“Pasolini Roma” in mostra a Barcellona [materiali dal catalogo]

“Pasolini Roma” dal 22 maggio 2013 in mostra a Barcellona

23 maggio-15 settembre 2013

Fra maggio 2013 e gennaio 2015 tre capitali europee – Barcellona, Parigi e Berlino – si associarono a Roma per celebrare con un progetto innovativo la figura di  Pasolini; ne nacque la mostra “Pasolini Roma” che, grazie ad un ampio apparato documentario in buona parte inedito, aveva scandagliato la complessa figura di intellettuale e artista attraverso il suo rapporto con Roma. Per Pasolini Roma non fu semplicemente uno scenario cinematografico o un luogo in cui vivere. Con questa città egli ebbe una relazione passionale, fatta di sentimenti misti di amore e odio, di fasi di attrazione e rifiuto, di voglia di allontanamento e di piacere del ritorno.
La mostra, organizzata cronologicamente in sei sezioni, prendeva avvio dall’arrivo dello scrittore a Roma nel gennaio 1950 concludendosi con la notte della sua tragica morte ad Ostia nel novembre del 1975.
Qui è possibile leggere una presentazione di questo evento che vide fra i suoi animatori e protagonisti anche il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia.

In occasione della prima tappa dell’esposizione al Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona, Angela Molteni volle dedicare sulle pagine del suo blog un ampio spazio ai materiali illustrativi che accompagnavano la mostra. Qui di seguito, quindi, si troveranno i testi in spagnolo e italiano tratti dal catalogo della mostra. Il volume ripercorre l’arrivo a Roma dello scrittore e i suoi contatti con l’ambiente intellettuale e artistico che hanno dato luogo a intensi e duraturi sodalizi. I saggi di Enzo Siciliano, Gianni Borgna, Mimmo Calopresti, Federica Pirani e Lorenzo Canova sono accompagnati da un repertorio di fotografie, documenti, immagini cinematografiche, dattiloscritti, prime edizioni.

Le fotografie incluse nel testo sono tutte di Giulia Moja, che le realizzò durante la visita all’esposizione di Barcellona; le traduzioni in italiano sono a cura di Angela Molteni.

Pasolini Roma

PRESENTAZIONE

Pocas ciudades expresan tan bien como Roma el vinculo esencial entre cultura, sociedad y hecho urbano, que es el motivo inspirador de la tarea de reflexión y difusión del Centro de Cultura Contemporànea de Barcelona (CCCB). Con una historia bimilenaria a sus espaldas, Roma ha sido, de hecho, diferentes ciudades a lo largo de su trayectoria, en la medida en que las vicisitudes sociales y politicas la han ido transformando, alternando momentos de decadencia con otros de renacimiento, pero manteniendo siempre un hilo continuado en el tiempo.
En apenas tres lustros y a lo largo de una veintena de peliculas, el cineasta Pier Paolo Pasolini consiguió crear un universo filmico poderosamente perso­nal y profundamente innovador. Y este universo tenia como principal escena­rio la ciudad de Roma, sus espacios y  su gente, mostrados y explorados con una visión radical y profunda, animada a partes iguales por un sentimiento critico y por un fuerte amor hacia todo lo que representaba la ciudad. En este sentido, podriamos decir que Pasolini contribuyó a modelar también el imaginario de Roma, del que pasó a formar parte, siendo a la vez su retratista y una de sus fìguras destacadas.
Por ello, abordar una exposición que busca profundizar en el conocimiento de esta relación intima y visceral entre el artista y la ciudad supone un evento relevante en el àmbito cultura!. Para el CCCB, ademàs, implica añadir un nuevo hito en la serie de exposiciones que, a lo largo de su historia, han presentado la obra de diferentes creadores enmarcada y arraigada en una capital de referencia. En el caso de Pasolini, cabe señalar que, ademàs, su vinculación radical con Roma se da no solo a través del lenguaje cinematogràfico, sino que también se expresa literariamente, ya que cultivó a fondo la poesia, el ensayo y la escritura periodistica.
Al igual que en ocasiones recientes, la exposición «Pasolini Roma» es un proyecto del CCCB concebido y producido en colaboración con otros prestigiosos centros culturales europeos, en este caso, La Cinémathèque française de Paris, el Palazzo delle Esposizioni de Roma y el Martin-Gropius-Bau de Berlin. El hecho de asociarse para poner en marcha està importante exposición no solo responde al objetivo de optimizar recursos en tiempos dificiles para la cultura, sino que se explica, sobre todo, por la conveniencia de congregar capacidades y conocimientos que, una vez reunidos, llevan a definir perspectivas mas amplias e inteligibles para el pùblico. Hemos de celebrar, pues, que està labor conjunta nos abra las puertas de la obra de Pasolini para adentrarnos en ella -y en la ciudad de Roma- con estimulos renovados y reveladores.

