“Pier Paolo poeta delle ceneri”: video-opera con Cosimo Cinieri. Una scheda

A Roma, alla Biblioteca Nazionale Centrale in viale Castro Pretorio 105, lunedì 4 aprile 2016 alle ore 16.30 sarà presentata a ingresso libero, per il coordinamento di Gianfranco Bartalotta, la video-opera Pier Paolo poeta delle ceneri, che vede protagonista l’attore Cosimo Cinieri accanto a Gianni De Feo, Marcello Maietta e a un folto gruppo orchestrale diretto dal maestro Domenico Virgili. Su drammaturgia di Gianni Borgna e Irma Immacolata Palazzo, che firma anche la regia teatrale, il video è curato da Giannantonio Marcon. Su questa complessa proposta teatrale, che contamina diverse suggestioni artistiche, pubblichiamo una recensione di Gabriella Palli Baroni.

“Pier Paolo poeta delle ceneri”: video-opera con Cosimo Cinieri
una recensione di  Gabriella Palli Baroni

È grande l’emozione che, sin dal titolo Pier Paolo poeta delle ceneri, ci comunica la video-opera ideata da Irma Immacolata Palazzo e Gianni Borgna e firmata per la regia teatrale da Irma Immacolata Palazzo, e per il video insieme a Giannantonio Marcon. Emoziona per la drammatica e altamente lirica voce narrante di Cosimo Cinieri; per l’intensità del dettato e la bellezza e potenza dei frammenti tratti dalle opere di Pasolini in prosa e in versi; per l’originalità dell’idea registica; per l’istallazione di Max Ciogli; per le scelte musicali e per gli elementi scenografici di Benedetti Corcos infine: altari-teatrini,  lampadine prima colorate da balera poi bianche, bandiere rosse stracciate, travestimenti (l’angelo nero di Gianni De Feo, comprimario con Marcello Maietta), camera e cameraman  in scena e in movimento, una lingua di sabbia.
Poche volte abbiamo ascoltato e partecipato con tanta vicinanza ad una lettura poetica che qui diviene azione teatrale, pur conservando gli spazi e i tempi del vissuto che si è fatto poesia. Ma sorprende anche la scelta degli scritti, tra i più alti di Pasolini, “brandelli” che appaiono rinnovati e trasfigurati in Cinieri, voce e volto e persona, che dà sostanza e corpo sonoro alle parole del poeta e esalta e potenzia la musica dei suoi versi.
Pasolini aveva pensato di intitolare col semplice Le ceneri il libro che poi divenne Le ceneri di Gramsci. Anche una sua autobiografia in versi, pubblicata da Archinto nel 2010, si intitolò Poeta delle ceneri. “Ceneri” era il termine che, più d’ogni altro, racchiudeva in sé il pensiero della morte e segnava tutto il suo cammino d’artista: che altro dice la sua opera – di poesia, di saggistica, di teatro, di cinema – se non l’itinerario arduo e doloroso di Pasolini poeta, la divisione intimamente e dolorosamente sentita tra valori di un vecchio mondo, che non si vogliono perdere, ma che vanno modificandosi e spegnendosi, e il nuovo, che ne è oscura conseguenza e tradimento?
Le parole di Pasolini, tratte dai suoi libri, scorrono in un piano-sequenza “potenzialmente infinito”, come potenzialmente infinita era la sua idea di cinema; scorrono intensamente vere e profonde, incise, si direbbe, nella  maschera forte e antica di Cosimo Cinieri, e fermano sulla scena il colore del tempo, il calore della vita, il dolore della perdita, il conflitto tra passato e presente, la complessità e la conflittualità dell’esistenza, i tragici mutamenti sociali, lo sfiorire della bellezza di un mondo agreste che le lucciole testimoniavano; il pensiero della morte e di sé “scheletro / senza neanche nostalgia del mondo”.
Si veda, in apertura, Cosimo di spalle con il maglione verde di Pasolini trovato la notte della sua morte: avvia dal “vuoto”, lasciato dal poeta, un piano sequenza aperto “all’infinito”, su cui si innestano i frammenti della sua storia di uomo e di autore: la fisicità estrema; il disgusto per la folla; il sentirsi indifeso e inerme; il rifiuto di un mondo che coniuga possesso e distruzione; e, a ritroso nel montaggio, l’angelo nero irridente di Ninetto; l’unione affettuosa e ineluttabile con la madre («Saremo insieme, /presto, in quel povero prato gremito / di pietre grigie») e il sacro (Cristo), in cui si manifestano scandalo, verità e risurrezione. E ancora: la diversità che spinge ai margini e l’inferno neocapitalistico; il sogno di una gioia che sola può aprire una stagione di «dolore armato»; la denuncia delle stragi («Io so…io so…io so») e la rivolta antiborghese; l’utopia di un mondo nuovo (l’Africa) e la poesia “incivile”; il teatro e la scoperta del cinema. Sono tutti i temi che la sapiente regia di Irma Immacolata Palazzo ha riversato in un’opera che unisce lo scavo nella storia di Pier Paolo, «vissuto dentro una lirica», al teatro di parola e alla visività, che la musica, ora popolare ora sublime, mette in risalto e accompagna. Che sia poi il campo di lucciole, con le piccole luci bianche della scena, a chiudere una festa paesana è commovente fondale per un addio, che vede Cosimo Cinieri prostrato allontanarsi nel buio. Con le parole di Edipo re, che richiamano Eliot: «Sono giunto. La vita finisce dove comincia».

Cosimo Cinieri
Cosimo Cinieri

Cosimo Cinieri
in
Pier Paolo poeta delle ceneri

video-opera di
Irma Immacolata Palazzo e Giannantonio Marcon 

coordinatore
Gianfranco Bartalotta

 con
Cosimo Cinieri
Gianni De Feo
Marcello Maietta

Domenico Virgili  direzione, orchestrazione, pianoforte
Marco Ariano  batteria e percussioni
Roberto Bellatalla contrabbasso
Piero Bronzi  flauto e sax
Carlo Cossu violino
Marcello Fiorini fisarmonica
Antonio Iasevoli  chitarra classica ed elettrica

Max Ciogli  installazione interattiva
Giancarlino Benedetti Corcos  pittore-scultore
Fabiana Di Marco scenografia
Gian Maria Sposito costumi
Daniele Lanci  foto di scena
Giannantonio Marcon  video

drammaturgia   Irma Immacolata Palazzo e Gianni Borgna
regia teatrale  Irma Immacolata Palazzo

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Biblioteca Nazionale Centrale
viale Castro Pretorio 105
Roma
t  06 49891