Il film “12  dicembre” di PPP in proiezione a Torino 

Su iniziativa del Museo Nazionale del Cinema e della Fondazione Maria Adriana Prolo, nuovo appuntamento al Cinema Massimo di Torino  di  Magnifiche Visioni con la presentazione e proiezione della  versione  recentemente  restaurata,  su  iniziativa della Fondazione Cineteca  di  Bologna  e  dell’editore  tedesco  Laika  Verlag, del film 12 dicembre  (1972)  realizzato  da  Pier  Paolo  Pasolini con il militante di “Lotta continua” Giovanni Bonfanti.
La proiezione di martedì 7 giugno 2016 alle ore 20.30 (replica il giorno dopo alle 15)  è introdotta da Roberto Chiesi, responsabile del Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini di Bologna, di cui qui di seguito pubblichiamo il  comunicato diffuso per l’occasione.

Piazza Fontana. Strage
Piazza Fontana. Strage

La  serata, intitolata “Cinema e conflitti”, sarà l’appuntamento conclusivo del  ciclo  “Cinema  e politica”, organizzato dall’Unione Culturale “Franco Antonicelli”,  nell’ambito  del  progetto  “Polo  Off.  Cittadinanza Attiva”, coordinato  dal  Centro  Studi Piero Gobetti e sostenuto dalla Compagnia di San Paolo. Il programma di Magnifiche Visioni. Festival Permanente del Film Restaurato propone,  a  seguito  del  grande  successo  di pubblico e di critica delle scorse  edizioni, diversi appuntamenti mensili con i capolavori del cinema, dall’età  d’oro del cinema classico, spaziando dal muto fino alle nouvelles vagues  degli  anni  ’60 e oltre, in copie restaurate provenienti dalle più importanti cineteche del mondo.
«È  stato il momento in cui, più di tutti, siamo andati vicini alla perdita della  democrazia formale in Italia». Con  queste  parole  Pier  Paolo  Pasolini  si  riferiva alla strage del 12 dicembre  del  1969 quando l’esplosione di una bomba  alla  Banca Nazionale dell’Agricoltura  di  Milano,  in  Piazza  Fontana,  causò    la  morte  di diciassette persone, e alla   “morte   accidentale”  dell’anarchico Giuseppe  Pinelli, avvenuta tre giorni più tardi in seguito ad  una  caduta dall’ufficio  della questura dove lo  stavano  interrogando  perché sospettato  ingiustamente di essere  uno  dei  responsabili della strage.
Un   collettivo   di  “Lotta   Continua” volle   realizzare   un film di denuncia  e  trovò  un  inatteso interlocutore in Pasolini, che procurò i finanziamenti per produrlo (attraverso la PEA) e addirittura lo ideò e girò con il gruppo, in particolare con il militante Giovanni Bonfanti. In quel periodo,  Pasolini  era  avversato dai gruppi extraparlamentari che non gli avevano  perdonato  la  poesia Il PCI ai giovani!! (1968), dove aveva  accusato il movimento studentesco di essere un’emanazione della borghesia. Lo   scrittore-regista   apprezzava   molti   aspetti   della  militanza di “Lotta  Continua”  e  così,  anche  sulla  base  di un progetto iniziale di Goffredo  Fofi,  pensò   a   un   film   che   costituisse  una  sorta  di viaggio   politico e  antropologico nell’Italia  dei  primi  anni  ’70, incentrato  su  alcuni episodi emblematici delle trasformazioni che stavano avvenendo  nel  corpo  del  paese.  “Lotta  Continua”  voleva  un  film più didascalicamente  militante  ma il progetto si  orientò  soprattutto  nella direzione  voluta  da  Pasolini  (che girò personalmente  alcune sequenze a Milano, Musocco, Carrara, Bagnoli, Napoli e Viareggio:  sono le uniche sequenze dove ha filmato l’Italia degli anni ’70),  anche se egli dovette accettare alcuni compromessi e la soppressione di  varie  sequenze.
Girato   tra  il  dicembre  del  1970  e  l’estate del 1971, presentato  al festival  di Berlino   (lo  stesso  anno in cui I racconti di Canterbury vinse l’Orso d’oro) e distribuito esclusivamente nel circuito culturale dei   “Circoli   Ottobre”   (parallelo   a   “Lotta   Continua”), il film presenta  molte sequenze notevoli: tra queste, l’intervista alla vedova e alla madre di Pinelli, che rievocano la loro tragedia con estrema lucidità, una  scena silenziosa e nebbiosa al cimitero di Musocco, dove all’epoca era sepolto  l’anarchico;  una serie di riprese impressionanti della rivolta di Reggio  Calabria del 1970; una sequenza tra le baracche di Napoli, dove gli abitanti vivevano in condizioni di estrema povertà, e infine una ripresa nella casa di una famiglia di immigrati siciliani a Torino.
Nei  crediti  Pasolini non figura come autore ma viene indicato solo che il film  è  nato  da  una  sua  idea.  In  realtà,  nella registrazione audio, recentemente  ritrovata,  di un incontro con alcuni studenti, avvenuto il 22 giugno  del   1972   a  casa  di  Pasolini, lo  scrittore-regista  afferma: «Stilisticamente  assomiglia  molto  a  Comizi d’amore. C’ho lavorato, l’ho montato io, ho scelto io le interviste ma non ho messo la regia, perché gli avvocati  che  l’hanno visto mi hanno detto che era pericolosissimo, che mi avrebbero  messo  in prigione. E allora abbiamo trovato una formula per cui il  mio nome ci fosse, perché chi voleva capire capisse, ma formalmente non potessero procedere contro di me. Io ho girato circa un sessanta per cento, ma  l’ho  montato tutto io. Però – e questo è il punto – non ci ho messo la mia  ideologia. Da una parte ho messo quella che è la realtà, dall’altra ho fatto dire le loro idee a questi di Lotta Continua».
Il  film, della durata di 100 minuti, è stato finora pubblicato in edizioni video  e  dvd  tagliate di oltre cinquanta minuti. Nel 2014 il film è stato restaurato  nell’edizione  integrale dal laboratorio “L’Immagine Ritrovata” per  conto   della  casa  editrice  tedesca Laika Verlag e della Fondazione Cineteca  di Bologna, ma senza che sia stato possibile ritrovare i negativi originali.