[Poche città come Roma esprimono il legame essenziale tra la cultura, la società e la città, che è il motivo ispiratore del dibattito stimolante in corso in queste settimane al Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona (CCCB). Con una storia bi-millenaria alle spalle, Roma “è stata” di fatto diverse città lungo la sua storia, nella misura in cui le vicende sociali e politiche sono state trasformate, alternando momenti di decadenza ad altri di rinascita pur mantenendo un filo conduttore sempre costante nel tempo.
In soli tre lustri e in una ventina di film, il regista Pier Paolo Pasolini è riuscito a creare un universo cinematografico potente e personale profondamente innovativo. E questo universo aveva come scenario principale la città di Roma, i suoi spazi e la sua gente, visualizzati ed esplorati con una visione radicale e profonda, animata in egual misura da senso critico e da forte amore per tutto ciò che ha rappresentato la città. In questo senso, si può dire che Pasolini ha anche aiutato a plasmare l’immaginario di Roma, che diventò per lui parte integrante, poiché era sia il suo ritratto sia uno dei suoi protagonisti.
Perciò riferendoci a una mostra che cerca di approfondire la conoscenza di questo viscerale, intimo rapporto tra l’artista e la città, occorre affermare che è un evento importante nel campo della cultura. Per il CCCB inoltre comporta l’aggiunta di una nuova pietra miliare nella serie di mostre con cui nel corso della sua storia ha presentato il lavoro di diversi artisti. Per quanto riguarda Pasolini, è opportuno anche segnalare che il suo rapporto radicale con Roma avviene non solo attraverso il linguaggio del cinema, ma anche letterariamente, poiché ha accuratamente coltivato la poesia, la saggistica e la scrittura giornalistica.
Come in altre occasioni recenti, la mostra “Pasolini Roma” è un progetto CCCB ideato e prodotto in collaborazione con altri prestigiosi centri culturali europei, in questo caso, La Cinémathèque Française di Parigi, il Palazzo delle Esposizioni di Roma e il Martin-Gropius-Bau di Berlino. Il fatto di avere partnership per lanciare un’importante mostra è attuato non solo con l’obiettivo di ottimizzare le risorse in tempi difficili per la cultura, ma si spiega principalmente con la comodità di accedere a competenze in grado di raccogliere conoscenze che, una volta assemblate, portano a definire le prospettive più ampie e comprensibili al pubblico. Concludiamo, quindi, che il lavoro comune ci apre le porte all’opera di Pasolini per entrare nel suo lavoro e nella città di Roma con stimoli rinnovati e rivelatori.]

Salvador Esteve
Presidente de la Diputación de Barcelona
Y del Coinsorcio del CCCB


Pasolini y Roma en el CCCB

Como ya hizo en 2011 con Magris y habia hecho anteriormente con Pessoa, Joyce, Kafka y Borges, el Centro de Cultura Contemporànea de Barcelona ha abordado de nuevo las mùltiples facetas de una gran personalidad a través de su universo real e imaginario. Tanto desde la admiración como desde la discrepancia radi­cal se acepta que Pier Paolo Pasolini fue una de las voces mas severamente crìticas y lùcidas de la segunda mitad del siglo xx. Se le ha considerado un intelectual europeo en el sentido fuerte del termino, porque Pasolini pensò y habló muy a menudo en términos de cultura europea, desde una conciencia clara y una innegable sensibilidad por las cuestiones a debate en un mundo que apenas acababa de salir de la peor confrontación bélica imaginable.
Pasolini fue, en efecto, una per­sona dominada por las convicciones y el pensamiento. Pasión y pensamiento vividos, elaborados y servidos desde una indòmita e irrenunciable afìrmación de libertad, sin que ningùn tipo de freno velase o matizase su intensidad y pureza, aun cuando provoca sen escàndalo, aunque pusiesen en cuestión los dogmas del comunismo o de la fé cristiana, aunque supusiesen para él la reprobación y le abocasen al exilio interior. Reconocido por su poesía -que escribió en friulano e italiano-, ensayista, narrador, crítico y activista poli­tico y social, se ha dicho que Pasolini no dejó de ser todo eso cuando se puso detràs de la cámara, desde donde ejerció el magisterio por el que mas se le ha conocido. Fue capaz de explicarse y de configurar una estètica propia uti­lizando todos los códigos de lenguaje que tenía a su disposición, entre ellos también el cinematogràfico.
Todo este mundo que condensa y contiene tres décadas de una intensidad resplandeciente es el que quiere presentar la exposición «Pasolini Roma». Un proyecto que no habría sido posible sin las alianzas tejidas, tiempo atràs, con La Cinémathèque française de Paris, el Palazzo delle Esposizioni de Roma y el Martin-Gropius-Bau de Berlin. Està alianza internacional también ha sido determinante para obtener el apoyo de la Union Europea al proyecto.La pasión convirtió a Pasolini en un arquitecto estètico que construyó su obra en tensión con la moral, la politica, la ideologia, la estètica y la sociedad… Todo eso lo encontró y lo aprendió en la Roma de los anos cincuenta, donde vivió y de donde extrajo la poètica contenida en los hombres, las mujeres y los niños de aquellos suburbios, de aquella desesperación social y moral de la Italia posfascista. Pasolini consideraba a los habitantes de los márgenes, los humildes, los pobres, sus verdaderos compatriotas.
Decía Goethe que «quien quiera entender al poeta ha de ir a la tierra del poeta». Està exposición pretende, como el CCCB ha hecho en ocasiones anteriores, dar nuevas pistas para entender a Pasolini como un personaje de una sensibilidad excepcional por su fuerza creativa, por su vitalidad increible y por la pasión que imprimía en todo lo que hacia. Y pretendemos ayudar a redescubrir «su» Roma, empezando por aquella ciudad suburbial y fronteriza que tan magnificamente retrató con palabras e imàgenes. Un fragmento de vida romana para comprender y conocer un poco mejor que y quién fue Pier Paolo Pasolini.

