Per Antonio Padellaro, impossibile la verità sul delitto Pasolini

Il noto giornalista Antonio Padellaro, già direttore dell'”Unità” e del “Fatto quotidiano”, ha fatto uscire di recente la sua autobiografia, dal titolo Il fatto personale. Giornali, rimorsi e vendette (Paper First, pp. 164). Tra i tanti ricordi della sua lunga storia professionale e privata, vi è anche una sconsolata considerazione sul delitto Pasolini, che, a detta di Padellaro, non conoscerà mai la parola fine e l’accertamento della verità. L’amara  riflessione è argomentata anche in un’intervista rilasciata alla giornalista  Margherita Reguitti da cui estrapoliamo qui proprio la parte relativa al pensiero sull’oscura morte del grande poeta.  

Padellaro: «Credo nei giornali»
 di Margherita Reguitti

http://ilpiccolo.gelocal.it – 17 gennaio 2017

Per Antonio Padellato, giornalista e scrittore, fondatore de “Il Fatto quotidiano”, la verità sulla morte di Pier Paolo Pasolini non emergerà mai. L’omicidio dell’intellettuale friulano, così come molti altri delitti e attentati della storia recente del Paese, è destinato a restare senza mandanti e con l’incertezza degli esecutori. Questo è solo uno dei fatti che Padellaro racconta nel suo libro Il fatto personale. Giornali, rimorsi e vendetteedito da Paper First, che è stato presentato il 18 gennaio 2017 alle 18 a Trieste, alla Libreria Ubik di Galleria Tergesteo.

Antonio Padellaro
Antonio Padellaro

Riaprire il processo sull’omicidio di Pier Paolo Pasolini, come recentemente è stato richiesto, porterebbe alla verità sulla sua morte?
Credo non ci sia più speranza per la ricostruzione di una verità attendibile, soprattutto rispetto ai mandanti e a quanti furono gli esecutori materiali. La storia della sua morte resta tutta da scrivere. Questo vale per Pasolini, ma anche per i delitti, gli attentati degli anni ’70 e ’80. Dopo svariati processi molti misteri rimangono tali. Di alcuni delitti e stragi non vi è certezza degli esecutori, tanto meno dei mandanti. Nel libro racconto quella mattina a Ostia come l’ho vissuta da cronista, giunto fra i primi sul luogo del ritrovamento. Nel giro di poche ore il via vai delle persone nell’area non transennata aveva cancellato tutti gli elementi utili alla ricostruzione dei fatti. Di ritorno in redazione ricevetti la telefonata di Oriana Fallaci che mi ordinava di scrivere che gli assassini erano i fascisti, senza però darmi alcuna evidenza di quanto affermava.

Perché in Italia in alcuni casi la verità non emerge?
C’è stato un intreccio fra trame di vario colore, servizi deviati; la verità è stata cancellata. Troppe sono le complicità: dalle bombe di Milano e Bologna a piazza della Loggia a Brescia. Mentre Aldo Moro veniva rapito e ucciso, i vertici dei servizi segreti erano inquinati dalla P2. Difficile sapere a distanza di tanti anni la verità: furono e sono troppi gli interessi in gioco.

Il libro Il fatto personale è la storia della sua famiglia ma anche, e soprattutto, degli eventi di oltre 40 anni di cronaca e politica italiana. Chi si può permettere un’autobiografia?
Ritengo sia un genere letterario che pochi si possano permettere; io racconto i fatti dei quali sono stato protagonista, sono testimonianze dirette dei momenti fra i più importanti della nostra storia. Nella prima parte racconto dal delitto Moro, alle trame nere, degli attentati delle Brigate Rosse e dello scandalo della P2: dell’omicidio di Piersanti Mattarella ma anche dei terremoti del Friuli e dell’Irpinia. La seconda parte dà spazio alle esperienze giornalistiche di vicedirettore dell'”Espresso”, direttore dell'”Unità” e poi fra i fondatori de “Il Fatto”».