A Roma, con la compagnia La Gaffe, una nuova versione del “Miles-Vantone” di Plauto/Pasolini

Dal 7 all’11 febbraio 2018 andrà in scena a Roma, al teatro San Genesio, una versione del Miles Gloriosus / Il Vantone di Plauto nella traduzione di Pier Paolo Pasolini, che nel 1963 convertì il dettato plautino in un ruspante romanesco, modellato anche su Belli. La richiesta gli era venuta dal grande attore Vittorio Gassman,  per il quale il poeta aveva già tradotto nel 1960 l’Orestea di Eschilo e che aveva in animo di realizzare l’allestimento plautino, poi non andato in porto.
Responsabile del nuovo allestimento del
 Vantone, che non smette di attirare i teatranti anche per i suoi aspetti di avanspettacolo, è la Compagnia amatoriale La Gaffe, diretta da Paola Ronga e animata da un nutrito cast di attori: attorno a Gianluca Tusco, nei panni del protagonista Pirgopolinice, recitano Piero Grasso, Mauro Utzeri, Carlo Gentiloni, Alessandra Serra, Francesca Pimpinelli, Michele Gambirasi, Maria Teresa Pugliese, Lorenzo Coccia, Gianni Tarsi e la stessa Ronga.
Qui di seguito le note di regia dello spettacolo, della cui segnalazione ringraziamo Giovanni Caloro.

La vanagloria del fanfarone
note di regia
Compagnia amatoriale La Gaffe

"Il Vantone" della Compagnia La Gaffe. Locandina
“Il Vantone” della Compagnia La Gaffe. Locandina

Il Miles Gloriosus di Plauto è una storia molto semplice. Un militare fanfarone viene raggirato da un servo furbo che lo manipola stuzzicandone la vanità. A questo impianto drammaturgico, che ha oltre ventidue secoli, hanno attinto molte opere successive, che hanno sfruttato le maschere e le figure create da Plauto.
Anche Pasolini nel 1963 ha voluto confrontarsi con il Miles e in sole tre settimane ha tradotto il testo plautino, con l’intenzione di affidarlo a un grande interprete come Vittorio Gassman. Tuttavia non si tratta di una semplice traduzione perché Pasolini non è un traduttore. Pasolini è un uomo di teatro e di elaborazione intellettuale.  La scelta del dialetto romanesco, contaminato dalla nobiltà della rima, trasporta il Miles in un contesto urbano moderno, “sanguignamente plebeo”, senza perdere la carica evocativa del testo: ecco, proprio come Pasolini concepiva la sua arte, reale e attuale, ma con tutto lo slancio della fantasia e dell’elaborazione poetica.

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