[Come ha fatto nel 2011 con Magris e aveva fatto in precedenza con Pessoa, Joyce, Kafka e Borges, il Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona ha nuovamente affrontato le molteplici sfaccettature di una personalità attraverso il loro universo reale e immaginario. E’ comunemente accettato sia da chi l’ammira sia da chi è in totale disaccordo con il suo pensiero, che Pier Paolo Pasolini sia stato una delle voci più severamente critiche e lucide nella seconda metà del XX secolo. E ‘stato considerato un intellettuale europeo nel senso più forte del termine, perché Pasolini pensava e parlava spesso in termini di cultura europea con una coscienza e una sensibilità innegabili per le questioni discusse in un mondo che era appena uscito dal peggiore scontro militare che si possa immaginare, quello della seconda guerra mondiale.
Riconosciuto per la sua poesia – che ha scritto in friulano e italiano -, saggista, romanziere, critico e attivista politico e sociale, si è detto che a Pasolini non fu sufficiente essere tutto ciò finché non arrivò dietro a una macchina da presa, dove esercitò l’attività che è quella per cui è maggiormente conosciuto. Egli fu in grado di spiegare e di impostare una propria estetica utilizzando tutti i codici linguistici a sua disposizione, tra i quali il cinema.
Pasolini era, in effetti, una persona dominata dalle convinzioni e dal pensiero. Passione e pensiero vividi, preparati e serviti da una fortissima e innegabile affermazione di libertà, perché non vi fosse freno per qualificare la sua intensità e la sua purezza, anche quando provocava scandalo, anche se metteva in discussione i principi del comunismo o della fede cristiana, anche se lo disapprovavano e lo condannavano ad un esilio interiore.
La passione di Pasolini è diventata come un architetto che abbia costruito la sua opera esteticamente tesa con la morale, la politica, l’ideologia, l’estetica e la società … Tutto ciò l’ha incontrato, trovato e appreso nella Roma degli anni Cinquanta, dove ha vissuto e dove ha saputo estrarre la poetica contenuta in uomini, donne e bambini di quelle periferie, di quella disperazione sociale e morale della Italia post-fascista. Pasolini considerava gli abitanti ai margini, gli umili, i poveri, i suoi veri compatrioti.
Tutto questo mondo che condensa e contiene tre decenni di intensità luminosa è ciò che vuole presentare la mostra “Pasolini Roma.” Un progetto che non sarebbe stato possibile senza le alleanze di vecchia data e già ricordate con la Cinémathèque Française di Parigi, il Palazzo delle Esposizioni di Roma e il Martin-Gropius-Bau di Berlino. Questa partnership internazionale è stato anche uno strumento per ottenere il sostegno dell’Unione europea al progetto.
Goethe ha detto che “chi vuole capire il poeta deve andare nella terra del poeta.” Questa mostra si propone dunque, come il CCCB ha fatto in passato, di fornire nuovi indizi per comprendere Pasolini come un personaggio di eccezionale sensibilità per la sua forza creativa, per la sua vitalità sorprendente e per la passione che si rivela in tutto ciò che faceva. Noi vogliamo contribuire a riscoprire la “sua” Roma, a partire da quella città di periferia magnificamente ritratta in parole e immagini. Un frammento di vita romana per capire e conoscere un po’ meglio Pier Paolo Pasolini.]

Larçal Sintes
Director del CCCB

Pier Paolo Pasolini a Roma nella casa di via Fonteiana (1954)
Pier Paolo Pasolini a Roma nella casa di via Fonteiana (1954)

Pasolini Roma

Acercarse a Pasolini en sus relaciones con la ciudad de Roma es entrar de lleno en todo lo que lo constituye y lo defìne: la poesia, la politica, el sexo, la amistad, el cine.
Para él, que pasó su juventud en el Friul y en Bolonia, Roma nunca sera un simple decorado, ni tampoco un simple lugar de residencia. Para el hombre y para el poeta, Roma tuvo una existencia fisica, carnal, pasional. Con ella conoció una gran historia de amor, con todas sus etapas: el lirismo y la angustia del encuentro, las decepciones, las traiciones, los sentimientos de odio y de pasión mezclados, las fases de atracción y de rechazo, las fases de alejamiento y de retorno.
Roma también fue, para el Pasolini polemista, analista de la evolución de la situación italiana, el tema principal de observación, su campo permanente de estudio y de reflexión.
Pero sobre todo hay una Roma de antes y después de Pasolini. Sus escritos y sus peliculas crearon un nuevo imaginario de la capital italiana. Paso­lini no se limitò a incorporar la ciu­dad de Roma como telón de fondo de sus novelas y de sus fìlmes, sino que «refundó» Roma para la literatura y el cine.
Sus obras literarias y filmicas provocaron infìnidad de polémicas, contestaciones, agresiones y denuncias, que sin embargo nada pudieron frente a la extraordinaria novedad estilistica y la gran fuerza expresiva de su arte. Puesto que la acusación de homosexualidad se convirtió en banal y previsible, se afiadieron las de blasfemia, pornografia, ultraje a la religión, e incluso inducción al delito, encubrimiento y robo a mano armada! Acusaciones absurdas que no tardan en disiparse, aunque muchas veces obligarán al artista a someterse a procesos grotescos y mas que humillantes. Confinò una existencia y una dignidad literaria al lenguaje romanesco, que entrò gracias a él en la gran cul­tura italiana. Pasolini rodò sus primeros fìlmes en Roma, pero los decorados de Accattone y Mamma Roma son en primer lugar los de las barriadas populares en las que vivió y trabajó cuando (legò a la capital, donde viven los pobres, los marginados, los ùltimos «inocentes», el subproletariado solar: un espacio urbano precario, destartalado, despreciado por los arquitectos y por los urbanistas, al que Pasolini quiso insuflar grandeza y lirismo a través de una fìlmación sacralizante inspirada en los modelos fìgurativos del primer Renacimiento.
En la primavera de 1964 Pasolini publicó una importante colección de poemas, Poesía en forma de rosa (Poesia in forma di rosa). El tono dominante es cada vez mas el de la profecia, a menudo oscura, rabiosa, doliente, y también el de la abjuración («me he equivocalo en todo», «abjuro de està decada ridicula»), provocada principalmente por la «decepción de la Historia». Uno de los momentos más logrados de esta abjuración es Pajaritos y pajarracos (Uccellacci e uccellini) una fábula o más bien un «fìlme ideo-cómico», como lo definió él mismo. Interpretado por una insòlita pareja (Totò y Ninetto Davoli), fue uno de los testimonios mas lùcidos del cambio de època que Roma e Italia estaban atravesando a mediados de los años 1960. Pajaritos y pajarracos, en forma metafórica, aborda el tema de la crisis de las ideologias. Y narra el encuentro ya inevitable entre la cultura occidental y el Tercer Mundo. No se trata de una huida ni de algún tipo de «tercermundismo», sino, por el contrario, de una lùcida previsión, hoy sabemos cuàn justa y fecunda. El poeta insiste en señalar que no cree que el marxismo esté en crisis, siempre y cuando «sepa aceptar muchas nuevas realidades».
Por otra parte, ya a principios de los años sesenta Pasolini habia demostrado ser tal vez el único intelectual italiano capaz de comprender el sentido y el alcance de las transformaciones que se estaban produciendo y de percibir los peligros inherentes al neoca­pitalismo italiano: un «modelo de desarrollo» basado en la cantidad mas que en la calidad, en la acumulación de bienes superfluos mas que en un progreso cultural y moral. El resultado era la destrucción de culturas, estilos de vida, lenguajes, en provecho de un nuevo y uniforme modelo humano de referencia, el pequeñoburgués.
Aunque le gustaban, Pasolini se apartó de los estilemas fìgurativos y representativos del  neorrealismo, que denunciaban la miseria como condición material. Su denuncia, en cambio, se dirigía por encima de todo a la miseria espi­ritual, moral, fruto de la modernización acelerada y de la destrucción antropològica. Las nuevas formas de malestar social que acompañaban a la revolución estudiantil del 68 también eran, para Pasolini, fruto de està modernización impuesta desde arriba. Pasolini intuyó que el 68 italiano era en realidad una revolución de las clases medias, en la que la burguesia se rebelaba contra si misma y ya no consideraba necesarios ni la relación con los intelectuales ni el respeto por la ciencia, sino solo la destrucción y la violencia, en virtud de un fantasmal acceso a la modernidad desligado de cualquier ambición de desarrollo real. En los Escritos corsaroos, en su ùltimo filme, Salo, inspirado en Sade, y en la novela póstuma Petróleo, el poeta va todavia mas lejos en su análisis del «modelo italiano». Denuncia el racismo del hedonismo interclasista, cuyo ùnico modelo aceptado es el de la normalidad pequeñoburguesa (perfectamente vehiculada por la televisión y la publicidad), y muestra que el resultado de todo ello es paté­tico, porque un joven pobre de Roma nunca podrá adaptarse a estos modelos. Por este motivo Pasolini no solo se distanció del neorrea­lismo, sino que se mantuvo apartado de cual­quier concepción que entendiera la igualdad como nivelación, espiritual mas que material, y que identifìcara el progreso con el desarrollo.
Poeta antropòlogo «sobre el terreno», Pasolini siempre estuvo en contacto con personas y situaciones reales y, por encima de todo, con los cambios imprevistos y violentos (una verdadera «mutación genética») que, entre fìnes de los sesenta y comienzos de los setenta, sacudieron Roma, su ciudad de elección, su metáfora artistica y humana, y que, en cierto modo, también fueron el preludio de su propio final, igual de imprevisto y tràgico.

