Versione restaurata per il film “Il bell’Antonio” di Mauro Bolognini, sceneggiato da Pasolini

E’ tornato sul grande schermo, dopo un complesso e costoso restauro, un film cult in bianco e nero del cinema italiano, Il bell’Antonio diretto nel 1960 dal regista pistoiese Mauro Bolognini, con due interpreti d’eccezione, Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale, e la firma altrettanto di peso di Pier Paolo Pasolini, sceneggiatore con Gino Visentini. Il film è stato proiettato sabato 25 novembre 2017 al Cinema Compagnia di Firenze (via Cavour 50/r), come informa il comunicato che qui riprendiamo anche per la notizie dettagliate sul contesto storico e culturale in cui il film vide la luce.

Torna sul grande schermo “Il bell’Antonio” di Mauro Bolognini in versione restaurata
redazionale  

www.controradio.it – 24 novembre 2017

Un restauro complesso, che ha previsto una digitalizzazione in 4K della pellicola originale su iniziativa delle due società comproprietarie del film, Compass Film e Cinématographique Lyre (che era anche uno dei coproduttori originali), con l’appoggio finanziario del CNC (Centre national du cinéma et de l’image animée) di Parigi, dell’Istituto Luce-Cinecittà, nonché della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia. Un’operazione che ha previsto un investimento di oltre 150.000 euro. Ad organizzare l’evento del 25 novembre, in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana e Institut Français Firenze, è stato il Centro Mauro Bolognini di Pistoia, presieduto da Roberto Cadonici, che nella città natale del regista propone una serie di eventi che si inseriscono nel programma di “Pistoia Capitale della Cultura 2017”, tra cui la presentazione di un libro interamente dedicato alla storia e all’analisi di questo film e la riproposizione di Giovani mariti, altro titolo di Mauro Bolognini.
Il regista pistoiese ha fatto parte di una generazione di cineasti che ha scritto la storia del cinema italiano, una volta terminata la grande stagione del Neorealismo. Basti pensare che nello stesso anno, il 1960, uscirono in sala altri due capolavori pluripremiati, La dolce vita di Federico Fellini, e Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti. Dopo le miserie italiane raccontate del Neorealismo, il cinema degli anni ’60 racconta l’Italia da altri punti di vista, mettendo in rilievo le varie pieghe della società e le dinamiche delle diverse classi sociali. E lo fa con il nuovo genere nascente, la Commedia all’Italiana, e con i grandi capolavori, firmati dai maestri della storia del cinema, tra cui si inserisce a pieno titolo Il bell’Antonio di Mauro Bolognini.

"Il bell'Antonio" (1960) di Mauro Bolognini
“Il bell’Antonio” (1960) di Mauro Bolognini

Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Vitaliano Brancati, Il bell’Antonio racconta la vicenda di Antonio Magnano (Marcello Mastroianni), giovane benestante siciliano, che dopo aver trascorso alcuni anni di studio a Roma torna nella sua Catania, accompagnato da una fama da dongiovanni. Il giovane incontra la bellissima Barbara Puglisi (Claudia Cardinale), benestante, figlia di un notaio. I due si sposano, ma, trascorso un anno dalle nozze, il matrimonio non è stato ancora “consumato”. La famiglia di lei interviene solo quando le si presenta l’occasione di organizzare un matrimonio ancora più vantaggioso e si adopera per annullare il legame matrimoniale con Antonio, tramite la Sacra Rota. Antonio confida allora la sua sofferenza a suo cugino Edoardo (Tomas Milian), rivelandogli che già a Roma aveva scoperto la sua impotenza ma che, innamoratosi di Barbara, aveva sperato che il problema avrebbe potuto risolversi. Ma a soffrire di tutta questa situazione non è solo Antonio, ma tutta la sua famiglia e il padre Alfio (Pierre Brasseur), che si vede ferito nell’orgoglio, vista anche la fama di grande virilità di cui gode da sempre la sua famiglia. Cerca conforto e conferma delle sue doti facendo l’amore con una prostituta, ma viene colto da un infarto e muore. Il deus ex machina della vicenda arriva quando la cameriera di casa Magnano rimane incinta. Sebbene il padre naturale non sia Antonio (probabilmente lo è suo cugino Edoardo), viene organizzato proprio tra lui e la giovane puerpera un matrimonio riparatore, che ristabilirà l’onorabilità dei Magnano. Antonio accetterà suo malgrado, anche se rimarrà sempre segretamente innamorato di Barbara.
Il film, a causa della tematica trattata non ebbe vita facile. Come aveva dichiarato nel 1997, in occasione di un primo restauro della pellicola, il produttore Alfredo Bini, «l’allora Ministro dello Spettacolo mi scrisse una lettera durissima, in cui minacciava che non ci sarebbero state sovvenzioni né visto della censura in favore di un film disdicevole per il pubblico italiano. Feci lo stesso il film, che ebbe subito successo anche fuori Italia. In Perù fu premiato per cinque anni di fila. In Brasile un’operazione militare disastrosa – nella quale i proiettili si afflosciavano a metà strada dal bersaglio – fu definita “Lo belo Antonio”».