattolica. La scena si ripete; smessi gli opprimenti vestiti, arriva il raggiungimento del piacere, un orgoglio che matura nella forzatura, nell’umiliazione.
Stacco netto: la separazione lacerante dalle confortevoli pareti del grembo materno, un complesso edipico che sfocia nel disprezzo di sé. Un uomo piegato dall’insopprimibile desiderio di poter primeggiare, nella propria mediocrità, sull’unico fronte di interesse: l’amore della madre,  passione totalizzante,  paralisi su cui si arenano tutte le ambizioni sessuali.
Presentato all’interno del “SabirFest” nella sezione “Discordanze teatrali” curata da Gigi Spedale, Adulto della compagnia Phoebe Zeitgeist giunge alla sua 44esima replica nel maestoso scenario del Monte di Pietà. Occasione particolare per il regista Giuseppe Isgrò, milanese di nascita, per la prima volta in carriera impegnato nella propria città di origine. In scena, sapientemente riadattati con la collaborazione della Dramaturg Francesca Marianna Consonni, i testi finali di Dario Bellezza, Pier Paolo Pasolini ed Elsa Morante, Testamento di sangue, Petrolio e Aracoeli, dispiegano tutte le immaturità di un cattolicesimo sessuofobo, lo stato di tensione castrante di un’Italia perdutamente perbenista.
L’ammirazione del Carlo pasoliniano per i genitali dei giovani proletari, prigionieri in fuga da una timidezza che non ha nome, rivendica il trionfo dell’istinto sulla morale borghese: l’ultima goccia di liquido seminale, gustata con brioso masochismo, diviene così medicina per ridefinire il proprio ruolo di adulto lontano dalle opprimenti convenzioni che la società impone. Lo spettro di Aracoeli, incestuosa condanna del figlio, è il destinatario dell’angosciosa invettiva di chi non riesce a divenire uomo. Un recinto tricolore nelle luci che delimitano la scena, chiarori sempre smembrati fino all’inevitabile buio: un urlo sincopato ad attraversare la notte.
Unico protagonista Dario Muratore e la sua ironica sofferenza tra i tormenti della carne: prono sulla sabbia, in pantaloni corti su un cavalluccio di legno, sui tacchi con biancheria femminile, a mimare una fellatio con un microfono, l’attore palermitano non tradisce l’ambizione di un progetto che esplora intime debolezze, vizi rigeneranti, visioni apocalittiche al di là delle apparenze. Il nostro Paese, oltre una porta chiusa.