[Accostarsi a Pasolini nelle sue relazioni con la città di Roma è entrare in pieno in ciò che lo costituisce e definisce: poesia, politica, sesso, amicizia, film.
Per lui, che ha trascorso la sua giovinezza in Friuli e a Bologna, Roma non avrebbe mai potuto essere puramente decorativa, né un semplice luogo di residenza. Per l’uomo e il poeta, Roma ha avuto un’esistenza fisica, una passione carnale. Vi ha incontrato una grande storia d’amore, con tutte le sue fasi: il lirismo e l’angoscia dell’unione, le delusioni, i tradimenti, i sentimenti di odio e di passione, le fasi miste di attrazione e di rifiuto, le fasi di ritiro e di rientro.
Roma è stata anche per il polemista Pasolini, analista dell’evoluzione della situazione italiana, il focus di osservazione, il suo campo permanente di studio e di riflessione.
Ma soprattutto c’è Roma prima e dopo Pasolini. I suoi scritti e i suoi film creano un nuovo immaginario della capitale italiana. Pasolini non si limitò a incorporare la città di Roma come sfondo per i suoi romanzi e i suoi film, ma “rifondò” Roma per la letteratura e il cinema.
Dando dignità di lingua letteraria al dialetto romanesco, che è confluito grazie a lui nella grande cultura italiana, Pasolini ha girato i suoi primi film a Roma, ma i set di Accattone e Mamma Roma sono in primo luogo quelli dei quartieri popolari in cui visse e lavorò, quando lasciò alla capitale, dove vivono i poveri, gli emarginati, gli ultimi “innocenti “sottoproletari solari uno spazio urbano precario, fatiscente, disprezzato da architetti e urbanisti, di cui Pasolini riscontrava la  grandezza e il lirismo attraverso film ispirati a sacralizzare modelli figurativi del primo Rinascimento.
Le sue opere letterarie e filmiche causarono innumerevoli polemiche, difese, attacchi, aggressioni e denunce, ma non è possibile ignorare la straordinaria novità stilistica e altamente espressiva della sua arte. Dal momento che l’accusa di omosessualità era banale e prevedibile, si attaccarono alla bestemmia, alla pornografia, a ciò che era ritenuto offensivo per la religione, e anche all’induzione al reato, all’occultamento e alla rapina a mano armata! Accuse assurde presto dissipate, anche se spesso hanno costretto l’artista a subire processi grotteschi e umilianti.
Nella primavera del 1964 Pasolini pubblicò un importante raccolta di poesie, Poesia en forma de rosa (Poesia in forma di rosa). Il tono dominante è sempre quello della profezia, spesso oscura, arrabbiata, luttuosa, e anche quella dell’abiura (“Mi hanno equivocato di continuo, abiuro da questo decennio ridicolo”), causata principalmente dalla “delusione della Storia.” Uno dei punti forti di questa rinuncia è fatta in Pajaritos y Pajarracos (Uccellacci e uccellini), una favola, o meglio un “film ideo-comico”, come ha definito lui stesso. Interpretato da una coppia insolita (Totò e Ninetto Davoli), è stato una delle più lucide testimonianze di ciò che Roma e l’Italia stavano attraversando a metà degli anni sessanta. Uccellacci e uccellini metaforicamente affronta il tema della crisi delle ideologie. E inevitabilmente narra l’incontro tra la cultura occidentale e del Terzo Mondo. Non è una fuga o una sorta di “terzo mondo”, ma, al contrario, di una lucida lungimiranza, ora sappiamo leale e proficua. Il poeta insiste a segnalare che lui non crede che il marxismo sia in crisi, a patto che “si sappiano accettare molte nuove realtà.”
Inoltre, a partire dai primi anni sessanta Pasolini aveva dimostrato di essere forse l’intellettuale in grado di comprendere il significato e la portata dei cambiamenti che stavano avvenendo e di percepire i pericoli insiti nel neocapitalismo italiano: un “modello di sviluppo” basato sulla quantità più che sulla qualità, l’accumulo di beni superflui piuttosto che sul progresso culturale e morale. Il risultato è stato la distruzione delle culture, degli stili di vita, dei linguaggi, in favore di un nuovo modello umano di riferimento, il piccolo-borghese.
Anche se gli piacevano, Pasolini si allontanò dai modelli stilistici figurativi e rappresentativi del neorealismo, che denuncia la povertà e la condizione materiale. La sua denuncia è stata invece diretta soprattutto alla povertà spirituale, risultato di una modernizzazione accelerata e di una distruzione antropologica. Le nuove forme di disordini sociali che hanno accompagnato la rivoluzione degli studenti nel ’68, per Pasolini sono stati anche frutto della modernizzazione imposta dall’alto. Pasolini immaginò che il ’68 in Italia fosse in realtà una rivoluzione della classe media, che si ribellava contro la borghesia stessa e non fosse più considerato necessario stare né con gli intellettuali, né avere rispetto per la scienza, solo distruzione e violenza, sotto un accesso spettrale alla modernità distaccato da qualsiasi reale ambizione di sviluppo.
Negli Scritti corsari, nel suo ultimo film, Salò, ispirato da Sade, e nel romanzo postumo Petrolio, il poeta va ancora oltre nella sua analisi del “modello italiano”. Denuncia il razzismo dell’edonismo interclassista, il cui unico modello accettato è quello della normalità piccolo-borghese (perfettamente veicolata da televisione e pubblicità), e dimostra che il risultato di tutto questo è patetico, perché un povero giovane di Roma non può mai adattarsi a questi modelli. Per questo motivo non solo Pasolini prende le distanze dal neorealismo, ma rimane lontano da ogni concezione di uguaglianza intesa come livellamento, più spirituale che materiale, e da ogni assimilazione del progresso con lo sviluppo.
Poeta antropologo “sul campo” Pasolini era sempre in contatto con persone e situazioni reali e, soprattutto, con cambiamenti imprevisti e violenti (una vera e propria “mutazione genetica”) che, negli anni sessanta e l’inizio dei settanta, scosse Roma, la città che aveva scelto, la sua metafora artistica e umana, e, in un certo senso, rappresentavano anche il preludio alla sua fine, altrettanto inaspettata e tragica.]

