Il Pasolini di Herlitzka al Piccolo di Milano (16-26 ottobre), di Michele Weiss

Approda al Piccolo di Milano, nel tempio del teatro italiano di prosa, lo spettacolo firmato dal regista Antonio Calenda Una giovinezza enormemente giovane, che, ispirato alla figura di Pasolini su testo di Gianni Borgna, vede in scena uno dei più magnetici attori italiani, Roberto Herlitzka. Si tratta di una sorta di novità, dato che il lavoro, dopo il debutto al Mittelfest di Cividale del Friuli nel luglio 2012, è stato ripreso a grande richiesta per la stagione teatrale di quest’anno.

Herlitzka e lo spettro di Pasolini

di Michele Weiss

www.lastampa.it – 16 ottobre 2014

Un quadro da "Una giovinezza enormemente giovane" con Roberto Herlitzka
Un quadro da “Una giovinezza enormemente giovane” con Roberto Herlitzka

Una giovinezza enormemente giovane, in scena dal 16 al 26 ottobre al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello 2, vede impegnato in un monologo di rara intensità un «grande vecchio» del teatro italiano: Roberto Herlitzka. Dopo aver indossato brillantemente i panni di un altro italiano scomodo (Aldo Moro nel film di Marco Bellocchio Buongiorno, notte), oggi prende quelli di Pier Paolo Pasolini. Non di un Pasolini in carne e ossa ma del suo fantasma, come ci racconta l’attore, recente Nastro d’Argento alla carriera: «Lo spettacolo, in maniera abbastanza impressionante, inizia con una descrizione di se stesso morto utilizzando una sua poesia in cui, in qualche modo, Pasolini prevedeva il suo omicidio, anche con la descrizione del proprio cadavere massacrato, e questo dà luogo a una specie di sopravvivenza mentale rievocata a partire dalla fine».

Scritto da Gianni Borgna – grande conoscitore dell’opera pasoliniana e da poco scomparso – che ha messo insieme una serie di componimenti dell’autore di Ragazzi di vita, tra cui molte poesie, e messo in scena da Antonio Calenda, lo spettacolo si misura con la dimensione fantasmatica dello scrittore e regista più tormentato e rimpianto del dopoguerra italiano, presentata accanto alla sua azione politica e sociale.

«Non mancano i riferimenti alla sua dimensione pubblica – continua Herlitzka -, ma montando la pièce ci siamo accorti che aleggiava fortemente questa sua presenza intima, come se una parte di lui non fosse mai scomparsa. E penso che questo sia dovuto all’eccezionale empatia che Pasolini aveva per i “suoi” poveri, che conosceva e amava sprofondando di persona nel loro stesso inferno durante i suoi giri notturni». Poveri dei quali, per primo, Pasolini cantò anche poeticamente la perdita dell’innocenza originaria, la loro tragica voglia di farsi corrompere anima e corpo dal consumismo.  Per Herlitzka, «questo “pensamento affettivo” del mondo va di pari passo con la grandezza della sua poesia: senza di essa la forza della figura di Pasolini sarebbe stata meno straordinaria».

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