Pasolini e il Living Theatre: Judith Malina su “Edipo re”

Pasolini e il Living Theatre: Judith Malina ha introdotto la proiezione di Edipo re (in cui Julian Beck è Tiresia) il 7 luglio 2013 a Bologna in occasione della rassegna “Sotto le Stelle del Cinema”.

Corriere della Sera – Bologna, 7 luglio 2013

Gli occhi stanchi e stropicciati dopo l’indigestione di film del Cinema Ritrovato, ci si ritrova subito in Piazza Maggiore per il prosieguo di Sotto le Stelle del Cinema, che fino a tutto luglio programma ogni sera alle 22 un film sul crescentone (salvo spostarsi al cinema Arlecchino in caso di pioggia). Come avevamo annunciato, Il cartellone prevedeva lunedì sera 8 luglio l’Edipo re di Pier Paolo Pasolini alla presenza di Judith Malina, fondatrice del Living Theatre assieme al marito Julian Beck, scomparso nel 1985 e scelto nel 1967 da Pasolini per interpretare il ruolo di Tiresia.
Judith Malina è ospite dell’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, che promuove la rassegna Dei Teatri Della Memoria – tanto è vero che è stata protagonista mercoledì 10 luglio, alle ore 21.30 al Giardino della Memoria, dello spettacolo dei Motus The Plot Is the Revolution. Edipo re è il primo dei film di Pasolini sul Mito classico, spogliato di tutti gli effetti cinematografici del kolossal in costume per farne invece racconti folclorici in terra barbarica, dove i paesaggi desertici del Marocco si contrappongono al prologo friulano e all’epilogo girato a Bologna (proprio in Piazza Maggiore, oltre che al Portico dei Servi) e a Milano. Non è un caso che la Cineteca di Bologna abbia presentato il capolavoro pasoliniano come «una tragedia di Sofocle reinventata alla luce di Freud», visto che la Grecia del regista e poeta è già filtrata dagli studi sulla tragedia e dalla filosofia novecentesca. La prima proiezione del film avvenne alla Mostra del Cinema di Venezia nel settembre del 1967, accolta, al solito, da molti distinguo. Di Edipo re Pasolini, proprio a Venezia, confermò l’ambizione a farne un film sulla modernità: «Se Il Vangelo secondo Matteo confrontava la religione cristiana con le teorie di Marx, Edipo nella mia idea deve fare lo stesso con la psicanalisi di Freud. Penso che su Marx e Freud poggi l’intera nostra cultura». Da alcuni commentatori la cecità di Edipo (e quella del Tiresia di Beck) fu interpretata come «l’incapacità dell’uomo contemporaneo di vedere – e di sforzarsi di comprendere – le situazioni in cui si trova, situazioni per molti versi drammatiche e terribili» (Serafino Murri), mentre a noi oggi sembra che i simboli dell’opera vadano al di là di letture così trasparenti, con maggior enfasi sull’atto di castrazione e di automutilazione della società contemporanea, atti rimossi, barbarici ma sempre più presenti.
E oggi ci paiono più azzeccate le belle parole di Alberto Moravia: «Questo dramma è una specie di match tra Tiresia, il cieco che vede, e Edipo, il veggente che è cieco. In questo match verbale, Edipo non è un violento, un brutale, bensì un intellettuale come Amleto, strenuo, eroico, avido di verità». A sua volta, il rapporto tra Pasolini e Judith Malina (e Julian Beck) andava al di là del famoso apprezzamento («Il Living Theatre può essere fatto solo dal Living Theatre», asseriva il regista nato a Bologna), per ampliarsi invece a una curiosità reciproca e a una progettualità comune, magari non sempre chiara né di lunga durata, ma sincera. Il cast di interpreti quanto mai eterogeneo – Franco Citti, Silvana Mangano, Carmelo Bene, Julian Beck, Alida Valli – è sorprendente solo in apparenza e anzi conferma la passione di Pasolini per gli accostamenti imprevedibili e la ricerca di volti senza tempo, quelli segnati dalla povertà di ieri e di oggi, ma anche quelli del teatro di ricerca e della neo-avanguardia. Quello di Pasolini e Citti è un Edipo pellegrino, un fascio di nervi, un uomo quasi primitivo, che reca con sé la colpa ancora prima di compierla.