Gianni Borgna, Alain Bergala,  Jordi Balló


Para establecer esrte itinerario hemos partido de la palabra poética de Pasolini tal como la hallamos en los textos de los archivos: cartas, poemas, articulos, fragmentos de guiones, etc. Muchos de ellos están publicados; otros eran inéditos hasta ahora, y si fìguran en nuestra selección es porque su cariz literario es fácil­mente reconocible y porque nos informan directamente sobre los aspectos esenciales de su pensamiento y de su actitud ante la vida. Los documentos nos narran sus vicisitudes desde su llegada a Roma hasta los dias anteriores a su asesinato. A partir del principio del montaje, hemos encadenado estos textos tratando siempre de preservar su autonomia, asi como su capacidad paradójica. La continuidad que se crea entre todos ellos permite ofrecer una visión fragmentada, pero pensamos que fìel y completa, de las grandes aportaciones que hacen de Pasolini un referente contemporáneo: la defensa de la diversidad, de las minorias lingúisticas, de su cultura y de las libertades individuales; la critica al rol de la religión y el legado del cristianismo, la denuncia de las nuevas for­mas de violencia y de abuso de poder; la puesta en evidencia de la persistencia del dogmatismo y el fascismo, de la homologación fruto de la sociedad de consumo, de la manipulación de los medios de comunicación de masas; el valor inestimable del rostro anónimo y, finalmente, la belleza revolucionaria de los márgenes. Son aportaciones que conectan con las inquietudes de las nuevas generaciones. Cómo se opera el tránsito del ámbito intelectual o artistico al de lo social y politico? Esta exposición avanza algunas de las respuestas a està pregunta y examina los motivos de su gran actualidad.

