Nella personale romana dell’artista messicano Ortega un’installazione dedicata a Pasolini

Al Macro Testaccio di Roma, dall’8 febbraio al 22 marzo 2018, sarà visibile la prima personale italiana dell’artista multimediale messicano Luis Felipe Ortega, una delle quali, l’installazione Landscape and Geometry (2017), è dedicata a Pasolini. Dell’esposizione, curata da Lucilla Meloni, dà conto un comunicata Ansa che qui riprendiamo.

Orizzonte e sguardo, l’occhio di Ortega
redazionale

www.ansa.it – 9 gennaio 2018

L’ orizzonte e lo sguardo, un legame per trovare «altri tipi di itinerari, fondamentalmente mentali, ma, a loro volta, spaziali». E’ l’intreccio che occupa un ruolo centrale nel lavoro dell’ artista messicano Luis Felipe Ortega, di cui il Macro Testaccio ospita dall’ 8 febbraio al 22 marzo 2018 A Horizon Falls, a Shadow, prima mostra personale in Italia con opere che spaziano tra video, fotografia, installazione, disegno.
La produzione di Ortega, che ha rappresentato il Messico alla 56.a Biennale di Venezia, ruota intorno all’ «esercizio dell’osservazione» e richiede una visione prolungata. Se in Horizons (2013 – 2017) il lapis compone le tonalità diverse di un orizzonte, di uno spazio reale quanto mentale, in Looking through something that appears to be oneself (2014) il visitatore è invitato a rispecchiarsi nei frammenti del reale, fotografati. Nel video Altamura (2016) le immagini di un paesaggio, accompagnate dalle voci di poeti, scrittori filosofi, scorrono quasi come fotogrammi. C’ è spazio anche per l’ attualità: ai 43 studenti di Ayotzinapa rapiti in Messico nel 2016 e uccisi è dedicato Long Night in the Present (2016).

Felipe Ortega
Luis Felipe Ortega

E ancora, l’ istallazione Landscape and Geometry (2017), dedicata a Pier Paolo Pasolini: un luogo tra vuoto e pieno, dove alla leggerezza della trama ordita dai fili si accompagna la pesantezza delle pietre. L’ispirazione viene da un articolo del 1975 in cui lo scrittore denunciava la scomparsa delle lucciole a causa dell’ inquinamento e vi leggeva una metafora della trasformazione dell’Italia, e della omologazione culturale prodotta dalla società dei consumi.
Artista multimediale, Luis Felipe Ortega si concentra sul concetto di viaggio, di scultura del paesaggio, di silenzio e vuoto, risorse attraverso cui approfondire il soggetto contemporaneo. Per la curatrice Lucilla Meloni, «prende così forma il corpus di un’arte silenziosa e riflessiva, a cui sembra essere sotteso un ordito geometrico, che, tra video, fotografia, pittura, disegno, scultura, installazione, si misura con la fenomenologia del mondo e tenta di instaurare un ordine foriero di nuove visioni e di nuovi equilibri».

[info_box title=”Luis Felipe Ortega” image=”” animate=””]nato a Città del Messico nel 1966, si è laureato alla Facoltà di Filosofia dell’Università Autonoma Nazionale, UNAM. Dal 1993 espone in Messico e in rassegne internazionali. Artista eterogeneo, ha preso parte al Temístocles 44 e ha fondato alcuni progetti editoriali come Casper, pubblicazione curata da un gruppo di artisti che descrive le problematiche, gli interessi e le influenze della loro generazione. Sin dagli anni Ottanta, quando comincia il suo interrogarsi attraverso il video, l’artista ha sostenuto un’indagine scrupolosa degli strumenti mediatici, registrando performance in spazi pubblici ma anche investigando il linguaggio dei media, utilizzando meccanismi via via più complessi per esplorare il tempo e le strategie spaziali dell’immagine. La sua ricerca si sofferma sul concetto di viaggio, di scultura del paesaggio, di silenzio e vuoto quali risorse attraverso cui ripensare il soggetto contemporaneo. I suoi lavori sono pervasi da continui richiami alla filosofia e alla letteratura, come in Six Essays Regarding Calvino (1998-1999), The Shadow Line (2004) and Breakfast for Dino Campana (2009). Tra le sue mostre: (Notes for the Inclusion of Silence), Marso Gallery, Città del Messico (2013); Some Things Last a Long Time, Desiré Saint Phalle Gallery, Città del Messico (2012); Antes de la resaca. Una fracción de los noventa en la colección del MUAC, Città del Messico (2011); So It Is, Now is Now, Laboratorio Arte Alameda, Città del Messico (2010); Inverted Horizon, El Clauselito, Museo de la Ciudad de México, Città del Messico (2010); 4th Prague Biennial, Karlin Salon, Thamova (2009); La era de la discrepancia, MALBA, Buenos Aires, Argentina/Pinacoteca do Estado de São Paulo, Brazil (2008); Before the Horizon, Maison d’Art Actuel des Chartreux, Brussels, Belgium (2006); After the Act, MUMOK Museum Moderner Kunst, Vienna, Austria (2005); Occupation, Sala de Arte Público Siqueiros, Mexico City (2004); Something Happens, Nothing, International Studio and Curatorial Program, New York (2002); Gwangju Biennale, South Korea (2002); Tirana Biennale, Albania (2001) e Gwangju Biennale, South Korea (2000).[/info_box]