[Per impostare il percorso della mostra siamo partiti dalla parola poetica di Pasolini così come la troviamo nei testi di archivio: lettere, poesie, articoli, estratti da scritti, ecc. Molti di essi sono pubblicati, altri sono stati pubblicati in precedenza, e se inseriti nella selezione è perché il loro aspetto letterario è facilmente riconoscibile perché si riferiscono direttamente agli elementi essenziali del suo pensiero e del suo atteggiamento verso la vita. I documenti ci raccontano le vicende dal suo arrivo a Roma qualche giorno prima del suo assassinio. Fin dall’inizio del montaggio, abbiamo interconnesso questi testi cercando di preservare la loro autonomia e la loro capacità paradossale. La continuità che si crea tra loro permette di offrire una visione frammentaria, ma pensiamo fedele e completa, per i grandi contributi che fanno di Pasolini un referente contemporaneo: la difesa della diversità, delle minoranze linguistiche, la loro cultura e la libertà individuali, la critica del ruolo della religione e l’eredità del cristianesimo, la denuncia delle nuove forme di violenza e di abuso di potere, la dimostrazione della persistenza di dogmatismo e il fascismo, l’omologazione frutto della società dei consumi, la manipolazione dei mass media, il valore inestimabile del volto anonimo e, finalmente, la bellezza rivoluzionaria degli emarginati. Si tratta di contributi che collegano le preoccupazioni delle generazione più giovani. Come si opera il passaggio tra il campo intellettuale o artistico e quello dello politico e sociale? In questa mostra avanziamo alcune risposte a questa domanda ed esaminiamo le ragioni della sua grande attualità.]

c-via carini

 

VIDEO REPORTAGE DELLA MOSTRA

CAPITOLO I

PRIMO

[Capitolo Primo – Pasolini arriva alla stazione di Roma con sua madre il 28 gennaio del 1950. Il giovane militante e poeta è stato espulso dall’insegnamento pubblico e dal partito comunista dopo essere stato denunciato per essersi intrattenuto con adolescenti (corruzione di minorenni) durante una festa popolare a Ramuscello. Più tardi sarà assolto da questa accusa.
Hanno abbandonato la casa di Casarsa e il padre, che ancora dormiva. Al principio la madre trovò lavoro come governante. Poi i Pasolini (nel frattempo il padre li aveva raggiunti) si trasferirono in un rione di periferia a Ponte Mammolo, presso il carcere di Rebibbia.
Occorrevano tre ore al giovane Pasolini per raggiungere la scuola media privata di Ciampino dove finalmente aveva trovato lavoro come professore con un magro compenso. Tra i suoi allievi Vincenzo Cerami attrae la sua attenzione e simpatia: sarà scrittore e giornalista, e collaborerà come aiuto regista di Pasolini in Uccellacci e uccellini.
Questo periodo di miseria è illuminato però dal sentimento che “Roma è divina”. E a Roma scopre il sottoproletariato delle periferie, il suo linguaggio, la sua cultura e la sua vitalità.
Un giovane imbianchino, Sergio Citti, sarà il suo “dizionario ambulante” di dialetto romanesco. Questo mondo sconosciuto diventerà per alcuni anni la sua fonte principale di ispirazione letteraria e cinematografica.
Dopo i precari amori furtivi friulani scopre la sessualità libera e immediata con i ragazzi di Roma. Insieme a Sandro Penna, scrittore delle emozioni amorose con giovani ragazzi frequenta le sponde del Tevere, fiume che diventa uno dei suoi referenti simbolici e poetici. La sua fede nella scrittura si rafforza e vince alcuni premi di poesia che lo confermano nella sua convinzione che il lavoro letterario lo salverà. Inizia a frequentare gli scrittori che fino ad allora aveva conosciuto da lontano: Ungaretti, Gadda, Giorgio Cproni, Giorgio Bassani…]

CAPITOLO II

SECONDO

[Capitolo secondo – Con la pubblicazione di Ragazzi di vita, nel 1955, Pasolini irrompe con forza nel circuito della vita intellettuale e artistica romana. Fa entrare nella letteratura italiana il gergo dei ladruncoli e delle prostitute delle periferie e il dialetto romanesco. Il libro è motivo di scandalo, ma i suoi amici scrittori lo difendono.
In questo periodo inizia a lavorare scrivendo sceneggiature per Soldati, Fellini, Bolognini e altri. I cineasti sperano nella sua scrittura e nella sua conoscenza della forma di vita e di linguaggio del sottoproletariato romano, anche se l’azione della prima sceneggiatura – La donna del fiume di Mario Soldati, 1954 – non si svolge a Roma.
Pasolini stabilisce relazioni con quelli che saranno i suoi migliori amici, Alberto Moravia e Elsa Morante, conosce una giovane cantante e attrice, Laura Betti, che lo accompagnerà per tutta la vita, apparirà nei suoi film e nel suo teatro, e rappresenterà l’asse centrale della sua vita sociale romana. Più tardi, parlerà di lei a Godard come della sua “sposa non carnale”.
Le sue possibilità gli permettono ora di acquistare la sua prima auto, una Fiat 600, e di abbandonare la lontana periferia di Rebibbia per il quartiere di Monteverde, in cui andrà ad abitare nel 1954, in via Fonteiana, con sua madre e suo padre. Cinque anni dopo non cambia quartiere però si trasferisce in via Carini, in un palazzo dove abitano Attilio Bertolucci – poeta che ammira – e la sua famiglia. Il giovane Bernardo si converte in suo allievo e diventa suo aiutante in Accattone, prima di dirigere la sua prima pellicola a ventun’anni a partire da una sceneggiatura scritta per se stesso da Pasolini, La commare secca.
Frequenta l’animato centro di Roma, piazza Navona, piazza del Popolo e Campo de’ Fiori, dove vivono i suoi nuovi amici Alberto Moravia, Elsa Morante, Giorgio Bassani, Federico Fellini, Laura Betti. Visita in loro compagnia i caffè e i ristoranti della vita intellettuale romana.
Roma, in cui arrivò con sua madre nell’Anno Santo 1950, è anche la città in cui c’è il Vaticano. Papa Pio XII muore in ottobre 1958, dopo 19 anni di potere pontificio. Pasolini pubblica poco dopo una poesia intitolata “A un papa” in cui lo accusa di colpevole passività davanti all’ingiustizia della sfortuna dei poveri. La poesia è causa di scandalo e mette fine alla pubblicazione della rivista “Officina” creata nel 1955 da Pasolini, Francesco Leonetti e Roberto Roversi.
La sua vita sociale si svolge nel centro di Roma, dove lavora tutto il giorno, però la notte – scriverà nel 1960 – “la maggior parte della mia vita la passo oltre i confini della città, aldilà dei capolinea […] Amo la vita così ferocemente, così disperatamente, che non può farmi bene: voglio dire i dati fisici della vita, il sole, l’erba, la gioventù; è un vizio peggiore di quello per la cocaina, non mi basta mai e ce n’è un’abbondanza infinita, senza limiti: e io divoro, divoro. Come finirà non lo so…”]

CAPITOLO III

TERZO

[Capitolo III – Con Accattone (1961) Pasolini, uomo di lettere, entra nel mondo del cinema. Lo fa con grande entusiasmo per questo nuovo linguaggio che a suo parere è “la lingua scritta della realtà”, quella realtà che lui ama avidamente e che feticizza e sacralizza.
Ha difficoltà a produrre questo primo film dopo un parere negativo di Fellini che non è convinto dalle riprese filmate di prova che ha fatto effettuare. Ferito, Pasolini viaggia in India e in Africa prima di trovare un altro produttore che gli permetta di cominciare le sue riprese nella primavera del 1961. Quel viaggio sarà cruciale per il suo amore per il Terzo Mondo, che crescerà col tempo.
Quando inizia a filmare non conosce la tecnica cinematografica, però ha un’idea molto precisa del linguaggio e dello stile che dovrà adottare nel suo film. Inventa il “suo” cinema, che si differenzia tanto dal Neorealismo quanto dalla Nouvelle Vague.
La sua trilogia romana, AccattoneMamma RomaLa ricotta, nasce dal suo amore per i personaggi del sottoproletariato, quelli descritti da lui e di cui parla nel suo primo romanzo.
Le borgate del Testaccio, del Pigneto, del Tuscolano e del Parco degli Acquedotti rispondono alla sua entrata poetica nel cinema italiano.
La protagonista del suo secondo film, Mamma Roma (1961), sarà Anna Magnani, “la romana” per antonomasia del cinema italiano, con un passato rosselliniano. Nel film, il suo personaggio (una prostituta con un grande cuore di madre) abbandona la sua borgata popolare di Casal Bertone per affidarsi alla nuova “borgata INA-Casa” del Tuscolano, costruito nel 1961 grazie alla legge Fanfani. Questo desiderio materno di inborghesimento non salverà però suo figlio dal suo destino.
La ricotta, girato alla fine del 1962, è oggetto di un processo clamoroso per blasfemia. A partire dal quel momento e fino al suo assassinio, Roma sarà per Pasolini una costante, quella dei tribunali, che lo coinvolgeranno in una serie di processi, trentatré in totale, con i quali si tenterà anzitutto di far tacere questa voce critica, incessantemente polemica, questa coscienza vigilante e tenace che inquisisce su tutto ciò che lo indigna in Italia.
Mentre gira La ricotta, conosce un ragazzo di borgata, Ninetto Davoli, apprendista falegname, che sarà il grande amore della sua vita. Ninetto gli darà nove anni di grande felicità e allegria, acccompagnandolo nei suoi viaggi e nel suoi film, dove interpreta la parte dell’angelo innocente dai capelli ricci.]

CAPITOLO IV

QUARTO

[Capitolo Quarto – Pasolini dispone di mezzi per acquistare un grande appartamento, di cui scrive che sarà “la casa del suo funerale”. Lascia il centro chiassoso di Roma per un quartiere tranquillo e residenziale, quello dell’Eur, concepito da Mussolini, in cui compra all’inizio del 1963 un appartamento al numero 9 di via Eufrate. Vi porterà sua madre, che potrà praticare il giardinaggio, e la sua giovane cugina Graziella Chiarcossi, che ora è parte della famiglia. La via Eufrate sbocca da un lato davanti alla chiesa dei santi Pietro e Paolo, di cui si può ammirare la bella architettura alla De Chirico del Palazzo della Civiltà del Lavoro costruito a maggior gloria del fascismo, che attualmente i romani chiamano il Colosseo quadrato. Da questo quartiere costruito su una collina si possono vedere, nel 1963, le grandi opere della periferia, le autostrade in costruzione e, in lontananza, quando l’aria è pura e il cielo chiaro, il mare della spiaggia di Ostia. I suoi due personaggi di Uccellacci e uccellini (1965-1966) interpretati da Totò e Ninetto Davoli percorrono questi spazi della periferia scardinati dalla costruzione delle autostrade e di nuove città, allontanandosi ogni volta dal centro per percorrere quello che resta della campagna romana a metà degli anni sessanta.
Roma continua ad essere al centro della vita di Pasolini, che però inizia a prendere le distanze e a rifugiarsi nel sud Italia (che sarà la cornice del Vangelo secondo Matteo, 1964), in India dove era già stato nel 1961 in un lungo viaggio con Moravia, e in Africa. Il Terzo Mondo incomincia a rappresentare per lui un’alternativa alla “piccola Italia” (l’Italietta) che lo opprime, benché Roma continui a essere il luogo di espressione della sua “disperata vitalità” All’inizio del 1963 viaggia nell Yemen, in Kenya, Ghana, Nigeria…
Tra marzo e novembre del 1963 Pasolini gira un documentario su un tema tabù nel paese del Vaticano, Comizi d’amore. Al volante della sua auto, percorre tutta l’Italia, microfono in mano, per intervistare gli italiani sul concetto di sessualità. Questo lavoro lo porta da Milano a Palermo, passando per Modena, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Catanzaro poiché intende dare conto della mentalità profonda delle differenti regioni e dello stato sociale italiano nei confronti del tema del sesso. A Parigi, Michel Foucault pubblicherà nel 1977 un testo in cui manifesterà il suo grande interesse per questa iniziativa del “cinema verità all’italiana” su un tema tabù.
Prima di trovare in Palestina i luoghi per girare, in pochi giorni incontra nel sud Italia, al volante della sua auto, tutte le localizzazioni per Il Vangelo secondo Matteo. Il film, dedicato a papa Giovanni XXIII, provoca controversie al Festival di Venezia, dove ottiene il Premio Speciale della Giuria anziché il Leone d’Ora cui aspirava Pasolini che fu assegnato invece a Deserto rosso di Michelangelo Antonioni.
Il film viene presentato a Notre-Dame di Parigi. In quel periodo la capitale francese si trasforma in un secondo centro di gravità della sua vita intellettuale, come se sentisse la necessità di ampliare il suo dialogo con altri interlocutori che non fossero quelli del proprio paese in cui continuava a polemizzare regolarmente con la stampa. Pasolini scambia le proprie idee e teorie con gli intellettuali francesi più prestigiosi dell’epoca: Jean-Paul Sartre, Roland Barthes, Christian Metz e il suo rivale cinematografico Jean-Luc Godard a cui più tardi chiederà il “prestito” di Anna Wiazemsky e Jean-Pierre Léaud per Teorema e Porcile.]

CAPITOLO V

QUINTO

[Capitolo V – Una sera del marzo 1966 in un ristorante casca a terra in un lago di sangue dovuto a una emorragia causata da un’ulcera. Viene portato d’urgenza in ospedale e passa un mese di convalescenza nella sua casa, dove scrive i sei pezzi che costituiscono la quasi totalità della sua opera teatrale.
Inizia per Pasolini una fase di disinnamoramento nei confronti di Roma e per come la città si stia mutando, per ciò che dunque ora rappresenta ai suoi occhi. Constata gli effetti devastanti della società dei consumi e della televisione in ciò che aveva tanto amato quando era arrivato in quella città, che ora ha perso ai suoi occhi tutta la sua innocenza. Vede corrompersi la cultura del sottoproletariato romano, a partire dalla quale ha costruito una parte della sua opera narrativa e cinematografica. Tutta l’Italia si è convertita, secondo lui, in piccolo-borghese, con l’eccezione di Napoli che, dice, non cambia. Nel 1967 è molto colpito dalla morte di Totò, che era la fonte della comicità nei suoi cortometraggi e in Uccellacci e uccellini.
Viaggia in Marocco per girare Edipo re a eccezione del prologo che è senza dubbio la sequenza più autobiografica del suo film, girata in Lombardia per evocare la sua infanzia in Friuli.
Arrivano gli avvenimenti del 1968, che in Italia iniziano prima del maggio francese. Pasolini afferma in una sua poesia che crea scandalo, Il Pci ai giovani!, che le sue simpatie stanno dalla parte dei poliziotti che sono figli di contadini e non hanno potuto scegliere altro lavoro, e non dalla parte degli studenti, borghesi figli di papà. Con questa tesi provocatrice si confronta con i giovani studenti di Torino, dove ha messo in scena con Laura Betti il suo dramma Orgia.
L’unica luce in questo periodo di disillusione generale è il suo incontro con Maria Callas, alla quale assegna nel 1969 la parte della protagonista nel suo film Medea. Gira il prologo di questo film in Venezia Giulia, e vive con la Callas una relazione unica di intensa e amorosa amicizia.]

CAPITOLO VI

CAP SESTO
[Capitolo VI – Nel 1971 Ninetto Davoli gli annuncia che intende sposarsi, cosa che gli causa una profonda depressione. Tra il 1970 e il 1974 si dedica a girare i film della Trilogia della Vita con la speranza dolorosa di ricreare attraverso il cinema in un mondo mitico l’innocenza perduta e pagana dei corpi popolari che amò al suo arrivo a Roma. Va in Inghilterra per girare I racconti di Canterbury, in Egitto, Yemen, India, Iran, Eritrea, Afghanistan e Nepal per Il fiore delle Mille e una notte.
Non appena termina questi film, valuta quanto vi fosse di volontaristico in questo tentativo di fuggire dalla realtà del “genocidio culturale” e abiura solennemente alla Trilogia della vita.
Pasolini prosegue vivendo e lavorando a Roma, però sceglie due località né troppo vicino né troppo lontano dalla città in cui avere due case ideali per l’uomo che è diventato.
La prima, vicino Viterbo, è una casa da scrittore e da pittore. Perché nel frattempo si è messo seriamente a dipingere. Sta addossata alle rovine di una torre medievale, la Torre di Chia, che aveva scoperto per caso il giorno in cui girava la scena del battesimo di Gesù nel Vangelo secondo Matteo: una casa che non aveva potuto comprare fino al 1970. È una fuga da Roma e da ciò che sta diventando Roma e uno sguardo immaginario al Medioevo e ai suoi anni friulani. La seconda è una casa costruita col suo amico Moravia di fronte al mare sopra le dune di Sabaudia. Sfrutterà poco questa casa in cui non comincia a risiedere fino alla sua ultima estate nel 1975.
Le due grandi opere di questo periodo, che lui non sa essere l’ultimo per lui, sono il libro ambizioso e incompiuto Petrolio e il film Salò. Nel racconto “totale” Petrolio, Pasolini parla del fascino di Roma e della trasformazione della città durante gli ultimi decenni.
La lavorazione di Salò gli causa minacce di morte, furti dei negativi, pressioni politiche.
Non vedrà l’uscita del suo film poiché la mattina del 2 novembre il suo corpo terribilmente massacrato sarà ritrovato in un pratone dell’idroscalo di Ostia. Ciò che accadde quella notte tuttavia non è stato chiarito: la descrizione dei fatti secondo la confessione di Pelosi attualmente non convince nessuno.]